Introduzione alla Criminologia e le scuole di pensiero

Massimo Montinari

Direttore Dipartimento di Criminologia e Psichiatria Forense UNIMEIER Milano

Introduzione alla Criminologia

Il Diritto Penale moderno è il complesso delle norme giuridiche che prevedono quei particolari fatti illeciti per i quali sono comminate conseguenze penali, variabili nella loro entità e qualità anche in rapporto alla personalità dell’autore; infatti il Diritto Penale moderno si basa sia sul fatto illecito sia sulla personalità dell’autore; in altri termini il reato ed il reo sono una unità inscindibile.

La Criminologia Generale si occupa sia del crimine che della criminalità, nonché dei criminali.

Va precisato però che del crimine e della criminalità si occupano prevalentemente studiosi di estrazione giuridica e sociologica, laddove gli studiosi delle scienze dell’uomo (in prevalenza con competenze mediche e psicologiche) studiano i fattori personali nei soggetti autori di reati.

Accanto alla Criminologia generale vi è la Criminologia clinica, un tempo definita Antropologia criminale (denominazione che è rimasta in vigore in Italia per diversi decenni, per rispetto alla storica tradizione lombrosiana).

La Criminologia clinica è scienza sostanzialmente operativa che studia il fenomeno in una prospettiva individualizzata; promana da una confluenza di apporti e conoscenze diverse, ma prevalentemente mediche, psicologiche, psichiatriche e di servizio sociale, volte ad approfondire la conoscenza della personalità del singolo caso, allo scopo di prevedere un progetto di trattamento finalizzato al recupero del reo.

La Criminologia clinica, cioè l’applicazione della criminologia scientifica alla pratica penale, ha come obiettivo quello di formulare un parere sul delinquente, parere che comporta una diagnosi di pericolosità, una prognosi sociale ed eventualmente un trattamento destinato a prepararne il reinserimento sociale.

La sua finalità è quindi il recupero del delinquente.

I metodi della criminologia clinica comprendono l’osservazione, l’interpretrazione , la terapia .

Alla base dell’osservazione c’è un esame medico psicologico e sociale.

E’ fondamentale in clinica criminologica l’interpretazione dei dati ricavati dall’esame.

Con Garofalo si conosce il criterio che deve presiedere a questa interpretazione.

(Raffaele Garofalo (1851–1934) è stato un influente criminologo e giurista italiano. È noto soprattutto per essere stato una delle figure chiave della Scuola italiana di criminologia positivista, insieme a Cesare Lombroso ed Enrico Ferri.

Garofalo ha contribuito in modo significativo allo studio del crimine concentrandosi sulle sue dimensioni psicologiche, sociologiche e morali. Il suo concetto di “crimine naturale” e l’enfasi sull’adattamento della punizione penale alla natura del trasgressore hanno avuto un impatto duraturo sulla criminologia.

Garofalo ha introdotto il concetto di “crimine naturale” (crimen naturale), che ha definito come atti che violano i sentimenti morali umani fondamentali necessari per la sopravvivenza della società.

Questi sentimenti morali includono: – “Pietà”: la naturale avversione a infliggere danni agli altri. – “Probità”: rispetto per la proprietà e onestà. –

I crimini che offendono questi sentimenti sono, secondo Garofalo, universalmente sbagliati, trascendendo le differenze culturali o sociali.

Tipologie criminali: – Garofalo ha classificato i criminali in categorie in base ai loro tratti psicologici e morali:  “Assassini” : coloro che mancano di pietà. – “Criminali violenti”: coloro che mancano sia di pietà che di probità. – “Ladri” : coloro che mancano di probità ma non di pietà. – “Trasgressori sessuali”: coloro che sono motivati ​​da passioni eccessive e incontrollate. –

Questa classificazione mirava a comprendere la natura dei trasgressori piuttosto che solo gli atti criminali

Determinismo e crimine: – Garofalo, come altri positivisti, rifiutava la nozione di libero arbitrio nel comportamento criminale. Credeva che il crimine fosse determinato da fattori quali predisposizioni biologiche, difetti psicologici e condizioni sociali. – Sosteneva un approccio scientifico alla comprensione del crimine, trattandolo come un fenomeno naturale.

Punizione e difesa sociale: – Garofalo ha sottolineato il concetto di “difesa sociale”, ovvero l’idea che la punizione dovrebbe mirare a proteggere la società dagli individui pericolosi o incapaci di adattarsi alle norme sociali. –

Ha proposto trattamenti diversi per diversi tipi di criminali: – “Incapaci di riforma” : espulsione permanente dalla società, inclusa la pena di morte.  “Capaci di riforma”: riabilitazione e reintegrazione.

Approccio scientifico alla criminologia: Garofalo ha sostenuto uno studio sistematico ed empirico del crimine, allontanandosi da prospettive moralistiche e teologiche. Ha incorporato fattori psicologici e sociologici nell’analisi del comportamento criminale, ampliando la portata della criminologia. La teoria del “crimine naturale” di Garofalo è stata criticata per aver presupposto standard morali universali, che molti sostengono siano culturalmente e storicamente variabili. – La sua visione deterministica del crimine minimizzava il ruolo delle strutture sociali, della povertà, e disuguaglianza sistemica. – Alcune delle sue opinioni, come la difesa di punizioni severe per i trasgressori “incorreggibili”, sono state considerate eccessivamente punitive).

La Criminologia clinica vuole  determinare lo stato di pericolosità del delinquente i cui elementi sono la capacità criminale, temibilità , l’adattabilità quale capacità di adattamento sociale.

Ma questa determinazione è rimasta per lungo tempo allo stato intuitivo ed empirico.

Oggi la valutazione dello stato di pericolosità può essere effettuata in rapporto ad un modello generale o più specificamente criminologico (per esempio il modello della personalità criminale delineato a proposito del passaggio all’atto).

La diagnosi attuale dello stato di pericolosità deve essere completata da una prognosi sociale.

La terapia richiede un ambiente (all’interno dell’istituzione libero o semilibero) e dei metodi che si ispirano alle esperienze effettuate in campo psichiatrico (azioni socio – educative di sostegno, colloqui di gruppo) e alle tecniche sociologiche (socio dramma, gruppo di lavoro).

La Psichiatria forense

Nelle scienze criminali svolge un ruolo importante la Psichiatria forense. Questo è un settore specialistico della Medicina legale che studia la persona umana nei suoi rapporti con il Diritto sotto il profilo  psicopatologico.

Si occupa soprattutto dello studio dell’autore del reato, quale risposta a determinati quesiti (imputabilità, pericolosità sociale, ecc.)  così come quello della parte lesa (circonvenzione di persona incapace, violenza carnale presunta, ecc.).

La psichiatria forense trova anche un impiego in ambito civilistico (interdizione, inabilitazione, capacità a testare ecc.) in ambito previdenziale, in ambito infortunistico, nell’ambito della valutazione del danno alla persona in responsabilità civile.

L’obiettivo ultimo di tutti coloro che si dedicano agli studi della criminologia, da qualsiasi versante professionale o scientifico provengano, giuridico, sociologico, bio-psicologico, è quello di individuare ed attuare sempre più validi strumenti di difesa sociale contro il crimine.

Il binomio criminologia e difesa sociale risale storicamente ai primi del secolo e sta a significare che scopo della criminologia è quello di una sempre migliore conoscenza delle cause individuali e sociali che spingono al crimine, allo scopo di porre in essere delle misure, anch’esse sociali ed individuali, che valgano a proteggere la società contro gli effetti dannosi del crimine.

Le scuole di pensiero

Nel corso della storia, diverse scuole di pensiero hanno influenzato la criminologia.

Le più rilevanti includono:

a) Scuola Classica

  • Fondatori: Cesare Beccaria e Jeremy Bentham.
  • Princìpi: Il crimine è il risultato di una scelta razionale; la pena deve essere proporzionata al reato.

Cesare Beccaria (1738–1794)

Cesare Beccaria è stato una figura rivoluzionaria nel pensiero giuridico e filosofico, trasformando la concezione della giustizia penale attraverso un approccio illuminista e umanitario. Dei delitti e delle pene rimane un punto di riferimento fondamentale per chiunque voglia comprendere e migliorare il sistema di giustizia, basandosi su razionalità, equità e dignità umana. Giurista, filosofo ed economista italiano, noto come uno dei principali esponenti dell’Illuminismo. La sua opera più famosa, “Dei delitti e delle pene” (1764), è un testo rivoluzionario che critica i metodi penali dell’epoca e propone un sistema di giustizia basato sulla razionalità e sull’umanità. L’opera di Beccaria ha influenzato i codici penali di molti paesi, tra cui il Codice Penale Napoleonico (1804) e il Codice Zanardelli in Italia (1889).

Ha gettato le basi della criminologia moderna e ha rivoluzionato il pensiero sul sistema penale, promuovendo riforme umanitarie e razionali. Beccaria è considerato il padre della criminologia moderna per aver introdotto un approccio razionale e scientifico allo studio del crimine e della punizione. Personalità come Voltaire, Bentham e i Padri Fondatori americani citarono Beccaria nelle loro opere e riforme. Le pene devono essere strutturate in modo da scoraggiare comportamenti criminali. Beccaria sottolinea l’importanza dell’educazione come mezzo per prevenire il crimine. Si oppose ai tribunali segreti, ai giudizi arbitrari e ai privilegi della nobiltà, proponendo leggi uguali per tutti. Alcuni critici hanno osservato che le teorie di Beccaria non sempre tengono conto della complessità delle situazioni sociali e individuali. Beccaria vede il crimine principalmente come un problema razionale e non esplora appieno le motivazioni psicologiche o sociali. Ha dato impulso ai movimenti per l’abolizione della pena di morte e della tortura. Molte delle idee di Beccaria, come l’importanza della certezza della pena e l’abolizione della pena di morte, sono ancora al centro dei dibattiti contemporanei sulla giustizia penale.

 Principi Fondamentali

  1. Ragione e proporzionalità della pena:
    • Le leggi devono essere chiare e giuste, e le pene proporzionate alla gravità del reato.
    • L’obiettivo della pena è la prevenzione del crimine, non la vendetta.
  2. Rifiuto della tortura:
    • Beccaria condanna l’uso della tortura come strumento per ottenere confessioni, considerandola inefficace e contraria alla dignità umana.
  3. Abolizione della pena di morte:
    • La pena capitale è vista come inutile, perché non previene il crimine in modo più efficace rispetto a pene alternative, e dannosa, perché disumanizza la società.
  4. Certezza della pena:
    • Piuttosto che severità, Beccaria enfatizza la necessità che la pena sia certa e tempestiva, per essere un deterrente efficace.
  5. Principio di utilità:
    • Le leggi devono mirare al bene collettivo, prevenendo il crimine con il minor danno possibile per la società.

Jeremy Bentham (1748–1832)

Jeremy Bentham ha rivoluzionato il pensiero etico e politico del suo tempo, promuovendo una filosofia basata sull’idea pragmatica di massimizzare la felicità collettiva. Pur con limiti e critiche, il suo lavoro rimane un pilastro fondamentale della teoria morale, della giurisprudenza e delle politiche pubbliche moderne.

Jeremy Bentham è stato un filosofo, giurista ed economista britannico, considerato uno dei fondatori dell’utilitarismo. La sua filosofia si basa sull’idea che l’obiettivo principale della legge, della morale e della politica sia massimizzare la felicità collettiva. Con il motto “la maggiore felicità per il maggior numero”, Bentham ha influenzato profondamente il pensiero etico, legale e politico.

Il concetto centrale della filosofia di Bentham è il principio di utilità, che valuta le azioni in base alla loro capacità di produrre piacere o ridurre il dolore. “Un’azione è giusta se promuove la maggiore felicità per il maggior numero di persone”. Rigettò concetti metafisici come il diritto naturale, ritenendo che la moralità dovesse basarsi su calcoli razionali.

Bentham sviluppò un metodo per misurare quantitativamente piaceri e dolori, noto come calcolo felicifico, basato su sette criteri:

  1. Intensità: Quanto è forte il piacere o il dolore?
  2. Durata: Quanto durerà?
  3. Certezza: Quanto è probabile che accada?
  4. Prossimità: Quanto è immediato?
  5. Fecondità: Genererà altri piaceri?
  6. Purezza: È privo di dolori associati?
  7. Estensione: Quante persone saranno coinvolte?

Bentham criticò il diritto inglese del suo tempo, considerandolo arcaico e inefficiente.

Propose un sistema legale basato sul principio di utilità, che enfatizzasse leggi semplici, trasparenti ed eque. Bentham ideò il Panopticon, un modello di prigione che consentiva la sorveglianza costante dei detenuti da parte di una singola guardia, senza che i detenuti sapessero di essere osservati in ogni momento.

  • Obiettivo: promuovere disciplina e riabilitazione.
  • Sebbene mai realizzato, il Panopticon ha influenzato i dibattiti sulla sorveglianza e il controllo sociale.

Bentham sostenne cause progressiste, tra cui:

  • Abolizione della schiavitù.
  • Parità di diritti per le donne.
  • Depenalizzazione dell’omosessualità.
  • Abolizione della pena di morte.

Bentham influenzò John Stuart Mill, il quale affinò l’utilitarismo distinguendo tra piaceri di qualità superiore e inferiore.

Le idee di Bentham sono alla base di molte politiche moderne:

  • Analisi costi-benefici in economia e politica.
  • Etica normativa nell’assistenza sanitaria e nella gestione delle risorse.

Le critiche alla teoria di Bentham si riferiscono al calcolo felicifico per semplificare la complessità delle esperienze umane. Alcuni sostengono che l’utilitarismo benthamiano possa giustificare sacrifici ingiusti per il “bene collettivo”.

b) Scuola Positivista

  • Fondatori: Cesare Lombroso, Enrico Ferri.
  • Principi: La criminalità è determinata da fattori biologici, psicologici e sociali. Lombroso sosteneva che i criminali avessero caratteristiche fisiche distintive.

Cesare Lombroso (1835–1909)

Cesare Lombroso rimane una figura centrale nella storia della criminologia, nonostante le sue teorie siano state superate e contestate. La sua ricerca ha segnato un punto di svolta, spostando l’attenzione dalla punizione morale alla comprensione scientifica del crimine. Le sue opere, pur criticate, hanno stimolato un dibattito che continua a influenzare il pensiero criminologico e giuridico moderno.

Cesare Lombroso è stato un medico, antropologo e criminologo italiano, noto come il fondatore della criminologia positivista. Lombroso cercò di spiegare il comportamento criminale attraverso un approccio scientifico, focalizzandosi su caratteristiche biologiche e fisiologiche degli individui. La sua teoria dell’uomo delinquente ha avuto un impatto profondo, seppur controverso, sullo studio della criminologia. Lombroso sviluppò l’idea che il comportamento criminale fosse innato e identificabile attraverso caratteristiche fisiche e biologiche.

  1. Criminale Atavico:
    • Lombroso descrisse il criminale come un individuo arretrato dal punto di vista evolutivo, un “ritorno” a uno stadio primitivo dell’umanità.
    • Caratteristiche tipiche:
      • Cranio di forma irregolare.
      • Mandibola prominente.
      • Arcate sopraccigliari sporgenti.
      • Naso aquilino o schiacciato.
      • Braccia lunghe rispetto al corpo.
  2. Tipologie di Criminali:
    • Criminale nato: predisposto geneticamente al crimine.
    • Criminale per passione: commette crimini spinto da forti emozioni.
    • Criminale occasionale: delinque per circostanze sociali.
    • Criminale folle: agisce a causa di malattie mentali.

Lombroso condusse studi su detenuti, misurando crani, ossa e altre parti del corpo. Applicò il metodo scientifico per collegare tratti fisici a comportamenti criminali. Lombroso fondò la criminologia positivista, che si basa su dati empirici e osservazioni scientifiche, contrapposta alla criminologia classica di Beccaria, che enfatizzava la razionalità e il libero arbitrio.

Il comportamento umano, secondo Lombroso, è determinato da fattori biologici, ambientali e psicologici, riducendo il ruolo del libero arbitrio. Esplorò il legame tra malattie mentali e crimine, anticipando concetti moderni di criminologia psichiatrica.

La teoria di Lombroso è stata criticata per il suo approccio deterministico, che riduce il crimine a fattori biologici, ignorando il contesto sociale e culturale. Molte delle sue teorie hanno alimentato stereotipi razziali e sociali, associando tratti fisici specifici a determinati gruppi etnici o classi sociali. Le sue conclusioni, basate su osservazioni limitate e non sempre verificabili, sono state ritenute poco rigorose dalla comunità scientifica moderna.

Sebbene superate, le teorie di Lombroso hanno inaugurato un approccio scientifico allo studio del crimine, aprendo la strada a discipline come la psicologia criminale e la sociologia criminale.

La sua enfasi sull’analisi scientifica ha ispirato lo sviluppo di strumenti moderni come la profilazione criminale, nonostante il rifiuto delle sue teorie biologiche. Lombroso è oggi studiato principalmente come figura storica, rappresentativa di un’epoca in cui la scienza cercava spiegazioni universali per fenomeni complessi.

Enrico Ferri (1856–1929)

Enrico Ferri ha rappresentato una figura chiave nella transizione dalla criminologia biologica a una visione più ampia e sociale del crimine. Sebbene il suo pensiero presenti limiti legati al determinismo positivista, il suo contributo resta fondamentale per comprendere il rapporto tra crimine, società e sistema penale.

Enrico Ferri è stato un giurista, sociologo e politico italiano, considerato uno dei principali esponenti della scuola positivista in criminologia. Seguace e critico di Cesare Lombroso, Ferri sviluppò una visione del crimine che integrava fattori biologici, psicologici e sociali. È noto per la sua opera “Sociologia Criminale” (1881), che ha ampliato e raffinato le teorie positiviste applicandole al contesto sociale.

Enrico Ferri si distinse per la sua visione multidimensionale del crimine, introducendo una prospettiva sociologica che superava il determinismo biologico di Lombroso.

Ferri considerava il crimine come il risultato dell’interazione di tre fattori principali:

  • Fattori biologici: Predisposizioni innate, ma non determinanti.
  • Fattori psicologici: Personalità, emozioni e comportamenti individuali.
  • Fattori sociali: Ambiente sociale, economico e culturale.

Ferri sostenne che il sistema penale non dovesse basarsi sul concetto di responsabilità morale individuale, ma piuttosto sulla prevenzione sociale del crimine. Le pene devono essere adattate al contesto e mirare alla riabilitazione e alla protezione della società. Ferri negava il concetto di libero arbitrio, considerando il comportamento umano come influenzato da leggi naturali e sociali, in linea con il determinismo positivista. Ferri enfatizzò l’importanza della prevenzione attraverso:

  • Miglioramento delle condizioni sociali ed economiche.
  • Educazione e istruzione pubblica.
  • Interventi sanitari e urbanistici.

Propose una classificazione basata su tipologie di criminali, simile a quella di Lombroso ma più articolata:

  • Criminali nati: Individui con predisposizioni biologiche.
  • Criminali folli: Affetti da disturbi mentali.
  • Criminali abituali: Risultato di influenze sociali negative.
  • Criminali occasionali: Indotti dal contesto o dalle circostanze.
  • Criminali per passione: Motivati da forti impulsi emotivi.

Ferri propose pene utilitarie, che fossero proporzionate al rischio sociale rappresentato dal criminale, più che alla gravità morale del crimine.

Ferri definì la criminologia come una scienza sociale, basata su dati empirici e interdisciplinari, in contrapposizione alla criminologia classica fondata su principi morali e giuridici. Da politico Ferri propose riforme economiche e sociali per ridurre le disuguaglianze, considerate una delle cause principali del crimine, nonché misure preventive come il miglioramento delle infrastrutture urbane, la creazione di occupazione e la lotta alla povertà.

Ferri fu un esponente di spicco del socialismo italiano, promuovendo riforme sociali per combattere le cause strutturali del crimine. Si oppose inizialmente al capitalismo, considerandolo un sistema che alimentava le disuguaglianze e quindi la devianza. Negli ultimi anni della sua vita, Ferri abbandonò il socialismo e si avvicinò al fascismo, sostenendo Mussolini e adottando posizioni in linea con il regime. Come Lombroso, Ferri fu criticato per il suo determinismo, che rischiava di ignorare la complessità dell’agire umano e della responsabilità individuale. L’adesione di Ferri al fascismo sollevò perplessità tra i suoi contemporanei, offuscando in parte la sua eredità intellettuale.

Ferri è riconosciuto come uno dei padri della criminologia moderna, grazie alla sua analisi multidisciplinare del crimine.  Le sue idee hanno anticipato molte discussioni odierne sul rapporto tra crimine e contesto sociale. L’approccio preventivo e sociale al crimine proposto da Ferri è alla base di politiche moderne di welfare e giustizia riparativa.

c) Scuola Sociologica

  • Fondatori: Emile Durkheim, Edwin Sutherland
  • Principi: Si concentra sulle influenze sociali e culturali che contribuiscono al crimine. Sutherland introduce il concetto di “crimine bianco”.

Émile Durkheim (1858–1917)

Émile Durkheim ha trasformato la sociologia in una disciplina scientifica, fornendo strumenti teorici e metodologici per lo studio delle strutture sociali. Le sue idee, sebbene oggetto di critiche, rimangono fondamentali per comprendere il comportamento collettivo, le tensioni sociali e il ruolo delle istituzioni nella regolazione della vita sociale.

Émile Durkheim è stato un sociologo, antropologo e filosofo francese, considerato uno dei fondatori della sociologia moderna. Ha sviluppato un approccio scientifico allo studio della società, enfatizzando l’importanza delle strutture sociali e delle norme collettive nella modellazione del comportamento umano. Le sue opere più influenti, come “La divisione del lavoro sociale”, “Il suicidio” e “Le forme elementari della vita religiosa”, hanno segnato una svolta nello studio delle scienze sociali.

Durkheim considerava la sociologia una disciplina autonoma, distinta dalla psicologia e dalla filosofia. Propose lo studio dei fatti sociali, definiti come fenomeni esterni all’individuo che influenzano il comportamento collettivo (es. norme, valori, leggi).

Strutture Sociali e Solidarietà

  1. Solidarietà meccanica:
    • Tipica delle società tradizionali, in cui gli individui condividono valori, credenze e ruoli simili.
  2. Solidarietà organica:
    • Presente nelle società moderne, caratterizzate da una maggiore divisione del lavoro, con interdipendenza tra individui e ruoli differenziati.

Durkheim introdusse il concetto di anomia per descrivere una condizione di assenza o debolezza delle norme sociali, spesso associata a crisi morali e sociali.

Le opere principali

La Divisione del Lavoro Sociale (1893)

Analizza il passaggio dalla solidarietà meccanica a quella organica nelle società moderne.

La divisione del lavoro, secondo Durkheim, non solo migliora l’efficienza, ma crea nuove forme di coesione sociale basate sull’interdipendenza.

Il Suicidio (1897)

Una delle prime opere di sociologia empirica, in cui analizza il suicidio come fenomeno sociale piuttosto che individuale.

Identifica quattro tipologie di suicidio:

  • Egoistico: causato dall’isolamento sociale.
  • Altruistico: derivante da un’eccessiva integrazione sociale (es. martiri).
  • Anomico: legato alla mancanza di regolamentazione e stabilità sociale.
  • Fatalistico: dovuto a una regolamentazione eccessiva e oppressive.

Le Forme Elementari della Vita Religiosa (1912)

Analizza il ruolo della religione come sistema di credenze collettive che rafforzano la coesione sociale. Introduce il concetto di sacro e profano, dove il sacro rappresenta simboli collettivi che uniscono la comunità.

Durkheim ha stabilito che i fatti sociali devono essere studiati come “cose”, utilizzando un approccio scientifico e oggettivo. Il concetto di anomia è centrale per comprendere le tensioni sociali nelle società moderne, soprattutto nei periodi di rapidi cambiamenti. La religione, per Durkheim, è una rappresentazione simbolica della società stessa e un mezzo per creare unità e stabilità. Ha sottolineato l’importanza di raccogliere e analizzare dati empirici per spiegare i fenomeni sociali.

Le critiche rivolte al pensiero di Durkheim ritengono che il suo approccio riduca il ruolo dell’individuo, enfatizzando troppo le strutture sociali. Le sue teorie rischiano di essere percepite come troppo rigide, non considerando adeguatamente il cambiamento individuale e culturale. Alcuni concetti, come l’anomia, sono stati giudicati difficili da applicare a tutte le società e contesti storici.

Durkheim ha gettato le basi per molte discipline, tra cui sociologia moderna, antropologia culturale e psicologia sociale. I suoi concetti, come anomia e solidarietà, sono ancora utilizzati nei dibattiti contemporanei. La sua enfasi sulle istituzioni sociali ha ispirato studiosi come Talcott Parsons e Robert K. Merton. Il concetto di anomia è stato ampliato nella teoria della devianza.

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Edwin H. Sutherland (1883–1950)  

Edwin Sutherland ha rivoluzionato la criminologia spostando l’attenzione dalle spiegazioni biologiche e psicologiche del crimine verso una comprensione sociale e culturale. La sua teoria dell’associazione differenziale e il concetto di crimine del colletto bianco hanno ampliato la portata della criminologia, rendendola una disciplina più inclusiva e critica. Nonostante alcune critiche, il suo lavoro resta fondamentale per chiunque studi il comportamento criminale e la sua relazione con la società.

Edwin H. Sutherland è stato un sociologo e criminologo americano, considerato uno dei più influenti studiosi di criminologia del XX secolo. È noto soprattutto per aver introdotto il concetto di crimine colletto bianco e per la teoria dell’associazione differenziale, che ha rivoluzionato il modo di comprendere il comportamento criminale.

La teoria dell’associazione differenziale è uno dei contributi più celebri di Sutherland. Essa spiega come il comportamento criminale venga appreso attraverso l’interazione sociale.

  1. Principi della Teoria:
    • Il crimine non è innato, ma appreso attraverso l’associazione con altre persone.
    • Gli individui apprendono sia tecniche per commettere reati sia atteggiamenti favorevoli o sfavorevoli al crimine.
    • La probabilità che un individuo si comporti in modo criminale dipende dal bilanciamento tra associazioni favorevoli e sfavorevoli al crimine.
  2. Influenza della Teoria:
    • Ha spostato l’attenzione dalla biologia e dalla psicologia individuale ai fattori sociali e ambientali.
    • È considerata una delle basi delle teorie sociologiche sulla devianza.

Sutherland fu il primo a definire e studiare il crimine del colletto bianco (white-collar crime), cambiando il focus della criminologia tradizionale che si concentrava prevalentemente sui reati delle classi più basse.

  1. Definizione:
    • I crimini del colletto bianco sono reati commessi da persone di alto status sociale e rispettabilità nell’esercizio delle loro attività professionali (es. frodi finanziarie, corruzione, evasione fiscale).
  2. Impatto della Teoria:
    • Ha evidenziato come il crimine non sia limitato alle classi più svantaggiate, ma pervada anche le élite sociali ed economiche.
    • Ha sfidato il pregiudizio secondo cui il crimine è un fenomeno esclusivamente legato alla povertà o al disagio sociale.
  3. Studio Empirico:
    • Nel suo libro “White Collar Crime”, Sutherland ha analizzato i comportamenti illeciti delle aziende e delle classi dirigenti, mostrando come il sistema legale fosse spesso indulgente con questi crimini.

Nel suo libro “Principles of Criminology” (1939), Sutherland definì la criminologia come “lo studio del comportamento criminale, incluso il crimine, il criminale e la risposta della società”. Ha posto le basi per lo studio scientifico del crimine come fenomeno sociale.

Sutherland ha evidenziato come il sistema legale e giudiziario tenda a favorire le classi dominanti, ignorando o minimizzando i crimini del colletto bianco.

Sutherland è considerato uno dei padri della criminologia sociologica moderna. La sua teoria dell’associazione differenziale è stata la base per ulteriori sviluppi, come la teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura e le teorie interazioniste della devianza.

Ha ampliato la definizione di crimine, includendo comportamenti tipicamente ignorati dalla criminologia classica; il suo lavoro ha stimolato una maggiore attenzione verso la criminologia critica, che indaga il rapporto tra potere, legge e devianza.

La teoria dell’Associazione Differenziale è stata criticata per non spiegare perché alcune persone, nonostante l’esposizione ad associazioni criminali, non commettano crimini. La teoria è stata giudicata vaga nella descrizione dei processi di apprendimento. La definizione di crimine del colletto bianco è stata considerata troppo ampia e difficile da applicare in maniera coerente.

d) Teoria del conflitto

  • Fondatori: Karl Marx, Richard Quinney.
  • Principi: Il crimine è il risultato di conflitti tra gruppi sociali e di disuguaglianze di potere.

Karl Marx (1818–1883)

Karl Marx ha fornito un’analisi innovativa delle dinamiche sociali, economiche e politiche che continuano a essere rilevanti oggi. Sebbene il suo pensiero sia stato oggetto di critiche, le sue idee rimangono fondamentali per comprendere le contraddizioni del capitalismo e la possibilità di trasformazioni sociali. Marx non solo ha interpretato il mondo, ma ha anche cercato di cambiarlo, lasciando un’eredità che ancora alimenta il pensiero critico e il dibattito politico.

Karl Marx è stato un filosofo, economista, sociologo e rivoluzionario tedesco. È noto per essere il fondatore del materialismo storico e del pensiero marxista, una corrente di pensiero che ha influenzato profondamente la filosofia, l’economia e la politica. Le sue opere più celebri, scritte spesso in collaborazione con Friedrich Engels, includono Il Capitale e il Manifesto del Partito Comunista.

Marx sviluppò una concezione materialistica della storia, sostenendo che le condizioni materiali ed economiche determinano il corso degli eventi storici e sociali. Le forze produttive (tecnologia, lavoro, risorse) e i rapporti di produzione (relazioni economiche tra le classi) formano la base della società, su cui si sviluppano le sovrastrutture politiche, culturali e ideologiche.

La storia è definita dalla lotta tra classi sociali opposte: la borghesia (proprietari dei mezzi di produzione) e il proletariato (lavoratori salariati).

Marx prevedeva che questa lotta avrebbe portato al superamento del capitalismo e all’instaurazione di una società comunista.

Marx analizzò come il lavoro nel sistema capitalistico alieni il lavoratore:

  • Dal prodotto del proprio lavoro, che non gli appartiene.
  • Dal processo lavorativo, ridotto a un’attività ripetitiva e priva di significato.
  • Dai suoi simili, a causa della competizione.
  • Da sé stesso, perdendo il controllo sulla propria esistenza.

Marx distingue tra base economica (l’economia e i rapporti di produzione) e sovrastruttura (istituzioni, ideologie, religione e cultura). La sovrastruttura riflette e sostiene la base economica, ma può anche influenzare il cambiamento sociale.

Marx muove le sue critiche al capitalismo

  1. Sfruttamento del Proletariato:
    • Il sistema capitalistico si basa sullo sfruttamento del lavoro salariato, in cui i lavoratori ricevono meno del valore del loro lavoro, generando profitto per i capitalisti.
  2. Crisi Cicliche:
    • Il capitalismo è intrinsecamente instabile e soggetto a crisi economiche ricorrenti a causa della sovrapproduzione e della concentrazione del capitale.
  3. Disuguaglianza:
    • La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi conduce a profonde disuguaglianze sociali.

Marx è stato accusato di ridurre la complessità della società a un unico fattore, quello economico.

I critici sostengono che le sue previsioni sul crollo del capitalismo e l’avvento del comunismo non si siano realizzate. Alcuni filosofi, come Karl Popper, hanno criticato Marx per aver dato priorità alle strutture collettive rispetto all’individuo. Il proletariato non si è sempre dimostrato il motore rivoluzionario previsto da Marx.

Marx ha profondamente influenzato discipline come economia, sociologia e scienze politiche. Ha posto le basi per le teorie critiche e la scuola di Francoforte.

Le sue idee hanno ispirato rivoluzioni e movimenti socialisti e comunisti nel XX secolo, tra cui la Rivoluzione Russa del 1917. Marx rimane una figura centrale nel dibattito accademico, con riletture e aggiornamenti delle sue teorie, specialmente in relazione alla globalizzazione e al neoliberismo.

Richard Quinney (1934)

Richard Quinney ha ridefinito il modo in cui comprendiamo il crimine, evidenziando come esso sia radicato nelle strutture di potere e nelle disuguaglianze sociali. La sua visione critica e il suo impegno verso una società più giusta lo rendono una figura fondamentale nella criminologia moderna. Nonostante le critiche, le sue teorie continuano a offrire spunti preziosi per analizzare il crimine come fenomeno complesso e multidimensionale.

Richard Quinney è un importante criminologo americano associato alla criminologia critica e alle teorie conflittuali del crimine. Il suo lavoro si concentra sulle relazioni tra il crimine, il potere e le strutture sociali, sottolineando come la definizione e la gestione del crimine siano strettamente legate agli interessi delle élite dominanti. Quinney ha contribuito significativamente alla comprensione del crimine come costruzione sociale e come fenomeno radicato nelle disuguaglianze economiche e politiche.

Quinney sostiene che il crimine sia il risultato di conflitti tra gruppi sociali con interessi divergenti, in particolare tra classi dominanti e subordinate.

  1. Definizione del crimine:
    • Il crimine non è una realtà oggettiva, ma una costruzione sociale determinata dalle élite che controllano le istituzioni legislative e giudiziarie.
    • Le leggi riflettono gli interessi delle classi dominanti e servono a mantenere il loro potere.
  2. Conflitto di classe:
    • I comportamenti delle classi svantaggiate tendono a essere criminalizzati, mentre i crimini delle élite (ad esempio, il crimine del colletto bianco) vengono spesso ignorati o sanzionati più lievemente.

Quinney ha sviluppato un approccio socialista alla criminologia, evidenziando il legame tra disuguaglianza economica e criminalità. Le disuguaglianze economiche e sociali prodotte dal capitalismo sono la principale causa del crimine. Il crimine è una risposta alle condizioni oppressive imposte dal sistema economico. Quinney crede che solo una trasformazione radicale della società attraverso il socialismo possa eliminare le cause strutturali del crimine.

Analizza come le percezioni del crimine siano modellate dai media e dalle istituzioni dominanti.

  1. Ruolo dei media:
    • I media contribuiscono a creare un’immagine distorta del crimine, enfatizzando i reati delle classi inferiori e trascurando quelli delle classi superiori.
    • Questo rafforza il controllo sociale e giustifica la repressione.
  2. Criminalizzazione selettiva:
    • Le élite selezionano quali comportamenti considerare criminali, plasmando la percezione pubblica del crimine.

The Social Reality of Crime (1970)

Uno dei lavori più influenti di Quinney, in cui esplora il crimine come costruzione sociale.Propone che la definizione del crimine sia il prodotto di interessi sociali e politici in conflitto.

Class, State, and Crime (1977)

Analizza il crimine nel contesto del capitalismo, sostenendo che lo Stato serve gli interessi della classe dominante; introduce una prospettiva marxista sulla criminologia.

C. Critique of Legal Order (1974)

Esamina come il sistema legale sia progettato per perpetuare le disuguaglianze e mantenere il controllo sociale.

Quinney è stato uno dei principali promotori della criminologia critica, che analizza il crimine in relazione al potere, alle disuguaglianze e alle strutture sociali. Ha evidenziato come il sistema legale tenda a privilegiare le élite, ignorando o minimizzando i crimini commessi dalle classi dominanti. Ha collegato lo studio del crimine alla necessità di trasformazioni sociali ed economiche per eliminare la disuguaglianza.

Le critiche al pensiero di Quinney  si basano sulla sua enfasi sul capitalismo come causa principale del crimine che è stata criticata per essere troppo riduttiva. Sebbene Quinney offra una critica radicale del sistema, i critici affermano che non fornisca soluzioni concrete per affrontare il crimine nel contesto attuale. Alcuni studiosi sostengono che il suo approccio marxista sia troppo ideologicamente orientato e ignori altri fattori rilevanti per il comportamento criminale.

Quinney è una figura centrale nella criminologia critica, che continua a esaminare il legame tra potere, legge e devianza. Le sue opere hanno ispirato generazioni di criminologi a impegnarsi per il cambiamento sociale. Le sue analisi sul ruolo dei media, sulla criminalizzazione selettiva e sulla giustizia economica rimangono attuali nel dibattito su criminalità e politiche pubbliche.

Bibliografia

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Vito Fabrizio Brugnola – 9 ottobre 2020 – Il pensiero di Jeremy Bentham

Diletta Aurora Della Rocca La teoria del delinquente nato: Cesare Lombroso e l’antropologia criminale. Forensic News – 4 gennaio 2022

Monica Stronati – Enrico Ferri – Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto (2012)

Diletta Aurora Della Rocca  – Émile Durkheim e la sociologia: come un fatto sociale orienta l’individuo nelle sue scelte Forensic News – 17 Marzo 2022

Thomas J. Bernard – Richard Quinney The Editors of Encyclopaedia Britannica