La gemmoterapia nelle turbe della coagulazione. Prevenzione e cura.

MEDICINA INTEGRATA

Fernando Piterà di Clima*

*Medico-Chirurgo (Genova)

Summary

For over three years we have been witnessing a notable increase in cardiovascular diseases complicated by important coagulation disorders, including heart attacks and failures, myocardial infarctions, sudden illnesses, cerebral and cerebellar ischemic strokes, cerebral hemorrhages, myocarditis, mini-strokes, TIAs, RIND (Reversible ischemic neurological deficit), thrombophlebitis, intravascular blood clots, pulmonary embolisms, retinal thrombosis, thrombocytopenia, etc. The blood chemistry tests of these patients always highlight alterations in the coagulation factors: very high D-Dimer, inflammation indices well above physiological values, alterations in various coagulation factors and an increase in autoimmune diseases. Leaving aside the reasons for the causes of this unusual “epidemic” of coagulation disorders, it remains important to implement prevention for those most at risk. The aim of this work is, in fact, to suggest how to act in prevention also with natural remedies to reduce or avoid the possibility of experiencing thrombotic and/or haemorrhagic phenomena. Fortunately, nature offers us numerous supports capable of helping us maintain a state of well-being by making a large number of medicinal plants available to us. These natural remedies are even more effective if used as preventatives. A rational and synergistic combination of bud extracts, plants and medicinal mushrooms can constitute a valid aid to prevent or treat these pathological manifestations. Given the vastness of the topic, this work will analyze some gemmoderivatives with an action on coagulation disorders.

Key words: gemmotherapy, meristemotherapy, coagulation disorders, thromboelastography, gemmotherapeutics in coagulation disorders.

Ogni cosa che puoi immaginare,

la natura l’ha già creata.”

Albert Einstein

Premessa

Da oltre tre anni stiamo assistendo a un notevole aumento di malattie cardiovascolari complicate da importanti disordini della coagulazione, tra cui attacchi e scompensi cardiaci, infarti miocardici, malori improvvisi, ictus ischemici cerebrali e cerebellari, emorragie cerebrali, miocarditi, mini-ictus, TIA, RIND (Reversible ischemic neurological deficit), tromboflebiti, coaguli di sangue intravascolari, embolie polmonari, trombosi retiniche, piastrinopenie, ecc. Gli esami ematochimici di questi pazienti evidenziano sempre alterazioni dei fattori della coagulazione: D-Dimero molto alto, indici di flogosi ben oltre i valori fisiologici, alterazioni di diversi fattori della coagulazione e aumento delle malattie autoimmuni. Tralasciando i motivi delle cause di questa insolita “epidemia” di turbe della coagulazione, resta comunque importante attuare una prevenzione per i soggetti più a rischio. Scopo di questo lavoro è, infatti, suggerire come agire in prevenzione anche con rimedi naturali per ridurre o evitare la possibilità di manifestare fenomeni trombotici e/o emorragici. Fortunatamente la natura ci offre numerosi sostegni in grado di aiutarci a mantenere lo stato di benessere mettendoci a disposizione un gran numero di piante medicinali. Questi rimedi naturali risultano ancora più efficaci se utilizzati come preventivi. Una razionale e sinergica combinazione di gemmoderivati, di piante e funghi medicinali può costituire un valido presidio atto a prevenire o curare tali manifestazioni morbose. Data la vastità dell’argomento, in questo lavoro saranno analizzati alcuni gemmoderivati con azione sui disturbi della coagulazione.

Cos’è la Gemmoterapia?

La gemmoterapia, definita anche come meristemoterapia e fitoembrioterapia, è un metodo naturale di prevenzione e cura delle malattie acute e croniche, umane e veterinarie, che utilizza le primarie proprietà medicinali di estratti ottenuti da tessuti vegetali freschi ancora in via di accrescimento, al fine di ottenere un beneficio terapeutico e salutistico secondo la prassi sperimentale, diagnostica, clinica e terapeutica della medicina scientifica.La Gemmoterapia studia le proprietà curative delle gemme, dei germogli, delle giovani radici e di altri tessuti vegetali ancora indifferenziati in via di accrescimento e delle parti vegetali embrionali ricche di tessuti meristematici nei quali è contenuto e concentrato il patrimonio genetico, tutta l’energia vitale e i principi attivi necessari per lo sviluppo della pianta stessa che possono essere utilizzati a fini preventivi e terapeutici. Essa si è avvalsa e si avvale di ricerche precliniche, cliniche e prove di efficacia; ne stabilisce i metodi di preparazione, le indicazioni, le controindicazioni relative, la posologia e le modalità di somministrazione. Come ebbe a scrivere Max Tétau: “La clinica ci serve da guida, la sperimentazione farmacologica da norma [1]”.

Compito della Gemmoterapia è anche lo studio della composizione chimica e biochimica dei tessuti meristematici, l’utilizzo di strumenti appropriati per espletare tale indagine, la dimostrazione dell’attività farmacologica che essi svolgono, la sperimentazione su parametri di laboratorio e le modificazioni di determinate costanti biologiche; ne valuta le applicazioni cliniche, le interazioni o sinergie che si possono stabilire tra il gemmoderivato, un medicinale fitoterapico e un farmaco tradizionale. Pur essendo fitoterapia a tutti gli effetti, la gemmoterapia utilizza prevalentemente gli elementi primari embrionali del vegetale diluiti in prima decimale (1DH), oppure i loro estratti idrogliceroalcolici puri e concentrati, invece di quelli secondari che sono maggiormente presenti nelle parti adulte della pianta.

Come nuova risorsa terapeutica vegetale,la gemmoterapia rappresenta una realtà curativa di grande significato e valore scientifico, sociale ed economico. Essa è la più giovane tra le varie metodiche terapeutiche che si sono sviluppate nel corso dei secoli per utilizzare le proprietà curative dei vegetali. Per tale motivo questa metodica terapeutica vegetale è stata inclusa, da Claude Bergeret e Max Tétau, nella Fitoterapia rinnovata [2]. Le gemme, i giovani germogli, i giovani getti, i boccioli, gli amenti, gli amenti femminili fecondati, i floemi, le giovani radici, la scorza interna di radici, la scorza interna dei giovani rami, la linfa, i semi, gli xilemi e altri tessuti embrionali di vegetali in fase di crescita, sono gli elementi costitutivi essenziali della gemmoterapia. Questi elementi vegetali allo stato embrionale favoriscono e stimolano le funzioni fisiologiche dell’organismo e sono in grado di modificare, correggendole, diverse costanti biologiche alterate nell’uomo e nei mammiferi.La terapia a base di gemme e germogli vegetali si basa dunque sul principio fondamentale di utilizzare rimedi estratti da tessuti vegetali freschi, indifferenziati, ancora vitali e privi di tossicità.

La cura di una malattia necessita di struttura, segnale e informazione. In tutti i casi la terapia deve essere contemporaneamente o progressivamente sia locale sia sistemica e si deve basare su approcci strategici in grado di potenziare le sinergie tra:terapia di struttura, terapia organotropica, terapia di segnale e terapia di informazione.

Nella strategia gemmoterapica la terapia sistemica delle patologie croniche prevede la somministrazione contemporanea e in modalità sinergica di:

TERAPIA DI SEGNALE: deve fornire segnali di stimolo metabolico energetico e plastico, segnali di riattivazione dei processi di regolazione.

TERAPIA DI INFORMAZIONE: deve somministrare informazione ai sistemi per il ripristino della comunicazione con la finalità di recuperare la funzione.

TERAPIA DI STRUTTURA: deve fornire le basi strutturali del metabolismo energetico e plastico per la riparazione dei tessuti. Ebbene, la gemma vegetale con i suoi meristemi:

1) possiede la capacità di fornire segnali di stimolo metabolico e segnali di riattivazione dei processi di regolazione;

2) può fornire informazioni ai sistemi e a determinate cellule staminali per il ripristino della regolazione cellulare consentendo il recupero di alcune funzioni (vedi esempio del Carpino nelle piastrinopenie descritto di seguito);

3) può fornire le basi strutturali del metabolismo energetico e plastico per stimolare la riparazione dei tessuti.

LA CHIMICA DEI TESSUTI MERISTEMATICI

Tutti i tessuti meristematici utilizzati per ottenere i gemmoderivati sono sostanze vegetali di origine embrionale che contengono sostanze e principi attivi che non si ritrovano più nelle parti della pianta adulta utilizzate in fitoterapia tradizionale. Così, le gemme, i giovani getti, le giovani radici, la scorza della radice, la scorza dei giovani rami e i semi sono, a seconda delle varie specie, particolarmente ricchi di acidi nucleici (DNA-RNA), acidi organici, amine biologiche, aminoacidi, antociani, cellule staminali vegetali, cinetina, composti regolatori dell’espressione genica, enzimi, fattori di crescita, fattori di trascrizione, fattori promotori della trascrizione di cellule staminali, flavonoidi, iperosidi, metaboliti primari e secondari /nei giovani getti), micropolipeptidi, molecole di segnalazione per la comunicazione cellula-cellula, oligoelementi, oligosaccarine, omeoproteine TALE (three-amino-acid-loop-expression, che controllano la formazione del meristema e/o la manutenzione, la morfogenesi degli organi, la posizione degli organi e diversi altri aspetti della fase riproduttiva), ormoni peptidici, ormoni CLE e RGF (della famiglia dei peptidi), ormoni vegetali (auxine, gibberelline, citochine, acido abscissico), peptidi CLE, peptidi CLE floema-derivati, peptidi ligandi, peptidi regolatori, polimeri organici, polifenoli, polipeptidi, proteine, sostanze peptiche ad azione informazionale regolativa attive sui fattori di trascrizione, quercitina, rutosidi, sali minerali, vitamine e vitaminoidi [3] (fig. 1). Questi elementi e principi attivi, nel loro insieme conferiscono al gemmoterapico particolari attività medicamentose e interessanti proprietà terapeutiche.

Fig. 1 -Diagramma della rappresentazione schematica di alcune classi di principi attivi sinora noti presenti nei tessuti meristematici e nei gemmoderivati.

IL GEMMOTERAPICO È UN FITOCOMPLESSO

Il Fitocomplessoè un sistema biologico composito e molteplice,è un organismo formato da centinaia di molecole che operano in perfetta armonia e sinergia. È l’entità unitaria e allo stesso tempo multiforme e molteplice che costituisce e rappresenta la totalità strutturale e l’integrità farmacologica biodisponibile e sinergica della pianta medicinale nella sua molteplice completezza, compiutezza e complessità biochimica, farmacologica, farmacodinamica e funzionale. Tutte le operazioni di estrazione devono mirare, possibilmente, a conservarlo intatto, poiché è solo attraverso la sua completezza strutturale e funzionale che la pianta medicinale può esercitare il suo maximum di attività terapeutica e farmacologica. Il fitocomplesso costituisce pertanto una complessa rete di sostanze esogene la cui azione, molto più del singolo principio attivo, può mimare e riorganizzare la fine regolazione del network endogeno del sistema PNEIM (Psico-Neuro-Endocrino-Immuno-Metabolico). La pianta intera, la gemma o il germoglio, considerati nella loro unità morfo-anatomica e funzionale, sono chimicamente e biologicamente da considerarsi dei fitocomplessi, la cui azione terapeutica è dovuta a una vasta rete biochimica costituita da numerose sostanze attive. Tale azione non può essere pienamente compresa nella sua completezza “vitale” e biodinamica smembrandone l’unità biologica in singoli elementi ritenuti, spesso arbitrariamente, come i più attivi. Scomporre un fitocomplesso, qualunque esso sia, per estrarre e somministrare molecole considerate più attive può avere vantaggi in termini di standardizzazione, ma utilizzare separatamente un principio attivo non più modulato da altre sostanze che gli sono affini e complementari, risulterebbe molto riduttivo, perché significa frantumare l’integrità e il dinamismo terapeutico di un totum vegetale armonioso, e non si utilizzerebbero completamente le proprietà medicinali di un’unità terapeutica dalle caratteristiche irriproducibili; significa pertanto limitarne l’azione benefica e aumentare i rischi di eventuale tossicità farmacologica. Gli effetti terapeutici del fitocomplesso sono quindi più ampi, completi e talvolta sistemici a confronto dell’uso di uno o alcuni principi attivi utilizzati distintamente o della somma dei suoi singoli componenti. Possiamo dunque affermare che l’entità biochimica unitaria che costituisce il gemmoterapico, come ogni fitocomplesso agisce in maniera più ampia, più omogenea, più dolce, e meglio tollerata dall’organismo umano. In questa visione, considerando il fatto che alberi e piante sono strettamente interconnessi con tutti i viventi, con l’uomo e ogni altro mammifero,l’uso del derivato meristematico acquisisce il significato di un messaggio biologico in grado di riorganizzare disordini biochimici e metabolici che si vengono a creare nell’uomo e nei mammiferi in relazione alle turbe del suo stesso ambiente interno e da quello esterno.

Le funzioni e le proprietà delle singole molecole che lo compongono sono, infatti, interagenti e complementari; in altre parole, si completano, si integrano, interagiscono e si potenziano a vicenda, producendo, sul piano biologico, oltre a ben note azioni specifiche e organotropiche, anche importanti effetti sistemici e generali sull’intero organismo.

La gemma di un albero si comporta allo stesso modo del proteoma cellulare umano essendo dotata di tessuti in cui si organizzano cellule totipotenti e pluripotenti note come meristemi, e grazie ad esse le piante sono in grado di operare il miracolo della mitosi continuamente o, meglio, quando è necessario, modulano la produzione di nuove cellule, reagendo ogni volta a soddisfarne la richiesta di nuove in risposta agli stimoli ambientali. Sorprendente analogia tra cellula vegetale e cellula animale. Inoltre, cosa ancora più singolare, è che in alcuni casi, certe gemme riescono a fare una benefica riprogrammazione cellulare. Ad esempio, se si somministra la gemma di Carpino bianco (Carpinus betulus) a un paziente affetto da piastrinopenia idiopatica o post chemioterapia, oppure dovuta ad altre noxe eziologiche, si otterrà la normalizzazione fisiologica del numero di piastrine (figg. 2 e 3). Ebbene, poiché le piastrine non hanno nucleo e non possono riprodursi, l’unica spiegazione possibile è che la gemma del Carpino è stata capace di stimolare la stirpe trombocitaria nella ipoplasia midollare, e “riprogrammare” il megacariocita del midollo osseo che dà origine alle piastrine. Bisogna quindi supporre che l’effetto iatrogeno della chemioterapia abbia danneggiato il megacariocita il quale, mediante l’azione della gemma di Carpino, ha ripreso la sua normale funzione. Allo stesso modo, i giovani getti di Tamerice (Tamarix gallica) sono capaci di correggere la carenza di globuli rossi stimolando il proeritroblasto o l’emocitoblasto, poiché anche i globuli rossi sono privi di nucleo e non possono autonomamente riprodursi, come le piastrine. In pratica, i principi attivi contenuti nelle cellule meristematiche delle gemme si comporterebbero come le staminali umane.

Fig. 2 -Organotropismo e principali proprietà della gemma di Carpinus betulus.

Fig. 3. – Organotropismo cellulare della gemma di Carpinus betulus: stimola la stirpe trombocitaria nelle piastrinopenie provocate da chemioterapia e da altre cause, e talvolta anche nell’ipoplasia midollare.

Infatti, sappiamo che le staminali animali secernono fattori attivi capaci di far riattivare i tessuti lesi e ripararli, e non la cellula staminale stessa. Fattori molto simili sono presenti nei meristemi dei vegetali presenti nelle gemme che sono le “staminali” delle piante (fig. 4).

Fig. 4 – È presumibile che le cellule meristematiche totipotenti e pluripotenti contenute nelle gemme, con i loro fattori attivi e biostimoline possano avere la proprietà di riattivare o “riprogrammare” cellule umane lesionate.

È stata introdotta la nozione di fitocomplesso perché la gemma vegetale, in questo senso, è anch’essa un vero e proprio fitocomplesso. È un fitocomplesso ancora più particolare perché ancestrale, è un sistemadi elementi cellulari naturali dinamici, un organismo viventeindefinito, infinito, totipotente e “auto poietico”, formato da numerosi elementi e particelle biologiche atti a rigenerare e ricreare il vegetale in modo perenne.

È ancestrale perché le cellule meristematiche sono antichissime e, con molta probabilità, sono anche i primitivi modelli precursori di tutte le cellule staminali animali.

È indefinito e indifferenziato, perché il meristema non si differenzia mai completamente, ma una parte di esso viene continuamente rigenerata e mantiene la totipotenza.

È infinito perché permette l’accrescimento del vegetale per tutta la sua lunga vita (talvolta per millenni).

È totipotente perché può riprodurre qualsiasi parte della pianta.

È “auto poietico” perché la coltura di mezzo millimetro di apice vegetativo di una gemma, dotato di una o due bozze fogliari, è sufficiente per ottenere lo sviluppo completo di una nuova pianta!

Questo fenomeno, caratteristico dei soli esseri vegetali, è detto in botanicaembriogenia infinita o embriogenia continuata. Fattori di crescita e peptidi contenuti nel meristema della gemma e rilasciati da ogni cellula meristematica sono in grado di promuovere la rigenerazione di nuovi tessuti vegetali e la sostituzione di elementi danneggiati, sia nel vegetale sia nel mammifero, uomo compreso.

POSTULATI DELLA GEMMOTERAPIA

(Meristemoterapia)

Alla base del metodo terapeutico gemmoterapico vi sono i seguenti e fondamentali postulati:

1) Poiché la vita animale dipende completamente da quella vegetale, solo ciò che alimenta l’essenza della vita animale può rigenerarla nelle sue alterazioni morfo-patologiche.

2) Poiché la vita è l’espressione della dinamica cellulare, per curare è necessario utilizzare cellule in fase di potenziale divisione e biostimoline vegetali che possano stimolare altri tessuti cellulari.

3) Solo la cellula vegetale che nutre essenzialmente l’uomo nei suoi tessuti, può rigenerarlo nelle sue alterazioni biologiche. Sopprimere ogni espressione vegetale dalla terra equivarrebbe a far perire l’umanità in una sola generazione.

4) L’albero è l’identità vegetale più potente, la più grande e possente conosciuta in natura, dove l’energia vitale si esprime ogni anno con un grande rinnovamento cellulare. Tutti i suoi tessuti allo stato nascente (meristemi) o in via di divisione (gemme, germogli, giovani getti, amenti femminili fecondati, xilemi, floemi, radichette, giovani radici, corteccia interna di giovani rami, scorza interna delle radici), sono i più adatti a scopo terapeutico, i più indicati per rigenerare e curare le cellule e i tessuti umani.

5) Una pianta superiore, un albero, può essere considerato come un essere biologico costituito da piccole parti viventi di tessuto embrionale (oggetto della gemmoterapia), situate alle estremità di uno scheletro costituito da cellule morte (oggetto principale della fitoterapia tradizionale).

6) Tra gli alberi utilizzati ai fini terapeutici, le Betulle (Betula pubescens e Betula verrucosa) e le Querce (Quercus peduncolata), sono quelli che possiedono le più spiccate capacità di adattamento, di acclimatazione, di resistenza, di diffusione e rigenerazione. Le gemme, i germogli e tutti i tessuti embrionali di questi alberi costituiscono il fondamento della terapeutica meristematica e del drenaggio gemmoterapico, essendosi dimostrati di gran lunga i più attivi nella stimolazione del Sistema Reticolo-Endoteliale (fig. 5).

Fig. 5 – I tessuti meristematici di Quercia e Betulla formano la base terapeutica e del drenaggio gemmoterapico, poiché derivano da alberi che possiedono le migliori capacità di adattamento, acclimatazione, resistenza, diffusione e rigenerazione.

PARAMETRI DI VALUTAZIONE

PER I DISTURBI DELLA COAGULAZIONE

L’azione multipla, spesso sistemica e organotropica dei gemmoterapici è stata evidenziata dagli studi di Pol Henry che ha definito, per ciascun gemmoderivato, il preciso campo d’azione mediante test di laboratorio e sperimentazione in vivo su mammiferi e uomo, definendo così il concetto di sindrome biologica sperimentale. Per Sindrome Biologica Sperimentale si intendono le modificazioni ottenute dai gemmoderivati testati su parametri biologici, clinici e paraclinici, provocate dall’azione di un determinato germoglio e valutate mediante elettroforesi delle proteine, test di flocculazione, tromboelastogramma, studi citologici, etc. In questo lavoro saranno esaminati solo i gemmoderivati che si sono dimostrati attivi nel modificare alcune costanti del Tromboelastogramma (TEG), e quindi in grado di modificare e/o correggere alcune alterazioni della coagulazione ematica [4]. Gli esami ematici da considerare in casi di affezioni che coinvolgono il complesso meccanismo della coagulazione ematica sono diversi e molteplici, a seconda che si sospetti un’affezione di tipo emorragipara o trombofilica. Un evento trombotico, arterioso o venoso, si verifica quando il sangue si coagula all’interno di un vaso sanguigno aderendo alla sua parete e lo ostruisce in maniera parziale o completa, impedendo così la circolazione del sangue in quel punto e nei distretti irrorati da quel vaso. La trombofilia è un evento patologico multifattoriale determinato da cause interne, esterne e genetiche. Affinché un episodio trombotico possa verificarsi è necessaria, oltre alla predisposizione ereditaria, anche l’interazione con altri fattori ambientali esterni. Tra le cause di origine interne ricordiamo le alterazioni genetiche dei fattori della coagulazione, la gravidanza, i deficit vitaminici, l’ipercolesterolemia, le dislipidemie, lo stile di vita sedentario, obesità, etc. Tra le cause esterne sono da annoverare l’assunzione di contraccettivi orali, il fumo di sigaretta, interventi chirurgici, sovrappeso, immobilità, etc. Per trombofilia ereditaria si intende invece una predisposizione genetica alla formazione di trombosi venose e arteriose. Le alterazioni genetiche responsabili di fenomeni trombofilici sono costituite da mutazioni dei geni del fattore V e del fattore II (Protrombina) che determinano la produzione di fattori coagulativi anomali che modificano, alterandolo, l’equilibrio fisiologico dell’emostasi. In presenza di alterazioni genetiche trombofiliche è necessario estendere lo studio ai familiari del soggetto affetto da tali condizioni. Tra i più importanti test riportiamo, in ordine alfabetico, i seguenti di tipo quantitativo e altri di natura più specialistica e genetica.

Test di tipo quantitativo per disturbi della coagulazione:

ACT (valuta in maniera temporale aspecifica la formazione del coagulo);

Adesività e aggregazione piastrinica;

Anticorpi anti Cardiolipina IgG [v.n. = GPL U/ml 1-10];

Anticorpi anti DNA;

Anticorpi anti Nucleo;

Antitrombina III (Metodo Funzionale) (valuta la fibrinolisi) [v.n. = 80-120%];

APC-Resistance (Resistenza alla Prot. C attivata – Fattore V di Leiden) [v.n. Unità > = 0,8];

D-Dimero (misura quantitativamente la fibrinolisi ma è un indice aspecifico che si altera dopo ogni intervento chirurgico);

Fattori della coagulazione (II, V, VII, VIII, X);

FDP (Fibrin/Fibrinogen degradation Product: valuta la fibrinolisi);

Fibrinogeno (risente della diluizione) [v.n. = mg/dl 200-400];

INR (Tempo di Quick) [v.n. = 0,91. intervallo terapeutico: 2-4,5];

LAC (Lupus Anti Coagulant);

Omocisteina [v.n. Micro-moli/L = 4,5-13];

Piastrine: misurano in senso temporale l’inizio della formazione del coagulo e forniscono informazioni sulla solidità del coagulo [v.n. x 1000/micro-L = 150-400];

Proteina C (Metodo coagulativo) [v.n. = Unità 60-140 %];

Proteina S Libera (Metodo immuno enzimatico) [v.n. = Unità 55-160 %];

Tempo di Protrombina (Prothrombine Time), esplora in % la via intrinseca della coagulazione;

Tempo di Tromboplastina Parziale (PTT: Prothrombine Tissutal Time) esplora in % la via estrinseca della coagulazione e misura in senso temporale l’inizio della formazione del coagulo ma fornisce informazioni sulla solidità del coagulo [v.n. = 24-37 secondi];

XDP (valuta la fibrinolisi).

Ricerca anticoagulanti del tipo Lupus anticoagulante

KCT ratio [v.n. Unità < = 1,2];

PT lac ratio [v.n. Unità < = 1,2];

PTT lac ratio [v.n. Unità < = 1,2];

dRVVT ratio [v.n. Unità < = 1,2];

TTIT index [v.n. Unità < = 1,25];

Rosner index KCT [v.n. Unità < = 15];

Prove di correzione KCT mix ratio [v.n. = negativo].

Test genetici per i disturbidella coagulazione(trombofilia)

Ricerca della mutazione del Fattore II;

Ricerca della mutazione del GENE G20210A del Fattore II della Protrombina;

Ricerca della mutazione del Fattore V di Leyden;

Ricerca della mutazione FV:Q506 del Fattore V di Leyden;

Ricerca della mutazione FV HR2 (H1299R);

Ricerca della mutazione del FATTORE VII;

Ricerca della mutazione del GENE MTHFRA 1298c;

Ricerca del polimorfismo C677T del GENE MTHFR;

Ricerca della variante Genetica CBS 844 ins 68;

Ricerca della variante Genetica G1691A (di Leyden).

STUDIO DELLE COAGULOPATIE

MEDIANTE TROMBOELASTOGRAFIA

Tra gli esami strumentali, fondamentale importanza assume il Tromboelastogramma(TEG) o Trombodinamografia. In primo luogo perché l’azione dei gemmoderivati, per quanto concerne i disturbi della coagulazione, è stata testata dal Pol Henry proprio con questa metodica [5]; in secondo luogo perché il TEG rappresenta un esame sicuro, veloce e attendibile che esplora tutti i tempi dell’emostasi e permette di seguire, con una visione grafica diretta, le fasi di formazione e retrazione del coagulo ematico o plasmatico, di misurare l’elasticità del trombo e valutare le variazioni di quantità del coagulo attraverso la misura dell’elasticità della fibrina, il tutto in condizioni sperimentali attendibili, costanti e riproducibili.

Dopo aver intuito che i meristemi potevano modificare e correggere protidogrammi alterati, dopo aver studiato le stimolazioni delle linee cellulari sperimentali e istologiche, nella prima metà del 1900 Pol Henry si occupò dello studio dei meristemi anche mediante la tromboelastografia per definire la loro azione sui disturbi della coagulazione utilizzando la tromboelastografia classica, sperimentando e testando i gemmoterapici in pazienti affetti da alterazioni della coagulazione per valutarne il loro effetto nelle coagulopatie. La ricerca in questo settore della patologia è stata molto importante per determinare clinicamente quale gemmoderivato agisse in alcune turbe della coagulazione. Con tale metodica è possibile ottenere una registrazione grafica delle variazioni di elasticità del coagulo e fornire una documentazione obiettivabile e permanente delle fasi coagulative.

Nel passato, l’esame si eseguiva mediante un tromboelastografo munito di una vaschetta d’acciaio alta 12 mm e del diametro di 8 mm., uniformemente temperata e levigata, affinché il coagulo non si retraesse sulle pareti dello strumento di misurazione. La vaschetta era riempita di sangue prelevato dalla vena del braccio di un soggetto a digiuno. Nove parti di sangue erano unite a una parte di ossalato di sodio M/10 (1,34%) oppure a citrato di sodio 3,8%. La vaschetta ruotava in modo costante per mezzo di un piccolo motore, con un movimento laterale corrispondente a 4°45″. La fibrina, coagulandosi, collegava la parete della vaschetta a un pistone cilindrico del diametro di 6 mm., immerso in essa e perfettamente coassiale con la vaschetta, in modo che la distanza fra le rispettive pareti fosse uniforme. Il pistone, sospeso a un filo d’acciaio e fornito di una determinata capacità di torsione, era fissato in alto con uno specchietto. Quando il meccanismo cominciava a ruotare, il suo movimento era rappresentato fotograficamente come una curva fusiforme (tromboelastogramma = TEG) per mezzo di un raggio di luce riflesso dallo specchietto in movimento. Allorché il trombo cominciava a formarsi, un reticolo di fili elastici di fibrina si depositavano tra la parete della vaschetta e il pistone, così il filo d’acciaio, lungo 2 cm., era ruotato tanto più fortemente quanto più solido e tenace era il coagulo. Il movimento era trasmesso allo specchietto che rifletteva un raggio di luce su nastro di carta sensibile mossa da un chimografo che scorreva di 2 mm al minuto e sulla cui parete restavano registrate le modificazioni provocate dai filamenti di fibrina (fig. 6). In tal modo era possibile stabilire l’inizio e la durata del processo di coagulazione e la consistenza del trombo.

Fig. 6. Schema molto semplificato di Tromboelastografo.

TRACCIATO TROMBOELASTOGRAFICO NORMALE

Finché il coagulo non si forma, nessun movimento si verifica nel cilindro e lo specchio rimane fisso. Il chimografo registra solo una linea retta definita tempo di reazione (r) che rappresenta la fase di latenza o fase di generazione della tromboplastina attiva. Quando il coagulo comincia a formarsi, il reticolo di fibrina unisce vaschetta e cilindro facendo torcere il filo, che a sua volta muove lo specchietto. Si formano allora due linee curve dirette in senso opposto che procedono obliquamente nella stessa direzione della linea retta e raggiungono una posizione nella quale la distanza fra loro è massima. Le linee rimangono in tale posizione per un certo tempo e quindi si avvicinano lentamente e progressivamente. Quando le due linee della curva si sono allargate di 20 mm., la carta è normalmente andata avanti di 6 mm., essendo trascorsi 3 minuti, con valori estremi di 4,5-7,5 mm. L’intervallo impiegato tra le due linee oblique e curve dal punto in cui si dipartono dalla linea retta, dista fra loro di 1 mm sino a raggiungere la distanza di 20 mm. Questo intervallo è definito con la lettera k e corrisponde al tempo di formazione del coagulo (costante di trombina). La distanza massima fra le due linee curve è indicata con le lettere ma e corrisponde alla massima ampiezza. Una volta raggiunta la massima amplitudine, la distanza fra le due branche del tromboelastogramma diminuisce progressivamente a causa dei fenomeni di retrazione del coagulo e della fibrinolisi.

I valori normali di r, k, ma, espressi in mm sono i seguenti:

r = 7-10 mm.; k = 6-8 mm.; ma = 45-65 mm.

Il valore ma è in rapporto con l’elasticità del trombo, e da esso si può calcolare il cosiddetto modulo di elasticità del trombo E mediante la formula:

ma x 100

———— = E

100 – ma

Fig. 7. Schema di tromboelastogramma con i parametri di una curva e tre esempi di tracciati patologici.

Interpretazione del tracciato tromboelastografico

Per una corretta interpretazione del tracciato tromboelastografico è necessario valutare e definire i seguenti parametri:

– Tempo di reazione r: è il tempo di latenza necessario per la formazione di filamenti di fibrina capaci di aderire alle pareti della vaschetta e del pistone, resistendo ai periodici movimenti di rotazione, e valuta i fattori della coagulazione ovvero le sostanze che portano alla formazione della fibrina. Vi possono essere deficit congeniti (es. emofilia) o acquisiti (epatopatie). I fattori che possono condizionare il tempo di reazione sono:

a) il tempo di formazione della fibrina;

b) l’adesività della fibrina alle pareti della vaschetta del pistone;

c) la resistenza della fibrina ai movimenti di trazione.

Se l’adesività e la resistenza dei filamenti di fibrina sono alterate, non ci sarà trazione e la resistenza necessaria per determinare le oscillazioni del tracciato: è quanto si verifica nelle piastrinopenie e nelle sindromi da deficit piastrinico. In questi casi si avranno tempi r più lunghi della norma e quindi patologici. Nelle sindromi emofiliche l’allungamento di r è dovuto alla rallentata formazione della trombina e quindi alla tardiva formazione di fibrina. In chirurgia la somministrazione di eparina è il più potente inibitore della formazione di trombina (potenzia l’ATIII e agisce sul suo cofattore). Un prolungamento dell’r (o R) si verifica quando l’eparina somministrata non è stata completamente antagonizzata dalla protamina. Al contrario si ha una riduzione dell’r nelle situazioni di ipercoagulabilità.

– Angolo alfa: misura la rapidità di formazione della rete di fibrina e il legame con le piastrine esplorando l’interazione fibrinogeno-piastrine. Una riduzione dell’α si verifica nelle ipofibrinogenemie, nei deficit congeniti di GPIIb/IIIa piastrinici, oppure nella eccessiva somministrazione di anticoagulanti.

Tempo di formazione del coagulo k: l’allungamento di k è presente in tutti i difetti di coagulazione, ma più importante è il rapporto fra k/r e k/ma, soprattutto per le differenze fra il tracciato di tipo piastrinopenico e il tipo emofilico, in cui il tempo di formazione del coagulo è ugualmente allungato, ma si comportano diversamente le altre costanti tromboelastografiche. L’accorciamento del tempo k costituisce invece, insieme con l’aumento della massima ampiezza ma (ma non obbligatoriamente), un importante indice di diatesi trombofilica.

Massima ampiezza ma: misura la contrazione del coagulo per opera delle piastrine e quindi rappresenta la massima forza esercitata dal coagulo che è dovuta alla contrazione delle piastrine. Il significato della massima ampiezza ma (o MA o massima amplitudine, maximun amplitude) è quindi da attribuire alle variazioni numeriche delle piastrine e alla loro integrità funzionale; in altri termini, un deficit funzionale delle piastrine, indipendentemente dal loro numero, può modificare la ma. Questo fenomeno è di notevole importanza ai fini diagnostici e dell’interpretazione degli stati trombopatici, ma anche delle piastrinopenie conclamate che di frequente possono associarsi a deficit funzionale delle piastrine (fig. 8).

LY30 misura la riduzione del coagulo dopo trenta minuti.

– Indice di coagulazione CI (Coagulation Index) è un parametro derivato che si basa su R, alfa e MA, e il suo indice varia da –3 a +3.

Fig. 8 – Parametri più dettagliati del tracciato tromboelastografico: R è il periodo di latenza che porta alla formazione della fibrina e valuta i fattori della coagulazione, ovvero le sostanze che producono la formazione della fibrina. L’angoloalfa misura la rapidità di formazione della rete di fibrina e il legame con le piastrine, esplora quindi l’interazione fibrinogeno-piastrine. LaMA, o massima ampiezza, misura la contrazione del coagulo per opera delle piastrine e rappresenta la massima forza esercitata dalla retrazione del coagulo, è dovuta perciò alla contrazione delle piastrine.LY30 misura la riduzione del coagulo dopo trenta minuti.

TROMBOELASTOGRAMMA PATOLOGICO

1Tracciato piastrinopenico. È caratterizzato da:

a) – Tempo di reazione (r) normale o subnormale: in caso di piastrinopenia o di sindrome da decifit funzionale piastrinico, la trasformazione del fibrinogeno in fibrina avviene in tempo normale o subnormale perché vi è comunque una piccola quantità di trombina sufficiente per trasformare il fibrinogeno in fibrina.

b) – Tempo di formazione del coagulo (k) allungato: la tensione operata dai filamenti di fibrina è più lenta del normale perché è in funzione sia del numero che della funzione piastrinica.

c) – Massima ampiezza (ma) diminuita: non essendovi piastrine a sufficienza, la messa in tensione dei filamenti di fibrina risulta incompleta anche se la formazione di trombina può continuare per molto tempo. Anche prolungando i tempi di osservazione, l’ampiezza massima rimane immodificata poiché le poche piastrine disponibili vengono labilizzate. Inoltre, in questi casi, vi sarebbe anche una riduzione di tromboglutina, fattore piastrinico la cui funzione determinerebbe un forte aumento di tensione del coagulo di fibrina.

2Tracciato trombofilico. È caratterizzato da:

a) Tempo di reazione (r) normale o accorciato: infatti, la trombina si forma in tempi e quantità normali. A volte i fattori che condizionano lo stato trombofilico determinano una maggior formazione di trombina e in tempo più rapido.

b) Tempo di formazione del coagulo (k) è accorciato indipendentemente che la fibrina si sia formata in tempo normale o più velocemente, poiché la maggiore attività funzionale delle piastrine fa sì che la messa in tensione del coagulo avvenga più rapidamente del normale.

c) Massima ampiezza (ma) è aumentata perché la tensione dei filamenti di fibrina avviene rapidamente e precede la fase di labilizzazione da parte della trombina. Inoltre, vi è la maggiore attività funzionale delle piastrine. Il tracciato tromboelastografico di tipo trombofilico è di notevole importanza diagnostica, perché le altre prove diagnostiche attuali non sempre forniscono, per gli stati di ipercoagulabilità, dati univoci e concordanti.

3Tracciato emofilico. È caratterizzato da:

a) Tempo di reazione (r) allungato: nel soggetto emofilico, la trombina si forma molto lentamente e la fibrina di conseguenza tarda anch’essa a formarsi.

b) Tempo di formazione del coagulo (k) allungato: nell’emofilico, le piastrine, sebbene siano funzionanti, non trovano il substrato di fibrina su cui esercitare la loro funzione adesiva, o comunque ne trovano ben poca. Pertanto, la messa in tensione dei filamenti di fibrina avviene gradualmente e lentamente.

c) Massima ampiezza (ma) normale o aumentata: le piastrine restano più a lungo integre potendo esercitare progressivamente la loro funzione adesiva e di messa in tensione dei filamenti di fibrina; questo perché formandosi poca trombina e lentamente, le piastrine subiscono meno l’azione labilizzante della trombina. Le alterazioni descritte non sono però uguali in tutti i casi di emofilia: i parametri r, k, ma, possono presentare allungamenti diversi a seconda che si tratti di emofilia tipica, lieve o sub emofilia (figg. 9 e 10).

Fig. 9.Sinistra: A = tracciato tromboelastografico di sangue normale; B = di plasma normale. Destra: A = tracciato di diatesi trombofilica con accorciamento del tempo di reazione e di K e aumento della massima ampiezza. B = sindrome piastrinopenica con riduzione della massima ampiezza. C = tracciato di sindrome emofilica con marcato allungamento del tempo di reazione e del tratto k e con valori normali della massima ampiezza.

Questi tre esempi di refertazione tromboelastogrammica sono stati scelti a scopo meramente esemplificativo, ma solo i primi due (tracciato piastrinopenico e trombofilico) ci interessano dal punto di vista gemmoterapico. L’esperienza ha dimostrato che i gemmoterapici che agivano negli stati ipercoagulativi (tracciato trombofilico) erano validi terapeuticamente anche nell’aterosclerosi. Quelli risultati inefficaci sulle turbe coagulative non avevano alcun potere terapeutico in questo senso, indipendentemente da una loro eventuale azione sulla parete vascolare. L’azione ipercoagulante è quella che aumenta le costanti trasversali del tromboelastogramma.

Fig. 10Parametri di una curva di tromboelastogramma con alcuni esempi e interpretazioni delle relative modifiche che possono verificarsi nei parametri tromboelastografici.

APPLICAZIONI DEL TROMBOELASTOGRAMMA

Dai tempi di Pol Henry, il tromboelastogramma (TEG) ha subito profonde trasformazioni tecnologiche. Oggi esistono TEG molto più sofisticati (fig. 11), ma il procedimento è molto simile a quelli precedenti, e i parametri di valutazione sono praticamente gli stessi. I moderni tromboelastagrammi sono costituiti da una cuvetta in cui è immerso un ago. La cuvetta viene riempita con 0,36 ml di sangue. Essa ruota con un > di 4-45°ogni 10 sec. e, quando inizia la formazione della fibrina, il reticolo di fibrina connette l’ago liberamente immerso alla cuvetta oscillante. Il segnale di oscillazione meccanica è tradotto in un segnale elettrico, decriptato e integrato da un moderno software.

Diagnosi tromboelastografica: dal punto di vista diagnostico, il tromboelastogramma è l’unico strumento diagnosticoin grado di evidenziare uno stato protrombotico potenzialmente letale come, ad esempio, quello che conduce all’infarto miocardico acuto (IMA) o all’ictus. È l’unico sistema in grado di evidenziare precocemente uno stato protrombotico ed è in grado di dare un risultato in 15-20 min. L’uso della TEG consente, inoltre, di monitorare tutte le fasi dell’emostasi dalla formazione del coagulo sino alla sua lisi; permette di misurare il rischio emorragico pre-operatorio intra-operatorio e post-operatorio, distinguendo tra un sanguinamento chirurgico oppure uno dovuto ad altre cause. Oltre ad avere un importante valore diagnostico, il TEG contribuisce anche a diminuire la somministrazione di emoderivati e trasfusioni di sangue omologo.

I campi di applicazione del TEG possono essere così riassunti: cardiochirurgia; chirurgia addominale maggiore; chirurgia ortopedica; chirurgia toracica; chirurgia dei trapianti; chirurgia vascolare; coagulazione intravascolare disseminata (CID); infarto miocardico acuto (IMA); infarto placentare; ostetricia; rianimazione e traumatologia. In chirurgia, l’esame TEG consente di monitorare il paziente prima, durante e dopo l’intervento chirurgico.

Prima della chirurgia il TEG può porre diagnosi di problemi coagulativi e preventivare trattamenti profilattici (è l’unico sistema in grado di evidenziare uno stato protrombotico);

Durante l’intervento chirurgico fornisce indicazioni circa l’eventuale problema di coagulazione preesistente;

Dopo l’intervento chirurgico dirime la diagnosi se il sanguinamento è dovuto a problemi chirurgici, a eccesso di eparina oppure a coagulopatia e, in ogni caso, è in grado di dare un risultato in soli 15-20 min. Il possibile trattamento integrato con inibitori delle piastrine e trombolitici, anche nella fase conclamata dell’infarto miocardico acuto (IMA), può ridurre il rischio di riocclusione e supplire alla terapia mono farmacologica.

In gravidanza, l’iperfibrinogemia e l’aumento del PAI (Plasminogen Activator Inhibitor) causano uno stato di ipercoagulabilità che può provocare l’infarto placentare.

Inoltre,sappiamo che nellaCID, cheesistono tre stadi ben definiti:1.Fase protrombotica; 2.Fase di fibrinolisi secondaria;3.Coagulopatia da consumo; poiché è noto che tutti gli stati di sepsi possono tragicamente evolvere in CID, la diagnosi precoce e il tempestivo trattamento della prima fase pro trombotica può prevenire o impedire l’evoluzione di questa allarmante patologia.

Fig. 11 – Esempio di un moderno Tromboelastografo (rotem-delta-400px) munito e integrato con un moderno software.

Trattamento convenzionale delle coagulopatie

La cura classica dei disturbi della coagulazione si avvale di emocomponenti o emoderivati e farmaci. Tra gli emocomponenti ricordiamo il plasma fresco congelato, i crioprecipitati e le sacche di piastrine.

Tra i farmaci ricordiamo gli antiaggreganti piastrinici che agiscono con modalità differenti (abciximab, acido acetilsalicilico, clopidogrel, dipiridamolo, epoprostenolo, eptifibatide, indobufene, sulfinpirazone, ticlopidina, tirofiban). I farmaci antifibrinolitici sono costituiti da acido epsilon-aminocaproico, aprotinina, acido tranexamico, desmopressina, estrogeni coniugati, eritropoietina, veleni ofidici, vitamina K, etc., utilizzati nelle emorragie a seconda dei casi e della natura dell’emorragia (alterazione emostatica, piastrinopenie, emorragie da farmaci, da coagulopatie acquisite, da deficit ereditari, malattia di Von Willebrand, ecc.); mentre quelli trombolitici sono l’Rt-PA, l’urokinasi e streptokinasi, da associare, a seconda dei casi a trattamento anticoagulante classico con eparina e dicumarinici. Inoltre, esistono quattro farmaci anticoagulanti orali di nuova generazione che sono: apixaban, edoxaban e rivaroxaban che inibiscono il fattore X, e il dabigatran che inibisce direttamente la trombina.

I GEMMOTERAPICI NELLE COAGULOPATIE

E NELLE ALTERAZIONI DEL TROMBOELASTOGRAMMA

Di seguito sono elencati, con le loro specifiche proprietà, i gemmoderivati che sperimentalmente hanno dimostrato di avere differenti azioni nei confronti delle coagulopatie e la capacità di agire sui parametri del Tromboelastogramma.

Gemmoderivati con azione neutra e/o ambivalente sui parametri del TEG

Le gemme di Betula verrucosa (Betulla pendula), Fagus sylvatica (Faggio) e Juglans regia (Noce) hanno una modica azione ambivalente sulla coagulazione sulle costanti del tromboelastogramma.

Gemmoderivati che normalizzano la trombofilia

Le gemme del Corylus avellana (Nocciolo) normalizzano la trombofilia media riequilibrando i parametri coagulativi sia in casi di ipocoagulazione sia in casi di ipercoagulazione.

Gemmoderivati con lieve azione coagulante

Sorbus domestica (Sorbo gemme):corregge l’ipocoagulazione caratterizzata da un netto allungamento delle costanti longitudinali e ha una leggera incidenza ambivalente sulle costanti trasversali del TEG. Controlla le condizioni di iperviscosità serica e compensa gli stati di ipocoagulazione reattiva.

Tamarix gallica (Tamerice giovani getti):ha lieve azione ipercoagulante totale; accorcia le costanti longitudinali e aumenta le costanti trasversali del tromboelastogramma. Gemmoderivato indicato nelle piastrinopenie (con Carpinus betulus).

Gemmoderivati con lieve azione ipocoagulante (ipocoagulanti minori)

Abies pectinata (Abete bianco gemme): allunga le costanti longitudinali con azione ambivalente sulle costanti trasversali del TEG (corregge lievemente l’ipercoagulazione e ha una lieve azione ipocoagulante).

Acer campestre (Acero gemme):possiede una leggera attività antitrombofilica (da usare come rimedio complementare).

Ampelopsis veitchii (Vite canadese giovani getti): possiede una lieve attività antitrombofilica.

Betula pubescens (Betulla bianca gemme):riduce la tendenza alla trombofilia.

Corylus avellana (Nocciolo gemme): possiede una leggera attività ipocoagulante globale normalizzando la trombofilia media.

Crataegus oxyacantha (Biancospino giovani getti): è un prezioso coadiuvante antitrombofilico con attività antitrombofilica totale.

Ficus carica (Fico gemme): corregge lievi stati di ipercoagulazione. Allunga le costanti longitudinali e riduce le costanti trasversali. Le gemme di Fico hanno una lieve azione ipocoagulante globale.

Juniperus communis (Ginepro giovani getti): ha una lieve azione antitrombofilica globale con allungamento delle costanti longitudinali e raccorciamento delle costanti trasversali del TEG.

Rosmarinus officinalis (Rosmarino giovani getti): aumenta le costanti longitudinali e accorcia le costanti trasversali del TEG, agendo negli stati trombofilici totali.

Olea europaea (Olivo giovani getti): aumenta le costanti longitudinali e diminuisce le costanti trasversali. Riduce la viscosità sanguigna agendo mediamente sulla trombofilia totale.

Tilia tomentosa (Tiglio argentato gemme): riduce le costanti trasversali e allunga leggermente le costanti longitudinali del TEG. Le gemme del Tiglio possono essere indicate nelle sindromi infiammatorie croniche che evolvono verso uno stato trombotico da iperfibrinemia.

Gemmoderivati con azione ipocoagulante maggiore

In gemmoterapia possediamo sei gemmoderivati maggiori che agiscono nel diminuire la coagulabilità del sangue con diversi meccanismi e che possono essere prescritti anche in funzione di alcuni dati di laboratorio(figg. 12, 13). Dal punto di vista prescrittivo e terapeutico queste gemme, con i loro tessuti meristematici, possono avere un ottimo effetto preventivo per quanto riguarda il rischio trombotico e trombo embolico; pur tuttavia, bisogna riconoscere che la loro azione terapeutica non è diretta sulla totalità della malattia, ma solo su alcune tappe della coagulazione, e quindi solo su determinati aspetti della patologia. In altri termini l’azione terapeutica, in questi casi, è orientata su specifiche alterazioni biologiche. Per l’importanza che assumono nella terapia delle coagulopatie, in questo lavoro saranno più dettagliatamente descritti i sei gemmoderivati ipocoagulanti maggiori.

Alnus glutinosa (Ontano nero gemme):possiede azione ipocoagulante globale e antitrombotica in tutti gli stati di infarto allo stadio di risoluzione e nelle fasi di cronicità. Alnus glutinosa è la gemma degli stati elettroforetici iper-alfa-1-iper-alfa-2 qualunque sia l’origine o la struttura tissulare. È il gemmoterapico più adatto per i soggetti sclerotici con precedenti trombotici.

Cercis siliquastrum (Albero di Giuda gemme): ha una netta e importante azione antitrombofilica e anticoagulante. In gemmoterapia è il rimedio antitrombofilico maggiore.

Citrus limonum (Limone scorza interna di giovane ramo): possiede azione antitrombofilica e si prescrive quando c’è un aumento del tasso del fibrinogeno ematico(fig. 13).

Cornus sanguinea (Sanguinello gemme): possiede azione antitrombotica e anticoagulante. È il gemmoderivato da prescrivere anche su indicazione del test dell’eparina aumentato (resistenza all’eparina).

Ginkgo biloba (Ginkgo gemme): possiede azione antiaggregante piastrinica e antiossidante; potenzia l’effetto dei salicilati e di altri antiaggreganti; ma può ridurre l’effetto del Warfarin sodico (Coumadin) se assunto insieme o nella stessa giornata (ciò è stato verificato per l’utilizzo di estratti secchi di foglie di Ginkgo e delle Tinture Madri. A titolo precauzionale questi effetti sono qui riportati anche per le gemme, sebbene non siano mai stati segnalati casi analoghi con l’utilizzo del gemmoderivato).

Populus nigra (pioppo nero gemme): riduce la tendenza trombofilica a genesi infiammatoria e possiede azione vasodilatatrice. La sua azione più rimarchevole si esercita nella sindrome ipo-alfa-1–alfa-2, sindrome spesso di tipo reattivo successivo agli stati iper-alfa-1-alfa-2. Così, per prescriverlo con sicurezza è necessario che questo tipo ipo alfa-1-ipo-alfa-2, sia sistematicamente trovato nelle due elettroforesi.

Prunus amygdalus (Mandorlo gemme e scorza interna di radice): la gemma e soprattutto la scorza interna di radice possiedono una netta azione antitrombofilica, da prescrivere su indicazione di una iperprotrombinemia.

Fig. 12 – Gemmoderivati dotati di una maggiore azione ipocoagulante e quindi più indicati negli stati di trombofilia e ipercoagulabilità ematica.

Alcuni di questi gemmoterapici possono essere indicati nelle coagulopatie anche in base al riscontro di parametri ematochimici alterati (fig. 13):

Cercis siliquastrumè l’antitrombolifico maggiore con alterazioni vascolari.

Citrus limonum e Tilia tomentosa sono i gemmoderivati più indicati in casi di iperfibrinogenemia, con azione più marcata di Citrus rispetto a Tilia.

Ginkgo biloba e Citrus limonumhanno azione nell’iper-aggregabilità piastrinica.

Populus nigranella tendenza trombofilica infiammatoria,ma il suo uso è delicato e la prescrizione deve essere limitata per un periodo ristretto (da 3 a 4 settimane). Esso agisce in sindromi trombotiche inserite il più delle volte su una base infiammatoria, e si può oggettivare la sua azione anche sulle oscillazioni nell’elettrocardiogramma (disordini della nutrizione della parete posteriore cardiaca).

Prunus amygdalusè indicato quando è presente aumento della protrombina.

Prunus amygdalus, Cornus sanguinea e Citrus limonumtrovano indicazione in casi di resistenza all’eparina (fig. 13).

Fig. 13 -Gemmoderivati più indicati nella prevenzione del rischio trombotico, in virtù delle loro specifiche proprietà nel modificare le alterazioni di alcuni parametri della coagulazione.

L’associazione o l’alternanza di Citrus limonum, Cornus sanguinea, Ginkgo biloba e Prunus amygdalus riduce il rischio di trombosi grazie alla normalizzazione di alcuni fattori della coagulazione e al loro sinergismo d’azione. Le possibilità curative offerte dalla gemmoterapia si estendono anche in casi di complicazioni o effetti avversi in corso di cure con anticoagulanti farmacologici. Carpinus betulus, ad esempio, è indicato anche in casi di allergia da somministrazione di eparina o allergie dovute ad altri anticoagulanti; mentre Cornus sanguinea e lo stesso Carpinus betulus trovano indicazione nelle emorragie da eccessiva o incongrua somministrazione di antiaggreganti piastrinici e anticoagulanti.

ALNUS GLUTINOSA L. – gemme

L’Ontano nero è una specie igrofita che richiede la presenza costante di umidità; perciò, è presente in tutte le regioni; la si rinviene in terreni acquitrinosi, in paludi e, soprattutto, lungo i corsi d’acqua (fig. 14). Le sue principali proprietà sono: antiflogistiche, antitrombotiche, ipocoagulanti globali, ipotensive, vaso regolatrici e vasoprotettive. Gli studi sperimentali condotti da Pol Henry hanno evidenziato che la gemma di Alnus glutinosa modifica i seguenti parametri biologici:

Azione citologica e istologica:riequilibrante e stimolante il Sistema Reticolo Endoteliale. Ha proprietà antiflogistiche generali, agendo su qualsiasi tipo di organo o tessuto affetto da infiammazione subacuta e cronica.

Azione sulla coagulazione ematica e sul tromboelastogramma:possiede proprietà antitrombotiche, agendo sullo stato trombofilico.

Linee cellulari stimolate: agisce sul mielogramma riequilibrando la stirpe cellulare granulopoietica, i mielociti, i polimorfonucleati, i granulociti e la serie eosinofila.

Metabolismo lipoproteico e lipidico:aumenta gli esteri del colesterolo diminuiti, favorendo la conversione verso molecole a peso molecolare più basso.

Metabolismo protidico:aumenta le albumine seriche. Riduce fortemente l’iper-alfa-1 e l’iper-alfa-2 globulinemia (fig. 15).

Organotropismo: apparato circolatorio e tutto il sistema vascolare arterioso e venoso, arterie cerebrali e coronarie, mucose orali e dell’apparato digerente.

Fig. 14 – Alnus glutinosa: 1. Strobili; 2. Gemme primaverili in fase di apertura; 3. Albero in abito estivo; 4. Amenti maschili; 5. Amenti femminili; 6. Foglia (pagina superiore); 7. Gemma invernale; 8. Semi; 9. Particolare di fiori; 10. Germogli (giovani getti); 11. Tronco e corteccia; 12. Tronco e corteccia di giovane esemplare; 13. Sezione di tronco dal tipico colore arancio-rossastro; 14. Foglie e frutti; 15. Gemma invernale e frutti legnosi somiglianti a coni.

Proprietà: L’Ontano nero è il rimedio della flogosi essudativa e domina i processi di fibrinosi post-infiammatoria. È attivo in tutte le sindromi o sequele infiammatorie mucosali, qualunque sia il tessuto compromesso, è il rimedio della sindrome trombotica venosa acuta e il suo profilo d’azione è antinfiammatorio.

Le gemme di Ontano nero sono antiflogistiche, antitrombotiche, ipo-coagulanti globali, vaso regolatrici e vasoprotettive. Stimolano la stirpe granulopoietica e agiscono sullo stato trombofilico. Sono attive in tutte le infiammazioni subacute generali e locali, cardiache (coronariti, infarto del miocardio in fase di risoluzione, miocarditi, ecc.), vascolari (arterite di Horton, vasculiti, ecc.), respiratorie, osteoarticolari, cutanee e agiscono su qualsiasi tipo di tessuto flogosato.Hanno un’azione anche sui trombi cerebrali e sulla degenerazione fibrinoide dei tessuti. Inoltre, sembrano capaci di regolare la secrezione di endorfine e quindi di modulare il tono dell’umore riducendo l’eccitazione in soggetti con labilità neurovegetativa.

L’azione terapeutica di Alnus glutinosa gemme è soprattutto diretta alle pareti dei vasi arteriosi del cervello (arterie encefaliche) e del cuore (coronarie) (figg. 15 e 16) nelle quali la sua gemma determina effetto antiflogistico, antitrombotico e tonificante, con conseguente miglioramento della circolazione encefalica e miocardica. Trova indicazione nelle sequele della malattia cerebro-vascolare, migliora la circolazione cerebrale e di conseguenza vengono favorite le prestazioni intellettuali, la memoria, l’attenzione e il trofismo cerebrale. Le sue indicazioni cliniche essenziali sono le vasculopatie infiammatorie, le arteriti trombotiche, flebiti, trombosi retinica, tromboflebiti, esiti di patologie cerebrovascolari (emorragia e ischemia cerebrale), deficit cerebrali dell’anziano, infiammazioni delle mucose e degli endoteli, angiosclerosi, coronariti, arteriti, emicrania e cefalea vasomotoria, Alnus glutinosaè indicato dopo la prima o seconda decade dall’infarto miocardico durante il periodo di riabilitazione e oltre.Negli infarti pregressi, che sappiamo potrebbero sempre ripetersi, solo l’Ontano nero è il gemmoderivato indicato in associazione con un suo complementare in casi di aterosclerosi. La sua azione sistemica si estende nel trattamento delle sindromi mucosali catarrali suppurative e ulcerative, allergie mucosali iperplasiche, bronchite, cistite, colecistite, colite, gastrite, otite, pielite, rinite, sinusite, tracheite, stati infiammatori di origine allergica con ipertrofia delle mucose, orticaria da alimenti e da farmaci, danni iatrogeni da farmaci, da alimenti, sostanze conservanti, additivi e piante. È controindicato in allattamento.

Fig. 15 – Meccanismo di azione delle gemme di alnus glutinosa: riducono l’iper-alfa-globulinemia (flogosi essudativa) e nello stesso tempo esplicano azione ipocoagulante e antiflogistica sul sistema cardio-cerebro-vascolare.

Indicazioni cliniche cardiovascolari: Angioite – Aortite (con Cercis siliquastrum e Populus nigra) – Arteriti – Arteriti trombotiche senza incidenza lipidica – Ateroma delle carotidi (con Citrus limonum) – Coronariti – Cuore polmonare cronico (con Rosa canina, Pol Henry) – Edemi di origine cardiaca (con Crataegus oxyacantha e Betula pubescens scorza interna di radice) – Flebiti – Esiti di infarto miocardico e infarto miocardico in fase di risoluzione (da usarsi dopo la seconda settimana dall’evento ischemico; nella prima settimana è più indicato Cornus Sanguinea) – Miocardite – Sclerosi vascolare (con Olea europaea e Prunus amygdalus) – Stenosi mitralica (coadiuvante) – Trombosi arteriose – Trombosi a predominanza retinica (in questo caso, lo si prescrive in alternanza con Cercis siliquastrum) – Vasculite nodulare (con Cercis siliquastrum) – Vasculopatia diabetica (con i rimedi complementari). Corregge la sindrome da iper alfa-1-alfa-2 globuline.

Fig. 16 – Principali indicazioni cardio-vascolari delle gemme di Alnus glutinosa.

Fig. 17 – Diagramma dell’organotropismo delle gemme di Alnus glutinosa e i suoi effetti ematologici e cardiovascolari.

CERCIS SILIQUASTRUM L. – gemme

Il Cercis siliquastrum(gemme) noto come albero di Giuda, albero di Giudea o Siliquastro (fig. 18), appartiene alla famiglia delle Caesalpiniaceae (ex Leguminose). La denominazione del genere deriva dal greco kerkis (spola del tessitore), in riferimento alla forma del suo frutto. Siliquastrum significa invece falsa siliqua, cioè falso carrubo. L’albero di Giuda è uno tra gli alberi più belli della flora mediterranea e il più elegante e pittoresco fra quelli che si coltivano nei giardini. Deve il suo nome alla leggenda secondo la quale sotto questa pianta l’Apostolo Giuda Escariotadette il bacio del tradimento al Cristo, lo stesso albero dove più tardi, a causa del rimorso, egli si impiccò. Probabilmente questa denominazione nasce invece da una confusione fra Giudae Giudea, una delle zone in cui l’albero vive spontaneamente. Quest’albero medicinale è stato completamente ignorato dalle materie mediche antiche e moderne. Parte della sua azione biologica è stata evidenziata dalla Gemmoterapia che ne ha riconosciuto alcune importanti proprietà medicinali (fig. 19).

Fig. 18 – Cercis siliquastrum L.: 1) Corteccia del tronco con fiori; 2) Albero in fiore con fioritura prima della fogliazione; 3) Caulifloria, fenomeno della fioritura sul tronco; 4) Foglia reniforme, pagina superiore; 5) Siliqua; 6) Semi; 7) Gemme.

Sindrome biologica sperimentale di Cercis siliquastrum gemme

La sperimentazione sul piano biologico ha evidenziato che:

nel metabolismo proteico, le gemme e i giovani germogli di Cercis siliquastrum aumentano le albumine mentre riducono le alfa-2, le beta-1 e le gamma globuline. Cercis normalizza quindi la sindrome elettroforetica caratterizzata da iper-alfa-2, iper-beta-1 e iper-gamma globulinemia (con ipoalbuminemia).

Nella coagulazione, Cercis ha una netta azione antitrombofilica. L’ipercoagulazione domina qui la prescrizione della sindrome iper-alfa-2, iper-beta-1 e iper-gamma globulinemica.

Nel metabolismo lipidico riduce il colesterolo totale, aumentandone gli esteri; riduce i valori delle beta lipoproteine e dei chilomicroni.

Come azione citologica è un importante rimedio dalle proprietà antitrombofiliche capace di agire sul trombo vasale. È un gemmoterapico di elezione negli stati di trombofilia e ipercoagulazione del sangue.

Tutte le forme di aterosclerosi, soprattutto cerebrali, renali o epatiche, nonché l’arterite delle estremità, reagiscono marcatamente alla condizione così ben espressa dalle alterazioni dell’elettroforesi delle proteine e dalla dislipidemia, a tal punto che la sindrome protidica e quella lipidica si trovano spesso associate con uno stato di ipercoagulazione molto marcata che fa di Cercis siliquastrum un gemmoderivato ipocoagulante e antitrombofilico di prima scelta, un efficace antitrombotico di primaria importanza che si oppone all’ipercoagulazione.

Le gemme e i germogli di Cercis siliquastrum hanno dimostrato di possedere una netta azione antitrombofilica e sono indicati nell’arterite giovanile.

L’organospecificità di Cercis siliquastrum è dunque rivolta alla crasi ematica (trombofilia) e ai vasi arteriosi, esso agisce sui contenitori (vasi arteriosi) e sul loro contenuto (sangue). È il gemmoderivato delle forme morbose caratterizzate da turbe della crasi ematica con aumento della coagulazione intravasale, il rimedio necessario in tutte le turbe coagulative dovute ad aumento dello stato trombofilico.

Fig. 19 – Organonotrismo della gemma di Cercis siliquastrum: sistema arterioso, crasi ematica, fattori della coagulazione.

Indicazioni cliniche delle gemme di Cercis siliquastrum

Cercis siliquastrum ha un’attività molto netta sullo stato trombofilico: diminuisce e normalizza le costanti trasversali, allunga nettamente le costanti longitudinali molto raccorciate del tromboelastogramma.

Riduce le alfa-2-beta-gamma e le alfa-2-gamma globuline. È un rimedio antitrombofilico molto efficace che possiede una specifica azione nei confronti delle arteriopatie obliteranti. Agisce favorevolmente sulla funzione fisiologica della macro e microcircolazione, previene l’infiammazione dei tronchi vasali di grandi dimensioni o della circolazione distale, per esempio nel caso delle arteriti degli arti, ma è altrettanto efficace sulla microcircolazione, come ad esempio nella trombosi della retina.La sua prescrizione è condizionata da un previo esame della funzionalità e dei parametri coagulativi (Pol Henry). È indicato nelle arteriopatie periferiche con manifestazioni trombotiche, nell’aterosclerosi a tendenza trombotica, nel morbo di Burger e nelle vasculiti. Possiede un’azione specifica nei confronti dell’arteriopatia obliterante, sia giovanile che aterosclerotica, agendo anche sulle turbe dislipidemiche oltre che sullo stato trombofilico. È utile e indicato nei casi di compromissione della circolazione arteriosa e arteriolare ad alto rischio tromboembolico e in tutte le forme di arteriosclerosi. Trova pertanto indicazione in svariate forme morbose caratterizzate da manifestazioni trombofiliche o rischio di trombosi con segni di trombofilia ematica, nelle alterazioni del tempo di coagulazione e anomalie dei parametri del tromboelastogramma (con Cornus sanguinea, Citrus limonum e Ginkgo biloba). Cercis siliquastrum si prescrive sulla sua sindrome di ipercoagulazione globale. La sua prescrizione è dunque limitata a uno studio particolare della coagulazione. È un errore prescriverlo solo su nozioni cliniche, poiché è un germoglio che non è privo di una azione fisiologica ipocoagulante pericolosa per un organismo dall’equilibrio protidico normale.

Le sue principali indicazioni sono:

alterazioni dell’elettroforesi delle proteine (sindrome da iper-alfa- iper-beta globulinemia e aumento della VES; con Ribes nigrum e Cornus sanguinea); alterazione del tempo di coagulazione; alterazioni del tromboelastogramma; angina abdominis da aterosclerosi dell’arteria mesenterica (con Cornus sanguinea e Citrus limonum); angioite allergica (con Ribes nigrum e Alnus glutinosa); angioite granulomatosa allergica (con Ribes nigrum, Alnus glutinosa, Ginkgo biloba); aterosclerosi (cerebrale, epatica, renale); arteriosclerosi con trombofilia; arteriopatie dislipidemiche; arteriopatie dismetaboliche; arteriopatie infiammatorie; arteriopatie obliteranti giovanili; arteriopatie obliteranti senili; arteriopatie aterosclerotiche obliteranti (con aumento delle beta-globuline e pre-beta-globuline, ipercolesterolemia e segni di trombofilia ematica (con Oleaeuropaea,Cornus sanguinea, Ginkgo biloba e Prunus amygdalus); arteriopatie retiniche (con Cornus sanguinea o Olea europaea); arterite giovanile; arterite temporale di Horton; arterite a cellule giganti (con Cornus sanguinea e Ribes nigrum); arteriopatia agli arti inferiori del tabagico displipidemico (con Populus nigra e Cornus sanguinea); arteriti trombotiche (con Populus nigra, Alnus glutinosa e Betula pubescens); cerebropatia vascolare (con Olea europaea, Cornus sanguinea, Ginkgo biloba e Prunus amygdalus);  embolia arteriolare retinica (con Alnus glutinosa); esiti di trombosi retinica (con Alnus glutinosa); granulomatosi di Wegener (come coadiuvante ai trattamenti classici; con Ribes nigrum e Alnus glutinosa); malattia di Takayasu o arteriopatia infiammatoria delle donne giovani o malattia senza polsi (con Ribes nigrum e Cornus sanguinea); morbo di Leo Burger o tromboangioite obliterante (in cui è sempre presente aumento prevalente delle alfa-globuline e disprotidemia con alterazione del rapporto albumina/globulina – con Populus nigra e Ginkgo biloba); patologie vascolari di tipo infiammatorio e spasmofilo (con Alnus glutinosa e Populus nigra); poliarterite nodosa (con Ribes nigrum, Cornus sanguinea e Citrus limonum); sindrome di Lériche (Claudicatio intermittens + impotenza + astenia e atrofia degli arti inferiori; con Ginkgo biloba, Cornus sanguinea e Citrus limonum); tendenze trombotiche a carico delle arterie e dei capillari; trombofilia e manifestazioni trombofiliche a rischio di trombosi; trombosi retinica e disturbi vascolari retinici (se la trombosi retinica è recente o in fase precoce associare il Cornus sanguinea); vasculite nodulare (con Betula pubescense Alnus glutinosa); e altre vasculiti.

Fig. 20 – Sindrome biologica sperimentale elettroforetica di Cercis siliquastrum gemme, con la raffigurazione degli effetti delle gemme su alcune alterazioni delle proteine. Come si può osservare dal diagramma elettroforetico, C. siliquastrum è indicato quando è presente una sindrome elettroforetica caratterizzata da iper-alfa-2, iper-beta-1, iper-gamma globulinemia, con eventuale ipoalbuminemia (in colore azzurro il tracciato elettroforetico normale; in colore rosa le anomalie dell’albumina (ipo) e delle globuline iper-alfa-2, beta-1 e gamma. Questo quadro elettroforetico denota una fase infiammatoria cronica presente in alcune vasculopatie arteriose, come ad esempio le arteriti croniche e il Morbo di Burger o altri quadri patologici come le epatopatie croniche e l’aterosclerosi.

Gemmoderivati complementari a Cercis siliquastrum gemme

In via generale, sono ottimi sinergici di Cercis siliquastrum i seguenti gemmoderivati anticoagulanti con tropismo vascolareda associare nelle affezionitendenti all’ipercoagulabilità:

Alnus glutinosa (gemme): in fase di cronicizzazione agisce sui processi di fibrinosi post-flogistica, e potenzia l’attività antitrombotica di Cercis siliquastrum.

Betula pubescens (gemme): stimola e attiva il Sistema Reticolo Endoteliale e possiede una lieve azione antitrombofilica.

Citrus limonum (scorza di giovane ramo): da integrare quando vi è un aumento del tasso ematico di fibrinogeno.

Cornus sanguinea (gemme): da associare come rimedio sinergico quando vi è un aumento di resistenza al test dell’eparina.

Ginkgo biloba (gemme e germogli): quando vi è tendenza all’aggregazione piastrinica, come antiaggregante piastrinico nelle arteriopatie obliteranti.

Juniperus communis (giovani getti): negli stati di ipercoagulazione serica totale.

Olea europaea (giovani getti): è più indicato nell’aterosclerosi, quando lo stato arteriopatico è mantenuto o è conseguenza di un’ipertensione vascolare; anche Olea europaea riduce la viscosità sanguigna agendo mediamente sulla trombofilia totale poiché aumenta le costanti longitudinali e diminuisce le costanti trasversali del tromboelastogramma.

Populus nigra (gemme): possiede tropismo per le arterie degli arti inferiori dove riduce lo spasmo arterioso e arteriolare favorendo il ripristino della circolazione collaterale.

Prunus amygdalus (gemme e scorza interna di radice): quando vi è un aumento del tasso di protrombina e ipertrigliceridemia.

Ribes nigrum (gemme): quando si vuole ridurre la componente flogistica così frequente in molte arteriti.

Rosmarinus officinalis (giovani getti): agisce lievemente negli stati di trombofilia totale (ipercoagulazione serica totale).

Syringa vulgaris (gemme): agisce più specificamente come vasodilatatore sullo spasmo delle coronarie.

Zea mays (radichette): indicato nella fase post-infartuale poiché aiuta la cicatrizzazione delle lesioni infartuali del muscolo cardiaco e normalizza le transaminasi.

Fig. 21. Cercis siliquastrum L.: mappa delle principali indicazioni cliniche e associazioni sinergiche con altri gemmoderivati complementari.

Diagnosi differenziale di Cercis siliquastrum con altri gemmoterapici

Cercis siliquastrum è il germoglio dell’iperglobulinemia insieme ad altri tre gemmoderivati: Juniperus communis, Rosmarinusofficinalis e Olea europaea. È caratterizzato per il fatto di agire nella sindrome elettroforetica contrassegnata da iper alfa-2-beta-gamma globulinemia. Indipendentemente da questo criterio, Cercis siliquastrum presenta la stessa sindrome di Juniperus communis e la stessa sindrome di Olea, ma si distingue da Juniperus communis, da Rosmarinus officinalis e da Olea europaea per la sua azione molto più marcata nella sindrome trombofilica. Sebbene anche Juniperus communis, e soprattutto Rosmarinus officinalis e Olea europaea possiedano un’azione lieve negli stati di ipercoagulazione sericatotale, quando questa sindrome è molto marcata, Cercis siliquastrum deve sempre essere loro preferito.

Possibili effetti indesiderati o interazioni: Cercis siliquastrum non deve essere assunto in concomitanza a farmaci anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici. Si sconsiglia l’uso del prodotto in gravidanza e durante l’allattamento. Cercis si prescrive sulla sua sindrome di ipercoagulazione globale, e la sua prescrizione è pertanto limitata a uno studio particolare della coagulazione. Non deve essere somministrato a un soggetto i cui parametri biologici, protidici e lipidici sono nella norma (Pol Henry). È quindi un errore prescriverlo solo su nozioni cliniche, poiché è un germoglio dotato di una importante azione ipocoagulante e non può essere indicato per un organismo dall’equilibrio protidico normale (Pol Henry).

CITRUS LIMONUM Risso

gemme, scorza interna di giovane ramo

La scorza interna dei giovani rami del Limone è indicata quando c’è un aumento della coagulazione ematica dovuta a valori elevati del tasso di fibrinogeno (iperfibrinogenemia). Citrus limonum è un gemmoterapico secondario che può essere utilizzato singolarmente nell’iperfibrinogenemia, ma solitamente è il complementare di tre gemmoterapici maggiori qualiil Cornus sanguinea, Olea europaea e Prunus amygdalus dei quali rinforza l’azione terapeutica. Può pertanto essere prescritto in casi di tendenza alla trombosi, nelle tromboflebiti, negli attacchi ischemici transitori (TIA), e come preventivo antitrombotico nell’uso della pillola anticoncezionale per evitare rischi micro-tromboembolici.

Fig. 22 – Citrus limonum: 1. Foglia (pagina superiore); 2. Alberello con frutti in abito estivo; 3. Boccioli e fiore appena schiuso; 4. Corteccia del tronco; 5. Frutto acerbo; 6. Frutto maturo; 7. Fiore.

Sindrome biologica sperimentale di Citrus limonum scorza interna di giovane ramo

La sperimentazione biologica ha evidenziato per la scorza di giovane ramo le seguenti proprietà:

Nel metabolismo proteico aumenta leggermente le albumine. Riduce nettamente l’iper-alfa-globulinemia e diminuisce le beta-globuline.

Nel metabolismo lipidico riduce i livelli delle beta-lipoproteine.

Nella coagulazione possiede un’azione antitrombofilica media e riduce selettivamente il tasso elevato del fibrinogeno, uno dei fattori della coagulazione. La scorza interna di giovane ramo di limone si caratterizza per una sindrome da iper-alfa-iper-beta globulinemica, con iper-beta-lipoproteinemia che non corrisponde a nessuna affezione caratteristica, sebbene questa sindrome si ritrovi in alcuni stati gottosi e in alcuni disordini dislipemici. Citrus limonum è un gemmoderivato importante ma complementare da utilizzare anche in alcune sindromi neurotossiche in soggetti ateromasici o dislipemici. Inoltre, la sua azione normalizzante le transaminasi fa di esso un rimedio integrativo quando vi è alterazione dei test di distruzione cellulare epatica e cardiaca (epatite tossica e infettiva, cirrosi scompensata e cuore adiposo, infarto del miocardio). La sua azione è rapida ma fugace, e pertanto agisce meglio come rimedio complementare associato ad altri gemmoderivati sebbene, in casi di iperfibrinogenemia isolata, anche se utilizzato da solo può normalizzare in breve tempo i valori elevati del fibrinogeno.

Fig. 23 – Organotropismo di Citrus limonum scorza di giovane ramo: sistema vascolare e fattori della coagulazione (iperfibrinogenemia).

Indicazioni cliniche della scorza interna di giovane ramo di Citrus limonum

Il Gemmoterapico Citrus limonum (scorza interna di giovane ramo) agisce favorevolmente sulle funzioni della circolazione sanguigna come anticoagulante, fibrinolitico e fluidificante sanguigno. La sua azione si manifesta in modo specifico e selettivo diminuendo i livelli ematici elevati del fibrinogeno. Trova pertanto indicazione nelle sindromi da iperviscosità ematica associate a turbe displipidemiche e contraddistinte da aumento del fibrinogeno. È un ottimo rimedio complementare a Cornus sanguinea che normalizza il test di resistenza all’eparina quando questo è aumentato; con Prunus amygdalus quando vi è un aumento del livello di protrombina e con Olea europaea che ha proprietà antisclerotiche, ipotensive e ipocolesterolemizzanti. “Alcune emicranie o cefalgie nervose, alcune atonie digestive, la neurastenia, l’insonnia, la tosse spasmodica, il singhiozzo, le palpitazioni, i tic dolorosi, addirittura alcune sindromi epilettiche vengono guarite da Citrus alla precisa condizione che la sua sindrome biologica, abbastanza rara, sia ben presente. È inutile prescrivere Citrus per quei disordini funzionali non biologicamente motivati, poiché la rarità della sindrome farà di Citrus lo stesso grande trascurato sia in fitembrioterapia sia in fitoterapia” (Pol Henry).

È solo l’esperienza e la pratica clinica che ci consentono di utilizzare in modo più appropriato rimedi che possiedono campi d’azione vasti e poliedrici. Per maggiore semplicità possiamo così riassumere le indicazioni del gemmoderivato di Citrus limonum, facendo riferimento ai soli disturbi della coagulazione e cardiovascolari:

angina pectoris (con Syringa vulgaris e Cornus sanguinea); arteriti a rischio tromboembolico (con Cercis siliquastrum e Cornus sanguinea); ateromatosi carotidea (con Alnus, Olea, Cornus e Ginkgo biloba); aterosclerosi carotidea (con Alnus, Olea, Cornus e Ginkgo biloba); aterosclerosi cerebrale (con Alnus glutinosa e Olea europaea); aterosclerosi complicata da fenomeni di trombofilia (iperfibrinogenemia) o aggravata da fattori di rischio trombotico come diabete, alterazione del ricambio lipidico, ipertensione, arteriopatie, tabagismo e vita sedentaria; attacchi ischemici transitori cerebrali (T.I.A., con Cornus sanguinea); condizioni morbose a rischio trombotico (in tali casi l’associazione di Citrus limonum + Cornus sanguinea + Prunus amygdalus, consente di normalizzare i fattori della coagulazione, di rendere più fluido il sangue, di correggere una quota dislipidemica e ridurre notevolmente il rischio trombotico); esiti d’infarto miocardico (con Zea mays per accelerare la cicatrizzazione del miocardio; poi Alnus e Citrus; mentre nella fase acuta o subacuta, durante la prima settimana, è più indicato Cornus sanguinea); esiti di ischemia cerebrale e infarto cerebrale (con Alnus glutinosa, Prunus amygdalus e Ginkgo biloba); insufficienza cardiaca (con Crataegus oxyacantha); insufficienza cardiaca dell’anziano e/o iperteso (con Crataegus, Betula pubescens scorza interna di radice e Olea europaea); iperfibrinogenemia (con Tilia tomentosa);

Ischemia cerebrale (con Alnus glutinosa, Prunus amygdalus, Acer campestre e Ginkgo biloba); malattia post-flebitica (con Castanea vesca e Sorbus domestica); manifestazioni ischemiche; manifestazioni tromboemboliche in qualsiasi distretto dell’organismo (con Cornus sanguinea e Prunus amygdalus); miocardioangiosclerosi con insufficienza coronarica (con Syringa vulgaris e Crataegus); piastrinosi (con Carpinus betulus); policitemia idiopatica o Malattia di Vaquez-Osler (con Cornus sanguinea e Prunus amygdalus); RIND (Reversible ischemic neurological deficit, con Ginkgo biloba); sindromi ipercoagulative da iperfibrinogenemia (associato a Cornus e Prunus normalizza i fattori della coagulazione alterati, riducendo il rischio trombotico); tendenze trombotiche ed emboliche; trombosi della retina (con Cercis siliquastrum e Cornus sanguinea; nei casi di esiti con Cercis e Alnus glutinosa); varici e insufficienza venosa (per ridurre il rischio di tromboflebiti con Sorbus domestica e Castanea sativa); vizi valvolari cardiaci in cui è necessario ottenere una maggior fluidità e una ipofibrinogenemia ematica.

CORNUS SANGUINEA L. – gemme

Le gemme del Sanguinello (fig. 24) hanno un’importante azione fluidificante, antitrombotica e anticoagulante. Cornus sanguinea è un rimedio antitrombotico da prescrivere soprattutto quando c’è un aumento del test di resistenza all’eparina, indicato negli stati trombotici acuti, nella prevenzione della formazione di microtrombi e prevenzione dell’infarto cardiaco.

Fig. 24Cornus sanguinea: 1. Gemma apicale fiorale in schiusura; 2. Gemma di svernamento; 3. Arbusto in abito estivo con foglie e fiori in antesi; 4. Foglie autunnali e frutti ancora acerbi; 5. Arbusto spoglio in abito invernale; 6. Foglia di Cornus sanguinea L. subsp. hungarica (pagina superiore); 7. Boccioli fiorali; 8. Noccioli (ingranditi), contenenti 2 semi all’interno; 9. Frutti maturi.

Organotropismo e sindrome biologica sperimentale di Cornus sanguinea gemme

L’organospecificità delle gemme di Cornus sanguinea gemme è rivolta al cuore, alla tiroide e al torrente circolatorio quando vi siano fenomeni di trombosi acuta(fig. 25).

La sindrome biologica sperimentale ha evidenziato quanto segue:

Nel metabolismo proteico: aumenta le albumine. Riduce le alfa-1, le alfa-2 e le gamma globuline. Diminuisce le alfa-2- euglobuline.

Nel metabolismo lipidico e lipoproteico corregge il rapporto α/β lipoproteine, aumentando le α rispetto alle beta lipoproteine, ma diminuendo le frazioni alfa e beta veloci in rapporto alle frazioni alfa e beta lente; aumenta gli esteri del colesterolo.

Nella coagulazione: ha un’importante azione antitrombotica e anticoagulativa. Allunga le costanti longitudinali del tromboelastogramma.

Come azione citologica ha una spiccata attività nello stimolare le cellule macrofagiche epatiche di Küpffer. Stimola i macrofagi, i mastociti e i plasmociti del midollo osseo.

Indicazioni cliniche di Cornus sanguinea gemme

Cornus sanguinea (gemme) è il grande rimedio degli stati trombotici acuti e delle alterazioni della crasi ematica su indicazione di aumentata resistenza all’eparina. Ha proprietà anticoagulante e antitrombotica e agisce favorevolmente sulla funzione fisiologica del macro e microcircolo. È il rimedio elettivo per i fenomeni trombotici acuti e per le necrosi tessutali acute. L’azione di Cornus sanguinea domina alcune sindromi transitorie di numerose affezioni subacute infiammatorie e necrotiche. La sua sindrome è basata sulle α globuline (euglobuline, glucoproteine e lipoproteine) dominando fenomeni di iper-reazione acuta ma transitoria. Per la sua azione antinecrotica, è un prezioso alleato in tutti i casi di iniziale necrosi tissutale. Questo gemmoderivato è più indicato nella fase iniziale dell’infarto, o addirittura dell’infarto in formazione. In virtù delle sue proprietà antitrombotiche e antinecrotiche, trova indicazione sia nella prevenzione dell’infarto miocardico sia durante la prima settimana. Nelle fasi iniziali dell’infarto e nelle necrosi dei tessuti, Cornus supera, in queste sindromi, tutti gli altri gemmoderivati. La sua azione è, infatti, veloce ma passeggera, e in queste sue indicazioni è meglio seguito da Alnus glutinosa, considerato più adatto nel contrastare i postumi infartuali, poiché presenta una sindrome equivalente a Cornus, installandosi però più adeguatamente nelle fasi di cronicità. L’azione di Cornus sanguinea è più rimarchevole e più rapida ma fugace, e pertanto deve poi essere sostituito da altri rimedi. Con Citrus limonum, Ginkgo biloba e Prunus amygdalus normalizza alcuni fattori della coagulazione e contribuisce a mantenere una certa fluidità del sangue riducendo così il rischio di trombosi. Associato a Crataegus oxyacantha e a Syringa vulgaris migliora l’ossigenazione del miocardio ottimizzando la circolazione cardiaca e coronarica, e mantenendo una maggiore pervietà vascolare in modo da prevenire la formazione di microtrombi. Pol Henry riteneva che Cornus sanguinea fosse altresì un rimedio specifico in casi di traumatismi chiusi del torace e nelle emorragie post-traumatiche endocraniche, toraciche e addominali. La somministrazione di Cornus sanguinea riduce inoltre i valori di SGOT e LDH. Viene prescritto anche nel trattamento delle arteriopatie dei soggetti arteriosclerotici e nei tabagici. Inoltre, per il suo tropismo tiroideo, è un rimedio utile negli stati di ipertiroidismo (con Viburnum lantana) e nel gozzo eutiroideo (con Rosa canina).

Fig. 25 – Organotropismo e indicazioni di Cornus sanguinea

Le principali indicazioni cliniche delle gemme di Cornus sanguine possono così riassumersi:

affezioni infiammatorie sub-acute e necrotiche; arteriti (con Cercis siliquastrum, Citrus limonum e Populus nigra); arterite e arteriopatie degli arti inferiori (con Cercis siliquastrum e Populus nigra); morbo di Burger (con Cercis siliquastrum, Ginkgo biloba e Populus nigra); arterite temporale di Horton (con Cercis siliquastrum e Ribes nigrum); ateromatosi carotidea (con Citrus limonum e Ginkgo biloba); arteriopatia tabagica (con Citrus limonum); coronarite trombotica (contribuisce a sciogliere i microtrombi in formazione e impedisce l’occlusione delle coronarie – con Crataegus oxyacantha: Pol Henry); cuore senile (con Crataegus oxyacantha); disturbi connessi a condizioni trombofiliche nei tessuti; inibitore del danno riperfusivo; iperfibrinogenemia (con Citrus limonum); poliglobulia (con Citrus limonum); preventivo delle situazioni pre-infartuali o dell’infarto in via di formazione: risolve l’infarto neoformato o piccole zone infartuali, ma è indicato solo nella prima fase invasiva dell’infarto cardiaco perché la sua azione è rapida e fugace; mentre il suo complementare Alnus glutinosa, costituisce il rimedio migliore per i postumi dell’infarto; poliarterite nodosa (con Cercis siliquastrum); resistenza all’eparina (con Citrus limonum e Prunus amygdalus); stati di trombofilia a rischio trombotico (con Citrus limonum Ginkgo biloba e Prunus amygdalus riduce i fattori della coagulazione e diminuisce il rischio trombotico); stati trombotici acuti con necrosi tissutale acuta e subacuta; tendenze ischemiche; traumatismi chiusi del torace con frattura pluricostale e pneumotorace soffocante (Pol Henry).

Fig. 26 – Cornus sanguinea gemme: prevenzione della formazione di trombi vascolari e prevenzione dell’infarto cardiaco in soggetti a rischio trombotico.

GINKGO BILOBA L.gemme

Ginkgo Biloba L., detto comunemente Albero delle Pagodeo semplicemente Ginkgo (sinonimo lat.: Salisburia adanthifolia), è l’ultimo e unico rappresentante di una classe di piante (le Ginkyoinae) ormai estinte da moltissimo tempo, una delle specie di alberi più antiche del pianeta (fig. 27). Autentico «fossile vivente», è l’unico rappresentante, con il Cactus Cycas, dei prespermatofiti.Questo antichissimo albero è incredibilmente resiliente, rimasto praticamente lo stesso per milioni di anni, era già presente all’epoca in cui tutte le terre emerse erano riunite in un solo continente (Pangea).Bisogna risalire al Permiano, in piena era primaria, verso i 280 -225 milioni di anni, per ritrovare i primi rappresentanti di quest’ordine. Resti fossili di specie affini si trovano dal Giurassico al Terziario.

Fig. 27 – Ginkgo biloba L.: Albero preistorico dell’inizio dell’Era secondaria (Giurassico), comparso 200 milioni di anni fa al tempo dei dinosauri.

1) Albero in abito autunnale; 2) Tronco e corteccia; 3) Giovani getti; 4) Gemma laterale; 5) Foglia verde estiva, pagina superiore; 6) Foglia gialla autunnale, pagina superiore; 7) Frutti; 8) semi.

Il gemmoterapico ottenuto dalle gemme fresche di quest’albero preistorico è particolarmente attivo nelle turbe dell’aggregazione piastrinica a tendenza trombotica enelle malattie vascolari con lesioni degenerative endoteliali. Fluidificante del sangue, il Ginkgo migliora la circolazione arteriosa periferica e quella cerebrale, ne aumenta l’ossigenazione e ne migliora il trofismo. A livello cerebrale svolge una specifica azione sulle zone post-centrali sensoriali e sulla corteccia motoria pre-centrale degli emisferi cerebrali; favorisce un aumento della trasmissione nervosa migliorando la sintesi e il turnover dei neurotrasmettitori cerebrali e normalizzando la funzionalità del sistema colinergico nell’ippocampo. Per quanto concerne le funzioni cognitive determina miglioramenti della performance e dell’adattamento.

A livello periferico arterioso il Ginkgo possiede azione vasodilatatrice sulle fibre muscolari lisce della tonaca media, favorendo un aumento di perfusione di un territorio vascolare isolato; nel contempo contrasta i fenomeni derivati dallo spasmo vascolare e, con la stessa efficienza, reinstaura la circolazione delle aree colpite da paralisi vasomotoria, evitando i pericolosi fenomeni d’infarcimento vascolare e congestione tissutale. L’azione del Ginkgo biloba è molteplice in quanto migliora l’emodinamica generale, riduce l’aggregabilità piastrinica opponendosi al rischio trombotico per antagonismo del PAF (Platelet-Activating Factor), diminuisce la permeabilità vasale a livello capillare, evita l’apertura degli shunt artero-venosi, riduce lo spasmo venulare e riassorbe la stasi determinata da anossia tissutale accompagnata dalla liberazione di sostanze infiammatorie. Quest’azione è ancora più importante se si considera che nelle insufficienze cerebrali i farmaci dotati di una sola azione – come i vasodilatatori – possono peggiorare la situazione, dilatando anche le aree non colpite dall’ischemia e sottraendo sangue e ossigeno alla zona ischemica. Possiede anche azione antiossidante maggiore e anti-radicali-liberi. È pertanto indicatonel deterioramento organico cerebrale senile dovuto a malattie vascolari con lesioni endoteliali e degenerative e come coadiuvante nel morbo di Alzheimer. Le sue gemme e i giovani getti sono utilizzati negli attacchi ischemici transitori cerebrali (T.I.A.), negli esiti di ictus cerebri, nella demenza senile, nell’ipossia e nell’ischemia cerebrale, nelle turbe vascolari periferiche, sia arteriose sia venose, nell’arteriopatia diabetica e nell’insufficienza arteriosa periferica. Sempre in qualità di fluidificante ematico, riduce la possibilità di manifestazioni tromboflebitiche e migliora il flusso sanguigno nelle varici degli arti inferiori e del plesso emorroidale. Utile il sinergismo d’azione con Alnus glutinosa gemme. Il Ginkgo biloba trova pertanto indicazione nella prevenzione e terapia dell’aterosclerosi e di tutte le sue manifestazioni cliniche quali cardiopatie e cerebropatie ischemiche, arteriopatie obliteranti degli arti inferiori, angiosclerosi cerebrale senile, malattia di Raynaud, insufficienza vertebro-basilare, vasculiti e sindromi vertiginose in genere, danni vascolari da ipertensione arteriosa, da tabagismo e nella prevenzione delle trombosi venose. Il suo effetto non è immediato, ma richiede dei tempi di somministrazione lunghi. Utile il sinergismo d’azione con Alnus glutinosa.

Fig. 28 – Organotropismo delle gemme di Ginkgo biloba: apparato vascolare arterioso, venoso e capillare; circolazione cerebrale; coagulazione ematica (iper-aggregazione piastrinica), apparato respiratorio.

Di seguito sono elencate, in ordine alfabetico. le principali indicazioni di Ginkgo biloba per le coagulopatie e le affezioni cerebro e cardiovascolari: acufeni e tinnitussu base vascolare (con Sorbus domestica e Viburnum lantana); amnesia spazio-temporale da deficit vascolari cerebrali; angiocapillarite (con Castanea e Aesculus); angioite su base allergica (con Ribes Nigrum); arteriopatie periferiche; arteriopatia diabetica; arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori (con Cercis siliquastrum, Citrus limonum, Corylus avellana, Cornus sanguinea,Populus nigra, Prunus amygdalus); arterite trombotica (con Alnus glutinosa, Cercis siliquastrum, Cornus sanguinea, Populus nigra); arteriopatia diabetica; arteriopatia retinica (con Cercis siliquastrum, Cornus sanguinea); arteriopatia tabagica (con Cercis siliquastrum,Cornus sanguinea, Populus nigra); arterite di Horton (con Alnus glutinosa) ateromatosi carotidea (con Alnus glutinosa, Citrus limonum, Cornus sanguinea, Prunus amygdalus); attacchi ischemici transitori (T.I.A.); cerebropatie ischemiche; deficit dell’erezione su base vascolare; deficit di concentrazione di memoria e di attenzione su base vascolare; degenerazione maculare; demenza senile da cerebropatia vascolare multi infartuale; deterioramento cerebrale senile; difficoltà di attenzione, concentrazione e comunicazione; disturbi della memoria; emorroidi trombizzate non sanguinanti; esiti di ictus cerebri; impotenza su base vascolare (con Quercus peduncolata, Sequoia gigantea); infarto cerebrale (con Alnus glutinosa, Cercis siliquastrum, Citrus limonum, Cornus sanguinea); insufficienza arteriosa periferica; insufficienza circolatoria cerebrale senile; insufficienza circolatoria arteriosa periferica; insufficienza venosa; insufficienza vertebro-basilare; involuzione senile precoce con disturbi della memoria; iperaggregabilità piastrinica (con Cornus sanguinea); ipoacusia su base vascolare; ipossia e ischemia cerebrale; malattie vascolari con lesioni degenerative e alterazioni endoteliali; morbo di Alzheimer (coadiuvante); prevenzione del danno ischemico; prevenzione della senescenza vascolare cerebrale; prevenzione dei danni cellulari (per la sua azione antiossidante); prevenzione dei danni vascolari; prevenzione dei danni vascolari nel diabete; protezione neurale, miocardica e retinica; retinopatia diabetica; deficit neurologici ischemici reversibili (RIND = Reversibile Ischemic Neurological Deficit); sindromi vertiginose in genere su base vascolare; squilibri dell’aggregazione piastrinica a tendenza trombotica; squilibri delle funzioni endoteliali; tendenza ischemica e trombofilica (con Cercis siliquastrum); trauma acustico; trombosi della retina (con Cornus sanguinea e Cercis siliquastrum); vasculopatie periferiche con edemi; vasculopatie con lesioni degenerative vasali endoteliali.

Controindicazioni, possibili effetti indesiderati e interazioni

Per il possibile potenziamento dell’effetto anticoagulante, consultare il medico prima di assumere il prodotto se si stanno assumendo farmaci anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici, derivati dell’acido acetilsalicilico o altri farmaci che inibiscono la coagulazione e l’aggregazione piastrinica. L’associazione con diuretici tiazidici può alterare gli effetti antipertensivi. Il Ginkgo non dovrebbe essere associato al trazodone.

POPULUS NIGRA L.gemme

Legemmedel Pioppo nero (Populus nigra L.) hanno proprietà antitrombofiliche, antispasmodiche e vasodilatatrici. Agiscono sul sistema arterioso degli arti inferiori dove riducono lo spasmo arterioso e arteriolare, favorendo il ripristino della circolazione collaterale di compenso e ostacolando la comparsa di disturbi trofici e complicazioni infettive tissutali determinate dall’ischemia cronica. Il Pioppo nero(fig. 29)è un rimedio dellaflogosi essudativa,ha un’azione sui trombi degli arti inferiori ed è indicato nella claudicatio intermittens (con Cercis siliquastrum); agisce anche su arteriopatie croniche, sulle vie urinarie e nelle cistiti recidivanti (con Calluna vulgaris e Vaccinium vitis idaea), possiede inoltre azione sull’apparato respiratorio e ha una modica azione anticoagulante e profibrinolitica. Essendo un rimedio dalle proprietà ambivalenti la sua prescrizione richiede attenzione.

Fig. 29 – Populus nigra: 1) Foglia, pagina superiore (in alto), e inferiore (in basso); 2) Albero in abito primaverile; 3) Albero in abito invernale; 4) Infiorescenze maschili; 5) Corteccia; 6) Gemme a fiore appena schiuse e gemma chiusa; 7) Gemma con perule; 8) Gemma a fiore schiusa con perule aperte; 9) Frutti ancora acerbi.

Organotropismo e sindrome biologica sperimentale delle gemme di Populus nigra:

Nel metabolismo proteico riducono le gamma globuline, aumentano le riduzioni patologiche delle alfa-1 e le alfa-2 globuline e riducono lievemente l’albumina; ma poso dar luogo a una sindrome iper-alfa-2 generatrice di fenomeni trombotici suscettibili di scatenarsi su terreni predisposti. Possiede quindi azione ambivalente sulle alfa globuline e per questi motivi le gemme di pioppo non andrebbero prescritte per più di 40 giorni consecutivi. In caso di precisa indicazione e necessità si può riprendere la somministrazione dopo 30-60 giorni di pausa controllando l’elettroforesi delle proteine (alfa-1 e alfa-2 globuline).

Nel metabolismo lipidico: diminuiscono le beta lipoproteine.

Nel metabolismo generale: diminuiscono i valori di acido urico (uricemia).

Nella coagulazione: riducono la trombofilia e gli stati ateromasici a tendenza trombotica. Riducono il tempo di Quick, il Tempo di tromboplastina parziale (TTP) e l’aggregazione piastrinica.

Le gemme di Populus nigra sono indicate per una sindrome caratterizzata da fenomeni aterosclerotici a tendenza trombotica intercorrente ma il loro uso è delicato e deve essere limitato e attentamente valutato.

Fig. 30 – Organotropismo delle gemme di Populus nigra: vasi arteriosi degli arti inferiori (dove riducono lo spasmo arterioso e arteriolare favorendo il ripristino della circolazione collaterale); apparato respiratorio, apparato osteoarticolare, vie urinarie e crasi ematica.

Indicazioni cliniche delle gemme di Populus nigra

Il particolare tropismo per le arterie degli arti inferiori, fanno di Populus nigra il gemmoterapico più idoneo nella cura delle arteriopatie e dell’insufficienza arteriosa in quanto possiede un’azione sulla parete vasale e di regolazione sull’innervazione simpatica capace di ridurre il vasospasmo e di favorire il circolo collaterale di compenso migliorando così l’irrorazione e la perfusione sanguigna arteriosa, con conseguente prevenzione dei disturbi trofici secondari all’ischemia cronica a carico degli arti e aumento del perimetro di marcia del paziente claudicante.

Lo troviamo quindi indicato nelle seguenti affezioni:

Angina abdominis (con Cercis siliquastrum); aortite; arterite trombotica che evolve da uno a più anni con tendenza alla stabilizzazione (alternato ad Alnus glutinosa, aumenta le oscillazioni nelle arteriti dell’adulto che tendono ad avere evoluzione precoce); arterite dell’arteriosclerotico e del tabagico (con Cornus sanguinea e Alnus); arteriti degli arti inferiori (con Cornus sanguinea e Cercis siliquastrum); Claudicatio intermittens (con Cercis e Prunus amygdalus); impotenza sessuale da tabagismo (con Betula pubescens); insufficienza arteriosa degli arti inferiori; insufficienza arteriosa degli arti inferiori da tabagismo (con Cornus sanguinea); morbo di Raynaud; piaghe e ulcere atone secondarie a insufficienza arteriosa; protettivo e spasmolitico della tonaca vasale arteriosa; rimedio dell’infiammazione in fase essudativa (Pol Henry); tromboflebiti e tendenza a manifestazioni trombo emboliche degli arti inferiori (con Prunus amygdalus scorza interna di radice e Cornus sanguinea).

PRUNUS AMYGDALUS Stokes var. dulcis Koehne – gemme

Le gemme del Mandorlo(fig. 31) hanno proprietà antisclerosi vascolare, riducono il colesterolo e i trigliceridi e sono antipertensive. Con la sua scorza interna della radice si ottiene un gemmoderivato che possiede una maggiore azione anticoagulante delle gemme con attività antitrombofilicacapace di diminuire il tasso di protrombina; pertanto, indicata quando c’è un aumento del tasso di protrombina con spiccata tendenza trombofilica e rischio di trombosi. Prunus amygdalus è un rimedio antiaterosclerosi complementare di Olea europaea di cui accentua l’azione ipotensiva e antisclerosante. È indicato nell’ipertensione arteriosa (con Olea europaea e Viscum album) e nell’ipertensione da sclerosi renale. Presenta le stesse indicazioni e proprietà ipocolesterolemizzanti e antiipertensive di Olea europaea, ma in più possiede anche attività antitrombofilica e riduce elevati livelli di Proteina C reattiva.

Fig. 31- Prunus amygdalus Stokes var. dulcis Koehne: 1) Giovani foglie; 2) Albero in fiore; 3) Fiori in antesi; 4) Corteccia del tronco; 5) Drupa con il mallo aperto che lascia intravedere l’esocarpo verde, il mesocarpo sottostante e l’endocarpo ligneo; 6) Gemme fiorali; 7) Boccioli.

Prunus amygdalus possiede un tropismo simile a Olea europaea poiché le sue gemme agiscono sui vasi arteriosi con modalità anti-sclerosi-vascolare, ipotensive e ipocolesterolemizzanti.

Nel metabolismo protidico aumentano leggermente le albumine, riducono i valori delle alfa-2 e beta globuline. Prunus amygdalus è quindi indicato nella sindrome da alfa-2 e beta globuline specialmente quando la loro origine è di tipo metabolico.Può anche agire su una sindrome lieve da iper-gamma globuline.

Nel metabolismo lipidico abbassa i livelli delle beta lipoproteine, diminuisce il colesterolo totale e riduce i trigliceridi.

Nella coagulazione possiede un’azione anti-trombotica in casi di iperprotrombinemia con spiccata tendenza trombofilica.

Sulla crasi ematica agisce sulle piastrine.

Il Mandorlo ha la sindrome biologica molto simile alla Vitis vinifera gemme, ma ciò che li differenzia e può distinguerli è l’azione sul tromboelastogramma: Prunus amygdalus presenta una netta azione sul T.E.G., al contrario di Vitis.

Fig. 32 – Organotropismo di Prunus amygdalus gemme: sistema vascolare arterioso, reni, tiroide, sistema nervoso centrale e fattore della coagulazione (antitrombofilica in casi di iperprotrombinemia.).

Indicazioni cliniche delle gemme di Prunus amygdalus

Sul piano clinico, Prunus amygdalus corregge alcune sindromi aterosclerotiche soprattutto renali ed è indicato nella nefrosi lipoidea, ipertensione arteriosa, amilosi renale e litiasi del coledoco. Può anche correggere condizioni minori di ipotiroidismo e mixedema essendo un lieve stimolante tiroideo. L’azione di Prunus amygdalus sulla riduzione delle beta globuline, delle beta lipoproteine, sui disordini da ipercoagulazione, sulla diminuzione del colesterolo e delle frazioni lipidiche nel lipidogramma, ne fa un rimedio antisclerotico e antidislipemico nel caso di aterosclerosi non trombotica e lievemente evolutiva nei soggetti anziani. In questi casi Prunus agisce provocando riduzione dell’acido urico, dell’urea, prevenendo e contrastando la nefrosclerosi e l’angiosclerosi generalizzata. Si può dire che Prunus amygdalus sia una gemma della sindrome iper-alfa-2 e iper-beta globulinemica, più indicato su un terreno dismetabolico a predominanza iperlipemica. Le gemme e la scorza interna della radice del Mandorlo possono contribuire a prevenire o curare l’angiosclerosi e l’ipertensione arteriosa in soggetti anziani e contrastare la trombosi vascolare impedendo i fenomeni di ipercoagulazione, riducendo gli alti livelli di colesterolo totale e LDL, e normalizzando i bassi livelli di HDL; può diminuire gli elevati livelli di trigliceridi, prevenire le malattie cardiovascolari e l’ictus, contrastare la sindrome metabolica, la tendenza all’obesità e l’insulino-resistenza (prediabete). A differenza di Populus nigra, Prunus amygdalus può essere prescritto anche per lunghi periodi. Trova pertanto indicazioni in casi di: arteriosclerosi dell’anziano iperlipemico e trombofilico; arteriosclerosi generalizzata o distrettuale; dismetabolie dislipidemiche; eritrocitosi; insufficienza arteriosa; ipercolesterolemia; iperprotrombinemia; ipertensione arteriosa; ipertrigliceridemia di tipo IV; sindromi tromboemboliche da iperprotrombinemia (con Citrus limonum e Cornus sanguinea); tromboflebiti.

Posologia dei gemmoderivati

Mediamente, la posologia per ogni gemmoterapico per l’adulto è di 50 gocce due o tre volte al giorno se prescritto in forma diluita 1 DH; oppure 50-70 gocce una volta al giorno se associato ad altri gemmoderivati nell’arco della giornata. Nel caso si utilizzino gemmoderivati concentrati e non diluiti 1:10, la posologia è dieci volte inferiore: 5 gocce due volte o tre volte al giorno se il gemmoderivato è prescritto singolarmente nell’arco della giornata, oppure 5-7 gocce una volta al giorno se associato ad altri gemmoderivati concentrati. Le indicazioni di ogni gemmoterapico trattato in questo lavoro si riferiscono solamente alle loro proprietà concernenti le coagulopatie, i disturbi della circolazione ematica e le affezioni cardio-vascolari; per le indicazioni cliniche più dettagliate è necessario fare riferimento a testi più completi di gemmoterapia citati in bibliografia.

Avvertenza: data la severità delle coagulopatie, l’autore del presente lavoro si astiene dal dispensare consigli terapeutici, direttamente o indirettamente, e non si assume alcuna responsabilità nei confronti di coloro che scelgono di curarsi da soli senza il consiglio e consenso del proprio medico. Questo lavoro non deve essere utilizzato per auto-diagnosi o auto-terapia senza la diretta supervisione di un sanitario esperto in fitoterapia e gemmoterapia o con personale medico qualificato. Le applicazioni riportate nel testo non presentano in alcun caso natura prescrittiva o terapeutica per auto-cura. In caso di problemi specifici di salute – spesso unici di ogni individuo – per ottenere indicazioni più precise, più complete e più aggiornate possibili, si consiglia di consultarsi sempre preventivamente con il proprio medico curante, e verificare l’esattezza delle indicazioni riportate nel testo consultando la bibliografia di pertinenza.

Le figure n. 14, 18, 22, 24, 29 sono tratte da Gemmoterapia – Fondamenti scientifici della moderna Meristemoterapia di Fernando Piterà e Marcello Nicoletti, Nuova Ipsa, Palermo, 2015. Altre illustrazioni sono state, per la maggior parte, eseguite da Carlo Piterà per illustrare il Compendio di Gemmoterapia Clinica (vedi bibliografia) e dallo scrivente.

——————————————————————————————————————–

Note al testo

[1] Tétau Max, Gemmoterapia nuovi studi clinici. Ed. Ipsa, Palermo, 1989.

[2] Bergeret Claude, Tétau Max, La Phytotherapie Renovee. Ed. Maloine, Paris, 1983.

[3] Piterà di Clima Fernando, Nicoletti Marcello, Gemmoterapia – Fondamenti scientifici e terapeutici della moderna Meristemoterapia. Nuova Ipsa, Palermo, 2015.

[4] Henry Pol, Phytembryothérapie – Gemmothérapie – Thérapeutique par les extraits embryonnaires végétaux. Imprimé en Belgique sur les presses de L’imprimerie St Nobert Westerlo, pp. 28-30, Editeur Dr. P. Henry, 1982.

[5] Henry Pol, Phytembryothérapie – Gemmothérapie – Thérapeutique par les extraits embryonnaires végétaux. Imprimé en Belgique sur les presses de L’imprimerie St Nobert Westerlo, pp. 28-30, Editeur Dr. P. Henry, 1982.

Bibliografia

1). Andrianne Philippe, La Gemmothérapie. Médicine des bourgeons. Douce Alternative. Editions Amyris SPRL, Bruxelles, Dépôt légal 2002, September, 2007.

2). Andrianne Philippe, Leunis JC, Les bases biologiques de la prescription en gemmothérapie: paramètres biologiques sériques et phytosociologie. Phytothérapie, 6 (5): 301-305, éd. Springer, 2008.

3). Andrianne Philippe, Traité de Gemmothérapie – La thérapeutique par les bourgeons. Editions Amyris SPRL, pp. 384, Bruxelles, 2011.

4). Bergeret C, Tetau M, La Phytotherapie Renovee. Ed. Maloine, Paris, 1983.

5). Brigo Bruno, Fitoterapia e Gemmoterapia nella pratica clinica. Ed. La Grafica Briantea, Monticello B.za (Como), 1986.

6). Brigo Bruno, L’uomo, la fitoterapia, la gemmoterapia. Ed. Tecniche Nuove, Milano, 1997.

7). Campanini Enrica, Manuale pratico di Gemmoterapia. Ed. Tecniche Nuove, Milano, 1996.

8). Clark SE, Cell signalling at the shoot meristem. Nat Rev Mol Cell Biol., 2:276-84, 2001.

9). Dogna Michel, Alcoolature-mère et gemmothérapie, Ed. Horizons Virtuels.

10). Dorfman P, Tetau M, Recherche scientifique et gemmothérapie, Cahiers de biothérapie n. 138, p. 35-46, 1996.

11). Halfon Roger, La gemmothérapie. La santé par les bourgeons, Ed. Trajectoire, Paris, 2005.

12). Henry Pol, Bases biologiques de la Gemmothérapie. Gemmothérapie. Phytoembryothérapie. Ed. Saint Norbert, Tongerlo A, Belgique, 1959.

13). Henry Pol, Notes sur le connaissances écologiques et phytosociologiques en Gemmothérapie. Cahiers de Biothérapie 2(8),12: 279-81, Ed. J. Peyronnet et Cie, Décembre, 1965.

14). Henry Pol, Le problème de l’information en thérapeutique biologique. Cahiers de Biothérapie n. 47, p. 195-202, 1975.

15). Henry Pol, Phytembryothérapie – Gemmothérapie – Thérapeutique par les extraits embryonnaires végétaux. Imprimé en Belgique sur les presses de L’imprimerie St Nobert Westerlo, Editeur Dr. P. Henry, 1982.

16). Henry Pol, Introduction a la mehtod, in “Phytembryothérapie – Gemmothérapie – Thérapeutique par les extraits embryonnaires végétaux”, pp. 6-8. Imprimé en Belgique sur les presses de L’imprimerie St Nobert Westerlo, Editeur Dr. P. Henry, 1982.

17). Henry Pol, Gemmoterapia. Giuseppe Maria Ricchiuto Editore, Verona, 1989.

18). Jeannes A, Contrôle des macérats gemmothérapique, Cahiers de Biothérapie, n. 33, p. 50-51, Ed. Peyonnet, Paris, 1971.

19). Ledoux Franck, Guéniot Gérard, La Phytembryothérapie – L’Embryon de la Gemmothérapie. Editions Amyris, mars 2012.

20). Maurice A, Tétau M, Valéry LP, The embryoblastotherapy and the embryoblaste. Chir. Dent. Fr., 38(20): 29-31, 15 May 1968.

21). Olah Neli-Kinga, Incursiuni în Fitochimia ţesuturilor meristematica. Acta Gemmotherapeutica. Vol. I, pp. 151-157, ARGH Asociaţia Românǎ de Gemoterapie şi Homeopatie, Editura Napoca Star, Cluj-Napoca, România, 2012.

22). Pharmacopee Francaise, VIII Edizione, 1965,X Edizione, 1983.

23). Piterà Fernando, La corretta prescrizione in Gemmoterapia. Erboristeria Domani, n. 186, pp. 54-59, Studio Edizioni, Milano, Ottobre 1995.

24). Piterà Fernando, Compendio di Gemmoterapia Clinica (Meristemoterapia). De Ferrari Editore, pp. 830, Genova, 1a ed. 1994; 2a ed. 1996; 3a ed. 2000; 4a ed. 2003; 5a ed. 2004; 6a ed. 2007.

25). Piterà Fernando, Compendiu de Gemmoterapie Clinicăcu index Clinic. Ediţia a treia revăzută şi corectată, Traducere în limba română Dr. Sorina Soescu. Editată de Fundaţia Creştină de Homeopatie SIMILE Constaţa, România, 2004.

26). Piterà Fernando, Gemmoterapia,in: “Medicine naturali”,12° volume dell’Opera “Salute”, edizione speciale per il Corriere della Sera, Le Grandi Opere del Corriere della Sera, Edizioni RCS Quotidiani S.p.A. e RCS Libri S.p.A., pp. 291-311. Milano, Febbraio 2006.

27). Piterà Fernando, Gemmoterapia,in: “Grande Dizionario Enciclopedico di Omeopatia e Bioterapia”,pp.429-443, Nuova Ipsa Editore. Palermo, 2007.

28). Piterà Fernando, Tehnici de preparare si galenica gemoterapicelor (Tecniche di preparazione e galenica dei Gemmoderivati). Ciclul de Conferinte de Gemoterapie, Evenimente ARGH (Asociaţia Românǎ de Gemoterapie şi Homeopatie) – PlantExtrakt, Hotel Caro, Sala Eminescu, Bucuresti, Romania, Ineri, 23 Noiembrie 2012.

29). Piterà Fernando, Mugurii: tesuturi vegetale nediferentiate si omnipotente (Le gemme: tessuti vegetali indifferenziati e totipotenti). Ciclul de Conferinte de Gemoterapie, Evenimente ARGH (Asociaţia Românǎ de Gemoterapie şi Homeopatie), PlantExtrakt, Hotel Caro, Sala Eminescu, Bucuresti, Romania, Ineri, 23 Noiembrie 2012.

30). Piterà Fernando, Gingko biloba: arborele care a rezistat timpului (Ginkgo biloba: l’albero che ha attraversato il tempo). Ciclul de Conferinte de Gemoterapie, Evenimente ARGH (Asociaţia Românǎ de Gemoterapie şi Homeopatie) – PlantExtrakt, Hotel Caro, Sala Eminescu (Bd. Barbu Vacarescu nr.164 A, sector 2), Bucuresti, Romania, Sâmbata, 24 Noiembrie 2012.

31). Piterà Fernando, Cercis siliquastrum: arborele lui Iuga – în vindecarea arteriopatiilor (Cercis siliquastrum: l’albero di Giuda nella la cura delle arteriopatie). Ciclul de Conferinte de Gemoterapie, Evenimente ARGH (Asociaţia Românǎ de Gemoterapie şi Homeopatie) – PlantExtrakt, Hotel Caro, Sala Eminescu (Bd. Barbu Vacarescu nr.164 A, sector 2), Bucuresti, Romania, Sâmbata, 24 Noiembrie 2012.

32). Piterà Fernando, Gemoterapia în afectiuni ale aparatului cardio-vascular (La Gemmoterapia nelle affezioni dell’apparato Cardio-vascolare). Ciclul de Conferinte de Gemoterapie, Evenimente ARGH (Asociaţia Românǎ de Gemoterapie şi Homeopatie) – PlantExtrakt, Hotel Caro, Sala Eminescu (Bd. Barbu Vacarescu nr.164 A, sector 2), Bucuresti, Romania, Sâmbata, 24 Noiembrie 2012.

33). Piterà Fernando, Sindromul biologic experimental – Criterii de bazā ale prescripţiei medicale ĺn gemoterapie prin studierea modificărilor proteinelor umane (Experimental biological syndrome – Basic prescription criteria in gemmotherapy through the study of human protein changes), in “Acta Gemmotherapeutica”, Volumul II, ARGH Asociaţia Românǎ de Gemoterapie şi Homeopatie, Editura Napoca Star, Cluj-Napoca, România, 2013.

34). Piterà Fernando, Sindromul biologic experimtal – Criterii de bază ale prescripţiei medicale în gemoterapie prin studierea modificărilor proteinelor umane. Farmacistro, Revistăde educaţie medicală şi Farmaceutică continuă. Supliment Gemoterapie, Anul X – nr. 151, pp. 54-58, (2/2013), Ed. Versa Plus Media S.r.l., Bucureşti (Romania).

35). Piterà Fernando, Le Gemme del Carpino: singolari proprietà terapeutiche da un albero medicinale. Anthropos & Iatria, Rivista Italiana di Studi e Ricerche sulle Medicine Antropologiche e di Storia delle Medicine, Anno XVII, n. 1, pp. 41- 69, Gennaio/Giugno 2013, Edizione Nova Scripta, Genova 2013.

36). Piterà Fernando, Vademecum di Meristemoterapia, Manuale pratico di prevenzione e cura con Meristemoderivati concentrati, Edizione Nova Scripta S.r.l., Genova, 2020.

37). Piterà Fernando, Nicoletti Marcello, Gemmoterapia – Fondamenti scientifici della moderna Meristemoterapia. Nuova Ipsa, Palermo, 2016.

38). Piterà Fernando, Nicoletti Marcello, Gemmoterapia – Fondamenti Scientifici e Terapeutici della Moderna Meristemoterapia. Seconda Edizione totalmente riveduta, aggiornata e aumentata, Edizioni Nuova Ipsa, Palermo, 2018.

39). Piterà Fernando, Nicoletti Marcello, Précis de Gemmothérapie – Fondements scientifiques de la Méristémothérapie Prima edizione in lingua francese, pp. 903. Editions Amyris, Achevé d’imprimer en Europe, novembre 2018.

40). Piterà Fernando, Nicoletti Marcello, Gemmotherapy, and the Scientific Foundations of a Modern Meristemotherapy, Cambridge Scholars Publishing, 2020, Prima edizione inglese, Lady Stephenson Library, Newcastle upon Tyne, NE6 2PA, UK – British Library Cataloguing in Publication Data.

41). Scimeca Daniel, Tétau Max, Rajeunir nos tissus, Ed. Guy Trédaniel éditeur.

42). Simon R, Function of plant shoot meristems. Semin Cell Dev Biol., 12:357-62, 2001.

43). Swenson Tore, Guida pratica alla Gemmoterapia. L’uso terapeutico dei germogli vegetali. Ed. Mediterranee, Roma, 1981.

44). Tétau Max, Gemmoterapia nuovi studi clinici. Ed. Ipsa, Palermo, 1989.

__________________________________________________________________________________________

IT – Pubblicazione N° 01 del 20/06/2024

The Mediterranean Journal of Surgery, Medicine and Forensic Sciences

ISSN: xxxxxx

Ricevuto: 18/06/2024

Accettato: 20/06/2024

Pubblicato online il 20 GIUGNO 2024