Il parere del criminologo investigativo.
Umberto Mendola*
*Criminologo
mendolainvestigazioni@gmail.com
È davvero possibile ritenere, nel caso in esame – affermare che Rosa e Olindo siano stati condannati “al di là di ogni ragionevole dubbio” così come prescritto dall’art. 533 del c.p.p.”?
Analisi Criminologica
È stata fissata l’udienza per il processo di revisione di revisione di Olindo e Rosa Bazzi,l’ 1 marzo grazie alla straordinaria dedizione professionale dell’avv. Fabio Schembri.
La revisione è un mezzo di impugnazione straordinario che consente di annullare le condanne passate in giudicato.
Si tratta di una notizia importante, perché se l’istanza di revisione verrà accolta, porterà all’assoluzione dei condannati.
Ciò è plausibile considerato che permangono grandi punti interrogativi e diverse zone d’ombra su cui far luce.
Ma partiamo dal principio.
CRIMINODINAMICA
È la sera dell’11 dicembre del 2006, in una piccola palazzina in condominio di una corte ristrutturata, denominata “Condominio del Ghiaccio” e situata in via Diaz, una zona residenziale di Erba, in provincia di Como; quattro persone vengono uccise barbaramente a colpi di spranga e coltellate.
Raffaella Castagna viene colpita 18 volte e le tagliano la gola, l’arteria carotide a lei e a tutte le altre vittime. (il modus operandi dei colpevoli induce a ritenere una mano seriale)
Non vengono analizzate diverse prove in questo caso, come ad esempio la tenda dove c’erano tracce di sangue da schizzo.
Angelo Fusaro, cancelliere del tribunale di Como si dice, abbia distrutto i reperti che dovevano essere analizzati, tra i quali c’era quella tenda che è andata distrutta nonostante ci fosse l’ordine di repertarla.
Da tale analisi ( B.P.A. Bloodstain Pattern Analysis ) si potevano ricavare la direzione degli schizzi di sangue ed altro, al fine di comprendere ove fosse iniziata l’azione dell’assassino.
Inoltre, sempre tale analisi, avrebbe potuto provare che la Cherubini sarebbe stata colpita nel suo appartamento, come inizialmente si pensava (in questo modo Rosa e Olindo non potrebbero essere gli aggressori, poiché scendendo per le scale i soccorritori li avrebbero visti).
Successivamente, gli assassini appiccano il fuoco, nell’appartamento dove sono stati trovati i cadaveri.
Le vittime sono Raffaella Castagna di trent’anni, volontaria in un centro di assistenza per
persone disabili, il piccolo Youssef Marzouk di 2 anni, figlio di Raffaella, la madre di
quest’ultima Paola Galli di 60 anni, e la vicina di casa Valeria Cherubini di 55 anni.
La ferocia omicida degli assassini si riversa anche su Mario Frigerio di anni 65, marito della Cherubini è scampato miracolosamente alla morte nonostante un profondo taglio alla gola, non letale, per via di una malformazione congenita della carotide, che ha permesso all’uomo di non morire dissanguato.
Alle 20:20 circa, alla vista del fumo, due vicini di casa, tra cui un vigile del fuoco volontario fuori servizio, salgono le scale della palazzina dirigendosi al primo piano dove era situato l’appartamento in fiamme e trovano prima Mario Frigerio, riverso a terra, e lo allontanano dall’abitazione trascinandolo via, per le caviglie, verso una zona sicura del pianerottolo.
La porta dell’appartamento è ricoperta di fumo e dal fuoco, è aperta, e i due entrano senza indugio.
Raffaella Castagna viene rinvenuta distesa a terra ed esanime, e anch’essa trascinata per le caviglie sul pianerottolo.
Frigerio, in fin di vita, con le poche forze rimastegli, indica, con il dito, ai due soccorritori, il piano di sopra, dal quale provengono le urla di aiuto una donna.
Purtroppo, però, il fumo, che si sta propagando a dismisura al primo piano, e su per le scale, ha già reso l’aria irrespirabile e i due devono desistere dall’intento di salire.
Poco dopo arrivano i vigili del fuoco che spengono l’incendio e rinvengono i corpi senza vita del piccolo Youssef e della nonna materna Paola Galli.
Al secondo piano viene trovato il cadavere di Valeria Cherubini, moglie del Frigerio.
Quest’ultimo, nel frattempo, viene portato d’urgenza all’Ospedale Sant’Anna, in provincia di Como, dove sarà operato.
Gli accertamenti tecnici, operati dagli investigatori della scientifica dei Carabinieri, evidenziano che gli aggressori erano in due, di cui uno mancino, armati di due coltelli, uno a lama lunga e uno a lama corta, e di una spranga.
Inizialmente le indagini si dirigono verso Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, un tunisino di 26 anni con precedenti penali per spaccio di stupefacenti uscito dal carcere grazie all’indulto. Ma Marzouk, quel giorno, era ancora in Tunisia dai suoi genitori.
Emergono, invece, dei sospetti sui vicini di casa che abitano al piano terra, Angela Rosa Bazzi, che tutti chiamano Rosa e Olindo Romano, due coniugi senza figli che assumono dei comportamenti anomali, primo tra tutti l’esibizione spontanea di uno scontrino del McDonald’s di Como quale alibi della loro assenza da Erba nel momento della strage.
Giorno 8 gennaio 2007 Rosa e Olindo interrogati dagli inquirenti si dichiarano innocenti.
Il 9 gennaio 2007, in seguito ad un lungo interrogatorio, i coniugi Romano vengono arrestati in quanto fortemente sospettati.
Due giorni dopo, il 10 gennaio 2007, i due confessano il delitto ai magistrati inquirenti Massimo Astori, Antonio Nalesso e Mariano Fadda e Simone Pizzotti.
Una strana confessione, avvenuta separatamente.
Rosa Bazzi riferisce agli inquirenti quanto segue: «È vero, ci pensavamo da tanto tempo.
Non ne potevamo più da anni di quelli lì, non si poteva andare avanti. Siamo stati noi…»
«Quella sera volevamo solo dare una bella lezione a quella del piano di sopra. Eravamo stanchi della maleducazione sua e dei suoi parenti ed amici.
Odiavamo anche suo padre, Carlo Castagna»
La scusa per farsi aprire è quella di parlare di un processo penale in corso, nato da una querela per aggressione, sporta da Raffaella nei confronti di Rosa.
Olindo attende sulle scale con il cric del suo camper.
Quando Raffaella apre la porta, Olindo si avventerebbe sulla donna e la colpisce sulla testa con violenza. Raffaella cade a terra.
Olindo subito dopo si avventerebbe contro Paola Galli, la madre, colpendo violentemente anche lei sul capo.
Una volta che le vittime sono a terra, esanimi, Olindo e Rosa si accaniscono su di loro con i coltelli. Raffaella riceve dodici coltellate.
Mentre Olindo si assicurerebbe che le vittime siano morte, Rosa corre nell’altra camera dove c’era il piccolo Youssef. “mentre mio marito era di là con loro due io ho ammazzato il bambino “.
Nel frattempo, i coniugi Frigerio, Valeria Cherubini e Mario, che abitano al piano superiore, hanno appena finito di cenare.
La Cherubini vorrebbe scendere per portare fuori il cane, ma il marito le consiglia di attendere che il “solito baccano” proveniente dal piano di sotto termini. Infatti, non erano infrequenti le grida provenienti dall’appartamento di Raffaella.
All’interno della palazzina, erano soventi grida dovute ai frequenti litigi tra lei e il compagno Azouz Marzouk, connotati anche da violenza fisica tra i due, ai quali tutti i residenti della palazzina erano abituati, infatti nessuno, in quell’occasione, si è minimamente allarmato.
Sempre secondo la ricostruzione ufficiale, i coniugi Romano stanno silenziosamente procedendo raccattando tutto ciò che può facilmente essere incendiato, al fine di cancellare qualsiasi prova in quell’appartamento.
Valeria Cherubini, fidandosi di quella calma apparente, esce di casa per portare fuori il cane.
Dopo qualche minuto la donna rientra nella palazzina.
Nel frattempo, Olindo e Rosa appiccherebbero il fuoco, cominciando dagli abiti di Raffaella Castagna.
Sono circa le 20.15.
«Mentre stavamo uscendo si è sentito il rumore di qualcuno che arrivava dalle scale» racconta, nella sua confessione, Olindo Romano. La Cherubini vede del fumo uscire dall’abitazione dei Castagna e si affretta a salire le scale per andare nel suo appartamento, al secondo piano, ad avvisare il marito Mario Frigerio.
Quest’ultimo scende al piano sottostante per verificare quanto stava succedendo.
La Bazzi e il Romano attendono alcuni istanti all’interno dell’appartamento aspettando la loro prossima vittima “non prevista”.
Olindo apre la porta di scatto e si troverebbe davanti Frigerio e lo colpirebbe scaraventandolo a terra. Frigerio è riverso al suolo e Olindo, con una coltellata, gli taglia la gola.
Valeria Cherubini urla e cerca di risalire le scale per trovare rifugio nel suo appartamento ma verrebbe raggiunta da Olindo e Rosa che la uccidono a coltellate.
Il fuoco avanza e i coniugi Romano devono fare in fretta, anche se, nel frattempo, stanno arrivando i vigili del fuoco e le ambulanze. Percorrono a ritroso circa quindici metri, per andare nel loro garage senza essere notati. Si cambiano, si lavano e mettono gli abiti sporchi e le armi in un sacco della spazzatura.
Poi, ancora senza esser visti da nessuno, si mettono a bordo della loro Seat Arosa grigia e partono alla volta di Como per gettare il sacco e crearsi un alibi.
Olindo, che lavora come netturbino, conosce bene i “giri” che fa l’immondizia, pertanto sa già dove gettare tutte le prove: un cassonetto che viene svuotato ogni giorno di buon mattino da un camion dotato di compattatore, il quale porta il suo contenuto direttamente ad un inceneritore della nettezza urbana.
Dopo aver gettato il sacco, i Romano cenano presso un McDonald’s di Como conservando con la massima cura il loro “alibi”, lo scontrino n.6 di otto euro e venticinque centesimi di cena a base di gamberi acquistata alle 21,37, poco più di un’ora dopo l’assassinio dell’ultima vittima.
Le prime “confessioni” di Rosa e Olindo
Il 9 e 10 e gennaio 2007, Rosa Bazzi e Olindo Romano, già in stato di arresto dal 9 gennaio, vengono interrogati separatamente dagli inquirenti che hanno già capito chi è, dei due, l’elemento “debole” della coppia. Infatti, come si evince da un’intercettazione ambientale del 10 gennaio 2007, Olindo, dopo il secondo interrogatorio con gli inquirenti, sembra si sia convinto a raccontare la “verità” e a convincere Rosa a fare altrettanto.
Ma nelle loro confessioni, si evince che non sanno esattamente cosa dire e cosa affermare.
Il 10 gennaio 2007, probabilmente dietro la spinta delle parole proferite da Olindo nel colloquio avvenuto poche ore prima, Rosa decide di auto accusarsi.
L’interrogatorio inizia alle ore 15,25: “Intendo rendere piena confessione, ho fatto tutto da sola, mio marito non c’entra nulla.”
Dopo una strana confessione, ove spicca qualche palese contraddizione, la Bazzi cambierà la sua versione dopo poco tempo.
Olindo dopo questa prima ricostruzione di Rosa Bazzi, appare con un ruolo marginale nella vicenda.
Emerge che entrambi stanno facendo di tutto per proteggersi a vicenda.
Olindo, come si evince dall’intercettazione ambientale, riferisce a Rosa di voler confessare e assumersi tutte le responsabilità del delitto.
Rosa, in seguito, decide di fare altrettanto rendendo “piena confessione” delle uccisioni compiute.
Alle 16,00, sempre del 10 gennaio 2007, comincia anche un nuovo interrogatorio di Olindo. L’uomo viene informato dagli inquirenti che la moglie si è dichiarata colpevole e che ha confessato.
Nell’occasione, a Olindo vengono altresì fatti ascoltare due minuti salienti della confessione di Rosa.
L’uomocontinua a ripetere che la moglie non c’entra nulla e che ha fatto tutto da solo. Giura di voler raccontare la verità e di essere disposto a pagare tutto quel che deve per quel che ha fatto, purché gli sia consentito di continuare a vedere la sua adorata compagna (questo ultimo aspetto sarà ripreso nell’analisi della relazione esistente tra Olindo Romano e Rosa Bazzi dal punto di vista psicologico).
Il racconto dei fatti da parte di Olindo appare confuso così come è stata confusa la ricostruzione di Rosa nell’interrogatorio precedente.
Nel corso del secondo interrogatorio di Rosa del 10 gennaio 2007, la donna fornisce una versione diversa dei fatti, includendo Olindo quale parte attiva “alla pari” nella strage.
Da quel che emerge dalle registrazioni degli interrogatori, Rosa viene messa alle strette dopo che gli inquirenti le leggono quanto raccontato da Olindo nell’ultimo suo interrogatorio.
Le vicende processuali, del caso di Erba, sono state stranamente ricche di confessioni, ritrattazioni, colpi di scena processuali, elementi che non quadrano ecc.
Oggi, Olindo Romano e Rosa Bazzi stanno scontando la pena dell’ergastolo, rispettivamente nelle carceri di Opera e di Bollate.
Hanno il permesso di incontrarsi una volta ogni quindici giorni. Mario Frigerio, il supertestimone, unico sopravvissuto alla strage che ha riconosciuto in Olindo la persona che ha tentato di ucciderlo, è morto dopo una lunga malattia.
Chi sono Rosa Bazzi e Olindo Romano?
Rosa Bazzi nasce il 12 settembre 1963 e cresce in un quartiere periferico di Erba. È la terza di tre sorelle. Il padre è operaio e la madre casalinga. La piccola Rosa studia poco ma parla moltissimo con tutti, anche con le bambole e coi personaggi che disegna e che inventa.
Racconta un sacco di storie e bugie. È mancina e soffre di asma. Spesso i bambini la prendono in giro. Lei non è forte ma ha nervi saldi e coraggio, così li mette tutti al loro posto. Finita la quinta elementare non vuole più andare a scuola. Divenuta abbastanza grande, comincia a fare le pulizie a ore e si sposa con Olindo.
Siamo nel 2006 Rosa Bazzi vive in settantacinque metri quadrati in cui il ritmo deve essere sempre uguale, senza intoppi, senza rumore e dove l’ordine e la pulizia regnano sovrani.
Nessun amico, nessuna frequentazione.
I due coniugi si bastavano e non serviva nient’altro. Avevano ancora il mutuo da pagare.
Le perizie psichiatriche
Nel 2020, i due coniugi sono stati valutati, sotto il profilo psichiatrico da quattro scienziati, a Olindo è stato diagnosticato un disturbo paranoico, con ragionamenti fissi tipici dell’adolescenza, “un credulone” praticamente; a Rosa, invece, è stato diagnosticato un deficit cognitivo che le impedisce di leggere e scrivere, un ritardo mentale.
I loro profili quindi, secondo gli scienziati, sono incompatibili con la progettazione e l’esecuzione di una strage del genere, così articolata, che avrebbe richiesto capacità intellettive di cui sono sprovvisti.
Due perizie dicono che la Cherubini è stata uccisa a casa sua, la consulenza tecnica della dottoressa Valentina Vasino, inoltre, si è concentrata sul fatto che quest’ultima non poteva gridare aiuto, con 5 tagli in gola.
Sugli abiti di Olindo e Rosa e nella loro lavatrice non c’è traccia che riporti alle vittime, piuttosto sono presenti delle impronte, in casa delle vittime, che non verranno mai analizzate, delle impronte che non corrispondono con i coniugi, né con le vittime né con i soccorritori.
Nel quadro delle valutazioni, di tipo psicologico e psichiatrico, è innanzitutto da evidenziare quanto affermato dalla psicologa del carcere di Como, che ha seguito Olindo e Rosa durante la custodia cautelare.
Olindo Romano raccontò alla dottoressa Graziella Mercanti di aver fatto un patto comune di suicidio con la moglie, perché non riuscivano a contemplare una vita separata.
Nella sua deposizione, la Mercanti disse quanto segue: «L’impossibilità di stare insieme era per loro annichilente, tanto che Olindo ripeteva che, se non avesse potuto scontare la pena con la moglie, l’avrebbe fatta finita, smettendo di alimentarsi… se anche dovessi uscire dal carcere – ripeteva l’imputato – non ce la farei senza di lei». «E anche Rosa – ha aggiunto la
dottoressa – parlava di suicidio e ripeteva di continuo che la sua esistenza era finita».
La seconda più interessante deposizione è stata quella della psichiatra Nunzia Chieppa, assunta dalla difesa dei Romano, la quale ha spiegato che è evidente che siamo di fronte a una patologia di coppia che rientra nei casi di schizofrenia paranoide.
In più la vita di coppia di Rosa e Olindo non è strutturata su un rapporto di parità come lo intendiamo tra adulti, ma al contrario, Rosa è una bimba che, col suo atteggiamento, condiziona le azioni di Olindo, una sorta di marito-padre…
Poi è stata la volta del professor Filippo Borgetto e del suo team (con Borgetto in tutto tre psichiatri) i quali, nella loro relazione, hanno affermato che Rosa Bazzi e Olindo Romano erano affetti da un disturbo delirante, una psicosi cronica che si sviluppa gradualmente e decorre per lungo tempo.
Una patologia caratterizzata da idee deliranti ben organizzate, di persecuzione e rivendicazione. Infatti “all’origine della strage vi potrebbe essere un’ideazione delirante che si costruisce, si stabilizza e si consolida in condizioni di isolamento sociale e che può portare a comportamenti violenti causati da fattori scatenanti.
Sussisterebbe, quindi, uno squilibrio psichico in relazione al quale effettuare approfondimenti.
La confessione prodotta da Olindo e Rosa durante gli interrogatori, denuncerebbe inoltre una straordinaria freddezza, un distacco, una mancanza di risonanza emotiva e di coinvolgimento affettivo.
I due, a quanto risulta dalle perizie, effettuate dalla difesa, sembrerebbero affetti da disturbo psicotico e da gravi psicosi in cui Rosa Bazzi risulterebbe l’induttore (caso primario) e Olindo Romano il “contagiato”. .
La “Psicosi” è un termine generico con cui ci si riferisce ad una serie di disturbi psichiatrici caratterizzati da una grave alterazione dell’equilibrio psichico. Chi ne è affetto non ha una corretta visione della realtà, non riesce spesso ad avere cognizione della propria patologia e ha di frequente disturbi del pensiero quali deliri e/o allucinazioni.
Esistono differenti tipi di disturbi psicotici tra i quali troviamo i disturbi di contenuto del pensiero. Tra questi, vi è il “disturbo delirante”. Il disturbo delirante è, appunto, caratterizzato da deliri, cioè falsi convincimenti.
Nel suo intervento, quale consulente di parte della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, la psichiatra Nunzia Chieppa afferma la presenza di una “schizofrenia paranoide”.
La schizofrenia è una psicosi caratterizzata da perdita del contatto con la realtà e una serie di manifestazioni come allucinazioni, deliri, linguaggio e comportamento disorganizzati, appiattimento dell’affettività, deficit cognitivi e malfunzionamento occupazionale e sociale.
La causa è sconosciuta, ma vi è una forte evidenza di una componente genetica. I sintomi di solito esordiscono nell’adolescenza o nella prima età adulta.
Uno o più episodi sintomatici devono persistere almeno sei mesi prima che venga formulata la diagnosi.
Il trattamento consiste nella terapia farmacologica, nella psicoterapia e nella riabilitazione.
La schizofrenia paranoide è la tipologia più comune di schizofrenia.
Il quadro clinico è caratterizzato da deliri relativamente stabili di tipo persecutorio solitamente accompagnati da allucinazioni soprattutto di natura uditiva (sentire le voci) e disturbi della percezione.
L’attendibilità del testimone
La condanna dei coniugi Romano si basa su 3 pilastri:
• La testimonianza dell’unico sopravvissuto alla strage, Mario Frigerio.
• La “presunta” traccia di sangue di Valeria Cherubini, che, a 14 giorni dalla strage, è stata ritrovata nel battitacco della macchina di Olindo.
• Le confessioni rilasciate dai coniugi Romano, che abbiamo già riportato ed analizzato sopra.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Frigerio invece, le prime parole sono state: “non l’avevo mai vista questa persona, non era del posto” non identificando quindi gli aggressori con i coniugi Romano.
In un secondo momento descrive un soggetto completamente deverso da Olindo, ancora dopo e incalzato dai carabinieri, che pronunciano il nome di Olindo ben 9 volte circa, quest’ultimo fa il nome del suo vicino di casa, testimonianza non molto attendibile, in quanto i carabinieri potrebbero avere alterato, il ricordo della fragile vittima.
Da numerose ricerche emerge che un testimone è, per definizione, inattendibile dal momento che è chiamato a riportare quello che essendo un ricordo, cioè una ricostruzione, può essere diversa dall’evento originale, quindi una deformazione della realtà.
Si può affermare che l’attendibilità di una testimonianza possa essere determinata da due fattori principali:
• Accuratezza, ovvero la corrispondenza tra realtà oggettiva e soggettiva;
• Credibilità, ovvero il rapporto tra ciò che si ritiene di sapere e le motivazioni a dichiararlo e se in generale la sua motivazione è sostenuta dalla possibilità che effettivamente sapesse la verità. In assenza di riscontri esterni, l’attendibilità della testimonianza può essere valutata solamente per le sue caratteristiche intrinseche: legata alla credibilità (potere di convinzione).
Conclusioni
Secondo la ricostruzione dell’accusa, in torno alle 20.00 Olindo e Rosa sono pronti ad entrare in azione l’incendio divampa. Ragionevolmente, quindi, la strage si è consumata nell’arco di una manciata di minuti.
– Troppo pochi, non solo per le capacità psicofisiche dei due soggetti affetti dai deficit cognitivi diagnosticati come dalle perizie in atti, ma anche perché il tempo trascorso è insufficiente a compiere quanto successo con l’ipotetica ricostruzione ufficiale.
– il tutto presuppone capacità organizzative estranee ai soggetti oggi ritenuti colpevoli, anche in ragione della capacità di organizzarsi con un piano adeguato perfino nel procurarsi in anticipo l’accelerante utilizzato per l’incendio.
– Le confessioni ritrattate, contraddittorie e ottenute con evidenti pressioni da parte degli
inquirenti, avrebbero dovuto indirizzare il giudicante alla ricerca di una prova realmente
GENUINA, lontana da influenze di ogni tipo.
– Sugli abiti di Olindo e Rosa e nella loro lavatrice non vi sono tracce che riportano alle vittime, piuttosto erano presenti delle impronte in casa delle vittime, che non verranno mai analizzate.
Impronte che non corrispondono ai coniugi, né alle vittime né ai soccorritori.
Ne consegue che gli inquirenti hanno volutamente tralasciato ulteriori piste investigative, concentrando le indagini sui primi sospettati!
Prova ne è che sulla vicenda dei “Castagna” ( padre e figlio) – una importante pista investigativa, intercettati e sulla quale all’epoca dei fatti occorreva certamente concentrare gli opportuni approfondimenti investigativi, si è “volutamente” tralasciata, nonostante le evidenze nelle contraddizioni, smentite e ritrattazioni padre – figlio !
Altra anomalia, la “sparizione” di n.4 giorni di intercettazioni ambientali effettuate presso l’abitazione di Rosa e Olindo !
Un’anomalia più grave, la tenda distrutta nonostante ben due provvedimenti di due giudici ne ordinavano la conservazione del reperto sino al termine del procedimento giudiziario, ed in vero distrutta da un cancelliere che ad oggi non si comprende su quali basi abbia agito!
– La presunta macchia di sangue sull’auto, analizzata da due carabinieri, uno dei quali è rimasto sconosciuto, nonostante firmatario dello stesso verbale, alla quale, accusa e difesa non potranno mai rivolgere fondamentali quesiti che potrebbero chiarire importanti circostanze.
Tale traccia, per ammissione dello stesso militare dell’Arma, potrebbe certamente essere frutto di “inquinamento” .
– le chiare pressioni sull’unico “presunto” testimone, oggi deceduto, il quale inizialmente ha dichiarato di non ricordare nulla, e subito dopo le pressioni del Maresciallo, ha indicato Olindo come aggressore.
Rosa e Olindo sono una coppia a cui non interessa il resto del mondo, né le persone, né il lavoro, né i beni materiali, perché l’importante è solo ed unicamente stare insieme.
Possiamo affermare in conclusione, che dal principio, l’impianto accusatorio è stato molto carente per i motivi sopra esposti, nonostante la difesa abbia “smontato” puntualmente tutte le presunte prove dell’accusa, sulle quali si è basata la loro colpevolezza.
A parere del sottoscritto, l’accoglimento dell’istanza di revisione è da considerarsi doverosa per tutti i motivi in analisi del caso e spiegati nelle conclusioni.
IT – Pubblicazione N° 01 del 02/07/2024
The Mediterranean Journal of Surgery, Medicine and Forensic Sciences 1(2024), XX-XX
ISSN: xxxxxx
Ricevuto: 26/12/2023
Accettato: 16/01/2024
Pubblicato online il XX XXXXXX 2024