Giulio Tarro, MD, PhD *
*President of the T.&L. de Beaumont Bonelli Foundation for Cancer Research, Naples, Italy
Summary
The “variola major”, the virus that caused smallpox, lethal in 30% of cases, was completely eradicated in 1979 for the human species thanks to widespread vaccination worldwide. The World Health Organization recently declared that India and southeastern South Asia are also free of the polio virus, a major achievement since the vaccine for polio, an infectious disease that can cause paralysis, was certified safe and useful only 70 years ago.
The vaccine for the hepatitis infection virus, HBV, is able to prevent 50% of all liver cancers.
The human papilloma virus (HPV) has been correlated with cervical cancer with particular regard to oncogenic genotypes 16 and 18 in the human species: the US FDA (Food and Drug Administration) issued the first vaccine against HPV in 2006.
Finally, the ability of the immune system to recognize an antigen associated with cancer allows the development of a vaccine approach for therapeutic application and represents a major milestone in the field of research.
Many years have passed to stimulate new systems to fight tumors. Now the research is trying to obtain the complete sequences by means of the proteomic approach to try to have optimal antigenic preparations that can be used as a specific anti-cancer vaccine.
Key words: Polio, HIV, Smallpox, Vaccine, Oncogenic Viruses
Introduzione
Nel relazionare su infettivologia e vaccini al convegno “Nuove frontiere della biologia” (Roma, 2 marzo 2018), ho cominciato subito con una lezione di anatomia, nel senso che ho iniziato ricordando la splendida raffigurazione di Rembrandt in sala anatomica. Innanzitutto desidero rivolgere un omaggio grato al mio maestro Albert Sabin cui sicuramente dobbiamo la sconfitta della seconda malattia infettiva dopo il vaiolo, cioè la poliomielite o paralisi infantile: infatti esistono ancora pochi casi in Afghanistan e Pakistan e ultimamente, purtroppo, in Siria per la guerra. L’importanza del vaccino attenuato Sabin, rispetto a quello inattivato con la formalina di Salk, è stato di poter utilizzare la replicazione del virus polio nel tubo intestinale senza il passaggio attraverso la barriera ematoencefalica e senza danneggiare quindi il sistema nervoso con la paralisi. Sarebbe stato difficile praticamente iniettare un vaccino in Africa, nel Centro Sud America, nel Sud Est Asiatico. L’eradicazione della paralisi infantile fortunatamente è stata raggiunta attraverso il genio, nel senso proprio del termine, di Albert Sabin mediante il suo vaccino orale.
La morfologia dei virus è diversa, da quella semplice del papilloma virus, raffigurato nell’Atlante di Dalton, a quelle sempre più complesse come l’architettura del virus dell’epatite B o quelle che rappresentano il modulo lunare ossia il batteriografo. D’altra parte al congresso internazionale di virologia nel 2002 a Gerusalemme è stata presentata la tassonomia di tutti i virus a DNA e RNA che sappiamo adesso essere gli organismi più numerosi nel mondo, tra area, terra e acqua.
Nell’evoluzione dell’uomo, la specie umana nasce in Africa per poi migrare verso l’Europa e l’Asia, quindi attraverso lo stretto di Bering in America. I virus seguono lo stesso percorso. Soprattutto la famiglia dell’HTLV1 e dell’HTLV2. Sono stati isolati da Hinuma in Giappone e successivamente da Gallo nei Caraibi. Perfino l’HIV, il virus dell’AIDS, scoperto da Montagnier e Barrè-Sinoussi era stato chiamato HTLV3.
Nei secoli scorsi c’è stato un percorso obbligato per gli schiavi dall’Africa al Nord America, e successivamente, proprio alla fine del secolo scorso lo stesso percorso viene effettuato dal virus dell’AIDS, in particolare quando è stato isolato nel 1983 l’HIV. Vi sono due tipi importanti, il tipo 2 dalla scimmia verde africana e il tipo 1 dallo scimpanzè cynomolgus. Questi virus vengono dalla giungla. In Africa, quando c’è stata la costruzione delle autostrade da nord a sud, da est a ovest, possiamo vedere come i lavoratori mangiassero le scimmie e, presumibilmente, è questo il meccanismo del passaggio del virus dalla scimmia all’uomo. È quindi, analizzando questo virus che per molti versi è stato studiato estesamente, cominciando in Francia e poi negli Stati Uniti. Isolato da Abraham Karpas in Gran Bretagna, si è notato che è un retrovirus, perché ha la strascrittasi inversa che è quella che gli permette di indovare il suo acido nucleico RNA, la sua molecola della vita, nel DNA della cellula, e poi di nuovo l’enzima agisce per ripassare all’RNA e quindi infettare le altre cellule.
I virus a DNA possono essere sia citolitici e/o citotossici, o eventualmente possono anche mettere alcuni loro geni direttamente nel DNA della cellula, praticamente nella stanza dei comandi e mandare il loro messaggio di malignità, in questo caso la produzione di proteine non più cellulari, che possono servire da marcatori, e quindi essere responsabili della trasformazione della cellula stessa.
Le endemie si riferiscono esclusivamente all’infettivologia di un territorio, possono essere ovviamente più diffuse e si parla di epidemie; oggi infine è facile parlare di pandemia a livello globale con i sistemi di trasporto aereo esistenti.
D’altra parta, penso sia importante sapere le modalità di propagazione degli agenti microbici, dall’urbanizzazione alle guerre, eventualmente la trascuratezza dei primi casi di ebola nelle tre nazioni dell’Africa Occidentale, oppure disastri naturali come il colera seguito al terremoto di Haiti (noi stessi abbiamo subito nel 1973 il colera a Napoli e nelle Puglie) e poi ovviamente i viaggi, come abbiamo accennato prima, sono responsabili della loro propagazione.
La storia dell’umanità è stata forgiata da micidiali microorganismi. In passato catastrofiche epidemie come la Peste (che in Europa nel medioevo uccise i due terzi della popolazione) o il Vaiolo, unite a quello che a quei tempi era un alto tasso di natalità, hanno permesso il ripopolamento, in determinate aree del nostro pianeta, di persone caratterizzate da gruppi sanguigni particolarmente resistenti a microbi come la Yersinia pestis o virus come il Variola virus. Solo alla fine dell’800 la Medicina è stata in grado di scoprire gli agenti eziologici delle principali malattie a carattere epidemico e a mettere in atto strategie per contenerle: innanzitutto le vaccinazioni (1).
Il principio sul quale si basano queste è, come è noto, inoculare nel soggetto sano quantità attenuate (o parti di questo) dell’agente patogeno così da suscitare una reazione immunitaria capace di proteggerlo. Oltre a questo beneficio ve ne è un altro altrettanto importante: la vaccinazione del singolo individuo riduce il numero dei soggetti che possono trasmettere l’infezione. Si ha, quindi, quella che è stata definita “’immunità di gregge” (herd immunity) la quale finisce con il fornire una tutela anche agli individui che non sono stati vaccinati (2).
Una qualsiasi vaccinazione per potere proteggere una comunità deve interessare una grande percentuale degli individui che la compongono; in taluni casi, comunque, il vaccino può provocare gravi effetti sulla salute delle persone sottoposte alla vaccinazione. Va da sé che i progressi nella preparazione dei vaccini hanno progressivamente ridotto questo rischio, che oggi appare estremamente ridotto anche se non del tutto irrilevante. Non così ai tempi di Edward Jenner (3).
Il 14 maggio 1796, Edward Jenner inoculava il vaiolo delle vacche del Gloucester al piccolo James Phipps. L’intuizione del giovane medico doveva rivelarsi feconda di sviluppi. Egli aveva osservato che l’inoculazione del pus prelevato da individui affetti da vaiolo dei bovini, o vaccino, poteva produrre l’immunizzazione contro il vaiolo umano senza gli effetti a volte letali conseguenti alla pratica, allora diffusa, dell’inoculazione di pus di vaiolo umano. Un paio di giorni dopo, quindi, infettò il bambino con pus di vaiolo umano senza che questo facesse sviluppare la temibile infezione. Nel 1798 pubblicò i risultati di questo e altri esperimenti nel volumetto An Inquiry into the Causes and Effects of the Variolae Vaccinae che segna la nascita dell’immunoprofilassi (4).
Difterite
La difterite è una malattia infettiva acuta (si trasmette tramite esposizione a goccioline di saliva emesse con il respiro, colpi di tosse, starnuti di soggetti infetti, convalescenti o portatori sani) provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae. Una volta entrato nel nostro organismo, questo agente infettivo rilascia una tossina che può danneggiare, o addirittura distruggere, organi e tessuti. Gli organi coinvolti variano a seconda del tipo di batterio: il più diffuso colpisce la gola, il naso e talvolta le tonsille, la vagina o la congiuntiva. Mentre un altro tipo, presente soprattutto nelle zone tropicali, provoca ulcere della pelle.
Il periodo di incubazione dura da due a cinque giorni. Quando l’infezione riguarda l’apparato orofaringeo, i primi sintomi sono mal di gola, perdita dell’appetito e febbre leggera. Entro due o tre giorni, sulla superficie delle tonsille e della gola si forma una caratteristica membrana grigiastra, dai margini infiammati. Altri sintomi associati all’infezione possono essere gonfiore del collo e ostruzione delle vie respiratorie.
Generalmente la malattia ha un decorso benigno, ma in alcuni casi possono insorgere complicanze letali costituite da aritmie, miocarditi, insufficienza cardiaca progressiva.
Tetano
È una malattia infettiva non contagiosa provocata dalla tossina prodotta da un batterio, il Clostridium tetani. Si manifesta con una paralisi spastica che inizia da viso e collo, per poi procedere verso il torace l’addome e, infine, gli arti. L’infezione è innescata dalla contaminazione di tagli o ferite da parte delle spore di Clostridium tetani che nella profondità dei tessuti, a causa della mancanza di ossigeno, trova l’ambiente adatto per la crescita e la produzione di tossina.
ll Clostridium Tetani è normalmente presente nel tratto gastroenterico di molti mammiferi erbivori, soprattutto equini e ovini.
Le ferite penetranti, soprattutto da filo spinato, o quelle lacero-contuse (cadute, vetri, pietre, attrezzi agricoli) sono le maggiori responsabili di tossinfezione tetanica nei paesi industrializzati. Le spore del tetano, comunque, possono essere presenti dovunque.
Epatite B
L’epatite B è una malattia infettiva, causata dal virus HBV, appartenente alla famiglia Hepadnaviridae, che negli esseri umani colpisce il fegato. La malattia è causa di epidemie in alcune parti dell’Asia e in Africa ed è a carattere endemico in Cina. Circa un quarto della popolazione mondiale, più di due miliardi di persone, è stato contagiato dal virus dell’epatite B ed esistono circa 350 milioni di portatori cronici del virus.
La trasmissione di epatite B avviene tramite esposizione a sangue infetto o a fluidi corporei come sperma e liquidi vaginali, mentre il DNA virale è stato rilevato anche nella saliva, nelle lacrime e nell’urina di portatori cronici con alto titolo nel siero sanguigno. Il virus dell’epatite B non può essere però trasmesso attraverso il contatto casuale, come per esempio il tocco delle mani, la condivisione di posate o bicchieri, l’allattamento, baci, abbracci, tosse o starnuti. Il virus è comunque in grado di sopravvivere fino a 7 giorni nell’ambiente.
La malattia provoca un’infiammazione acuta del fegato, vomito, ittero e, di rado, può portare alla morte. L’epatite B cronica può causare cirrosi epatica e cancro al fegato, una malattia mortale con una scarsa risposta alla chemioterapia. Si calcola che ogni anno muoiano 600.000 persone per le conseguenze dell’epatite B.
In Italia nel 1990 è stata resa obbligatoria la vaccinazione alla nascita e a 12 anni, l’età scolare. Siamo nel 2018, praticamente tutti i soggetti italiani sotto i 40 anni sono protetti dall’ epatite B, e questo chiaramente è importante perché questa replicazione virale ha permesso tramite quell’eccesso di proteina che veniva prodotta, il famoso antigene di Blumberg, antigene Australia, di poter creare un vaccino, e poi utilizzare la tecnica del DNA ricombinante per averlo praticamente in provetta. L’obbligo del 1990 per l’Italia ha rappresentato un punto di riferimento per le altre nazioni per una malattia che, in questo caso oggi possiamo dire in retrospettiva, sicuramente è stata non solo controllata, poi vedremo pure l’importanza per la sua associazione con alcuni dei tumori del fegato.
Pertosse
Malattia molto contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis che si diffonde facilmente per via aerea attraverso tosse e starnuti. Inizialmente i sintomi sono solitamente simili a quelli del raffreddore comune, presentandosi con un naso che cola, febbre e tosse lieve a cui seguono settimane caratterizzate da attacchi più forti. A seguito di un attacco di tosse, si può ascoltare un suono acuto o un gemito quando la persona inspira. La tosse può durare per 10 o più settimane, può determinare la frattura delle costole. I bambini con una età inferiore all’anno possono presentarsi con poca o nessuna tosse e invece avere periodi in cui non riescono a respirare. Il periodo di tempo che intercorre tra l’infezione e la comparsa dei sintomi è di solito variabile tra i sette e i dieci giorni.
L’uomo è l’unico serbatoio noto del batterio; di conseguenza la trasmissione della malattia avviene solo fra esseri umani. Un adeguato trattamento antibiotico permette la guarigione in una quindicina di giorni. A differenza delle altre malattie infantili, l’immunità conferita da una prima infezione non è definitiva, ma declina col tempo.
Influenza da Haemophilusinfluenzae tipo B
Si manifesta soprattutto tra i bambini di età inferiore ai 5 anni. La trasmissione avviene attraverso contatto diretto, con inalazione di goccioline. La malattia, solitamente a decorso benigno può evolversi in forme gravi quali la meningite. Questa è una infezione delle membrane che coprono il cervello ed è la più comune tra le malattie invasive da Hib, pari al 50%-65% dei casi in era pre-vaccino. I sintomi tipici di meningite sono febbre, alterazione dello stato mentale e rigidità del collo. La letalità della meningite da Hib è del 2%-5% anche con una appropriata terapia antibiotica. Chi guarisce dalla meningite può avere però conseguenze neurologiche, che si verificano nel 15%-30% dei pazienti.
Altre manifestazioni gravi possono essere l’Epiglottite (un’infezione della epiglottide che può causare una ostruzione delle vie aeree con rischio di morte per soffocamento), l’artrite settica (infezione delle articolazioni), la cellulite (una infezione rapidamente progressiva della pelle che di solito interessa faccia, testa, o collo), e la polmonite.
Morbillo
È una malattia infettiva causata da un virus (il Paramyxovirus del genere Morbillivirus) che si trasmette per via respiratoria. Nella fase di defervescenza febbrile compare una caratteristica eruzione cutanea rosso scuro che origina al capo, al volto e si estende poi al tronco ed infine agli arti. Le complicazioni più frequenti sono rappresentate dalle infezioni dell’orecchio medio, polmonite (nel 5-6% dei bambini ammalati di morbillo), laringite e diarrea. Una grave complicazione è l’encefalite che si presenta con una frequenza circa 1 ogni 1000 casi di morbillo. L’encefalite del morbillo ha un’elevata letalità e nei bambini che sopravvivono spesso residua un danno cerebrale permanente o un ritardo mentale. In media dai 3 ai 10 bambini su 10.000 casi muoiono a causa del morbillo. Il decesso è più frequente nei lattanti e tra le persone con sistema immunitario compromesso.
Nel 1991, era il 7 ottobre, a Napoli, l’ultima conferenza di Albert Sabin che, in presenza del ministro della Sanità di allora, dell’assessore regionale alla Sanità e del sindaco di Napoli, ha fatto un “j’accuse” perché avevamo da poco reso obbligatoria la vaccinazione per l’epatite B trascurando quella per il morbillo, di cui lui presentò dei dati, che tra l’altro venivano direttamente dal Ministero della Sanità, dimostrando, appunto, l’importanza di questa vaccinazione, che secondo lui doveva essere resa obbligatoria.
Rosolia
Malattia causata da un virus (Rubivirus appartenente alla famiglia dei Togaviridae) che si trasmette prevalentemente per via aerea (in particolare attraverso tosse o starnuti). I sintomi comprendono febbre lieve, rigonfiamento doloroso delle linfoghiandole retroauricolari a cui segue eruzione cutanea generalizzata e di breve durata. Le complicazioni possono essere: dolori articolari, crollo nel numero delle piastrine nel sangue, encefalite, artrite.
I peggiori effetti della rosolia si manifestano nelle donne gravide: aborto, gravi malformazioni a carico del feto quali sordità, ritardo mentale, cataratta ed altre malformazioni oculari e cardiache.
Parotite
Comunemente conosciuta con il termine “orecchioni”, è causata da un virus del genere Rubulavirus.
Si localizza primariamente ad una o entrambe le parotidi, grosse ghiandole salivari poste nel retrobocca, dietro ai rami della mandibola oppure sotto le orecchie.
La parotite è la prima causa di sordità acquisita del bambino e si verifica in 3 bambini ogni 100.000 casi di malattia. Se questa malattia colpisce in età adulta, può portare sterilità, dato che il virus può spostarsi, tra i vari distretti, anche ai testicoli o alle ovaie, causando nel 30% dei casi maschili severe orchiti e nel 5% dei casi femminili delle ovariti.
Varicella
Provocata dal virus Varicella zoster (Vzv), la varicella – insieme a rosolia, morbillo, pertosse e parotite – è annoverata fra le malattie più contagiose. Colpisce, prevalentemente, i bambini tra i 5 e i 10 anni nei quali si manifesta con emicrania e piccole papule rosa pruriginose – compaiono su testa, tronco, viso e arti, a ondate successive – che si evolvono in vescicole, poi in pustole e infine in croste granulari, destinate a cadere.
Con un decorso generalmente benigno la varicella può provocare gravi complicanze soprattutto in persone immunodepresse in quanto, ad esempio, sottoposte a chemioterapia o in cura con steroidi per asma o altre malattie. Possono verificarsi allora superinfezioni batteriche, gravi lesioni cutanee, trombocitopenie, artriti, epatiti, atassie cerebellari, encefaliti, polmoniti,….
E poi possiamo anche venire alla conclusione delle 10 vaccinazioni obbligatorie con la varicella zoster. È ancora quella meno diffusa, ma siamo già al 50% se parliamo in termini di vaccinazione di gregge. Perché è iniziata da poco, non è tanto il fastidio della malattia esantematica di per sé, fortunatamente molto meno severa del morbillo, però quello che è fondamentale, in prospettiva, se questo vaccino funziona, pensare al fuoco di Sant’Antonio, all’herpes zoster, è lo stesso virus, però che capisce, con la sorveglianza immunologica in riduzione per l’età, chiaramente si va spesso incontro a questo deficit immunitario che riguarda soprattutto semplicemente un nervo, ma quello può essere a livello toracico, lo zoster, la cintura, o può essere purtroppo anche quello oftalmico, può dare anche una sciatalgia, e via dicendo.
Il virus si replica nel ganglio e causa una settinevrite discendente.
Le vaccinazioni previste dalla Legge 119 del 28 luglio 2017: |
1) anti-poliomelitica: ciclo di base 3 dosi nel primo anno di vita e richiamo a 6 anni 2) anti-difterica: ciclo di base 3 dosi nel primo anno di vita e richiamo a 6 anni 3) anti-tetanica: ciclo di base 3 dosi nel primo anno di vita e richiamo a 6 anni 4) anti-epatite B: 3 dosi nel primo anno di vita 5) anti-pertosse: ciclo di base 3 dosi nel primo anno di vita e richiamo a 6 anni 6) anti Haemophilusinfluenzae tipo B: 3 dosi nel primo anno di vita 7) anti-morbillo: 1° dose nel secondo anno di vita e 2° dose a 6 anni 8) anti-rosolia: 1° dose nel secondo anno di vita e 2° dose a 6 anni 9) anti-parotite: 1° dose nel secondo anno di vita e 2° dose a 6 anni 10) anti-varicella: 1° dose nel secondo anno di vita e 2° dose a 6 anni |
I soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, possono – come previsto dalla Legge 210/92 e dalla Legge 29 ottobre 2005 n. 229 – fare richiesta di riconoscimento economico. Il riconoscimento dell’indennizzo, come previsto dalla Legge 210/92, non preclude la possibilità di rivolgersi all’Autorità Giudiziaria per ottenere il risarcimento del danno in caso di comportamenti colposi di terzi (ai sensi dell’art. 2043 del Codice Civile). L’esistenza della Legge 210/92 è legata alla obbligatorietà delle vaccinazioni e non alla loro “pericolosità”.
Questa guerra delle vaccinazioni non è un problema solo nostro. Il 28 aprile 2017 su Science che insieme a Nature è una delle maggiori riviste che esce ogni settimana ed ha un grande impatto nell’ambito scientifico, possiamo vedere come sia stata pubblicata una serie di monografie in cui vi sono tutte le malattie infettive degli ultimi 70anni e l’intervento poi della vaccinazione per tutte queste situazioni. C’era già stato un certo miglioramento per quanto riguarda gli aspetti igienici, soprattutto nel nostro mondo occidentale. Ma è il vaccino quello che dà il colpo di grazia alla malattia.
Non siamo solo noi a lamentarci dell’obbligatorietà. Il mondo è vario e quindi c’è chi più o meno è propenso alla vaccinazione. Però esiste un fatto importante: questo dipende dalla cultura, dalla conoscenza, perché negli Stati Uniti per esempio sono stati respinti i miti ossia la possibilità di potere legare questi vaccini in particolare all’autismo. La scienza della persuasione è quella usata negli Stati Uniti, dove negli ultimi anni sono riusciti ad aumentare del 3% le vaccinazioni. Non possiamo mettere la nostra cultura scientifica, quella delle nostre scuole, delle nostre famiglie a paragone con gli americani, gli anglosassoni, gli scandinavi. Purtroppo noi siamo ignoranti, absit inuria verbis, non è un’offesa legata alla parola, perché manchiamo di conoscenza. Pertanto non siamo in grado di poter giudicare sull’utilità delle vaccinazioni. Ecco perché interviene l’obbligatorietà e facciamo da pacemaker alle altre nazioni (la Francia all’inizio del 2018 ha reso obbligatori 11 vaccini): così facendo si rientra nel famoso gregge quando il 95% viene immunizzato e anche quel 5% può evitare il vaccino dal momento che non circola più l’agente microbico.
Dal momento che l’individuo non è una macchina biologica senza altre distinzioni e l’infezione non è una guerra da cui proteggerci fortificando soltanto le nostre difese immunitarie: basterebbe un vaccino contro tutte le malattie da somministrare alla nascita per neutralizzare qualsiasi microorganismo e garantirsi una vita sana e lunga come possiamo leggere in qualche libro di fantascienza o in servizi giornalistici sostenuti da qualche sospetta inserzione pubblicitaria.
Le vaccinazioni sono uguali per ogni soggetto che si sottopone ad esse e rappresentano quindi una nuova interazione tra microrganismo e soggetto umano. Secondo Louis Pasteur, padre della immunologia e della moderna medicina «Il microbo è nulla, il terreno è tutto». Pertanto spetta al medico di vivificare questo organismo prima ancora di qualsiasi vaccino.
I virus oncogeni
Come è noto, lo studio della correlazione tra virus e tumori risale agli inizi del secolo scorso quando, nel 1911, il ricercatore americano Peyton Rous dimostrò il ruolo dei virus nell’insorgere del sarcoma nei polli. Mi piace qui sottolineare lo scetticismo e il sarcasmo che per più di 55 anni il mondo accademico riservò alle ricerche di Rous che solo nel 1966, all’età di 87 anni, fu insignito del Premio Nobel per la Medicina (5).
Oggi indagini epidemiologiche e ricerche di laboratorio hanno permesso di identificare numerosi virus quali causa di tumori.
Intanto i virus epatitici (epatite B e C) in particolare per il carcinoma epatocellulare.
Complessivamente oltre il 50% di tutti i tumori del fegato nel mondo sono attribuibili ad una infezione da epatite B, per la quale tra l’altro è disponibile un efficace vaccino che farebbe scomparire questi tumori. Solo in un anno pertanto si potrebbero prevenire almeno 300.000 casi di tumori del fegato per i quali la mortalità è quasi del 100%. Il virus dell’epatite C, oltre che nei tumori del fegato, è coinvolto anche nello sviluppo di alcuni linfomi maligni (6).
Molto rilevante è poi il ruolo degli Human Papilloma viruses (HPV); questi sono agenti virali che sono messi in correlazione con il carcinoma del collo dell’utero, in particolare i tipi 16 e 18 sono considerati senz’altro carcinogenici per la specie umana. La prevalenza di questa infezione è molto alta negli adulti sessualmente attivi ed aumenta con il numero di partners sessuali (2).
L’ HPV è responsabile dell’80% dei carcinomi del collo dell’utero che si verificano nei paesi industrializzati e nel 90% in quelli in via di sviluppo. Questo vuol dire che sono attribuibili 70.000 nuovi casi di carcinomi del collo dell’utero all’HPV nei paesi industrializzati e 260.000 casi nei paesi in via di sviluppo. E’ quindi un tumore che “si trasmette” per via sessuale. Gli HPV possono anche causare carcinomi squamosi della vulva, del pene e dell’ano (4).
I fattori di rischio epidemiologico per il papilloma virus sono ormai ben stabiliti dalla letteratura. Ci interessano in particolare le proteine E6 e E7 perché sono quelle in grado, durante il processo di trasformazione maligna, di bloccare gli oncosoppressori. Allora nella interpretazione dei vari stadi della cancerogenesi cervicale è importante stabilire che esistono almeno due modalità: la prima legata all’ effetto di papilloma virus normali, agenti di malattie sessualmente trasmissibili, e invece quella legata a papilloma virus che hanno il DNA responsabile di dettare un codice di malignità, come il tipo 16, il 18, il 31 ed altri e come passaggi da uno stadio all’ altro della trasformazione, possono essere catalizzati, attivati, da altri fattori, come 1′ herpes simplex virus, cioè HSV-2, il fumo, gli ormoni, i contraccettivi ecc…(6).
Oggi è possibile immunizzarsi contro il cancro del collo dell’utero, un vaccino preparato contro il virus del papilloma tipi 16 e 18 mostra di funzionare ed è in commercio in USA dal 2006. Lo hanno sperimentato su 12 mila donne tra i 16 e i 26 anni di 13 paesi. Lo studio è durato quasi due anni: nel gruppo di donne che non hanno ricevuto vaccino, ma un placebo, le lesioni precancerose sono state 21, nell’ altro sono state zero. La possibilità del vaccino apre nuove prospettive nella prevenzione del cancro della cervice uterina, specie nelle zone più povere del mondo, dove programmi di diagnosi precoce con il Pap test sono difficili (4).
Altri virus oncogeni sono: l’HHV8 o herpes virus umano di tipo 8 considerato lo causa del sarcoma di Kaposi anche al di fuori dell’HIV (cioè il cosiddetto Kaposi classico); esso è inoltre associato a vari tumori, quali il linfoma delle cavità sierose e la linfoadenopatia di Castleman. L’Epstein Barr virus (EBV): un virus erpetico considerato carcinogeno con evidenza conclusiva nei riguardi del linfoma di Burkitt, un linfoma che compare spesso in bambini africani della fascia equatoriale ed in pazienti immunodepressi, del linfoma di Hodgkin di tipo T, della malattia di Hodgkin e del carcinoma naso-faringeo. L’HTLV-1: considerato carcinogeno per l’uomo in quanto causa una leucemia acuta di tipo T (Tabella) (2).
Ma vediamo da vicino il rapporto che lega alcuni tumori ai virus. Nel meccanismo dell’oncogenesi si è cominciato a fare luce, con la scoperta dei cosiddetti oncogéni: oltre una cinquantina di sequenze nucleotidiche, presenti nei cromosomi delle cellule che rappresentano dei caratteri ereditari cellulari preposti alla proliferazione, allo sviluppo, alla maturazione ed alla differenziazione cellulare. Gli oncogeni possono essere paragonati a delle lampadine che aspettano di essere accese; alcune sostanze chimiche (come gli idrocarburi del fumo della sigaretta, gli ormoni…) e alcune radiazioni sono capaci di agire sull’opportuno interruttore. Da qui il cancro, la «predisposizione genetica» al cancro potrebbe quindi spiegarsi con il ruolo giocato dai virus (2).
Il virus (un organismo piccolissimo, visibile con ingrandimenti di 60.000 volte) ha una sinistra capacità: una volta penetrato in una cellula (umana, di un animale, di una pianta) la domina trasformandola in una «fabbrica» di virus e in tal modo si moltiplica a dismisura e si diffonde. Per impadronirsi del nucleo della cellula il virus utilizza il suo DNA (o acido desossiribonucleico) sostituendolo a quello del nucleo della cellula; ma vi è un’altra «famiglia» di virus capace di un meccanismo ancora più subdolo: i retrovirus (7).
Questi virus, (capaci di sintetizzare la sintesi del DNA da uno stampo di RNA o acido ribonucleico), riescono a inserirsi (quasi «senza farsene accorgere» e senza, quindi scatenare la reazione immunitaria dell’organismo ospite) nel patrimonio genetico della cellula e quindi perpetuarsi attraverso la scissione di questa. Molti di questi virus sono oncogeni; sono capaci cioè di generare un cancro quando mutano le condizioni dell’organismo che li ospita. Magari per l’arrivo di un nuovo virus. Un esempio di questo meccanismo potrebbe essere dato dallo scatenarsi di un tumore – il sarcoma di Kaposi – che segue, nell’ AIDS, l’infezione da virus HIV (3).
Come abbiamo visto prima il carcinoma epatocellulare primario è un altro tumore in cui un virus, quello dell’epatite B, viene implicato per la sua capacità di trasformare gli epatociti; l’infezione persistente ha dimostrato di aumentare il rischio dello sviluppo del tumore. Da questo punto di vista il vaccino HBV, già sviluppato ed usato, apre ampie prospettive sia per l’immunizzazione degli individui ad alto rischio di infezione e sia per prevenire lo sviluppo dell’epatocarcinoma (5).
Cancer AssociatedViruses of Man |
– Proven Certain strains of papillomavirus (Papovaviridae) Epstein-Barr virus (Herpesviridae) Hepatitis B virus (Hepadnaviridae) HTLV-I and –II (Retroviridae) Human herpes virus-8 (Herpesviridae) Merkel cell polyomavirus (MCV) |
– Suspect Hepatitis C virus (Flaviviridae) Herpes simplex virus (cofactor) (Herpesviridae) HIV-1 and -2 (Retroviridae) Polyomavirus (BKV, JCV) (Papovaviridae) |
– Possible Adenovirus (Adenoviridae) |
Acknowledgments
The author thanks for their support: Foundation T. & L. De Beaumont Bonelli for Cancer
Research. Naples, Italy.
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Bibliografia
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IT – Pubblicazione N° 01 del 20/06/2024
The Mediterranean Journal of Surgery, Medicine and Forensic Sciences
ISSN: xxxxxx
Ricevuto: 18/06/2024
Accettato: 20/06/2024
Pubblicato online il 20 GIUGNO 2024